Società

L’ AUTUNNO DI PRODI

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(WSI) –
Se dovessimo stare alle interviste di Rutelli due giorni fa e di Giordano ieri, non ci sarebbe molto da aggiungere a quello che vicepremier e segretario di uno dei principali partiti della maggioranza hanno fatto mettere nero su bianco sul Corriere della Sera. Il concetto è semplice: il governo Prodi non c’è più. Dice Rutelli: “Per le vie delle città ci sono manifesti bellicosi: ‘Pensioni, così non va’. Non li ha stampati la destra, ma forze di governo”.

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Appunto. Come dice da giorni il presidente del Consiglio e come ripete Rutelli: l’accordo su pensioni e welfare non è (ulteriormente) negoziabile. Risponde Giordano: “Se la riforma delle pensioni e l’accordo sul welfare non vengono cambiati, noi voteremo contro”. E’ dunque evidente, se le loro parole hanno un senso, che a settembre il governo cadrà. Ma le parole di questa maggioranza, si sa, sono da scrivere nel vento, sull’Ansa che scorre.

Il vero scontro che si avvicina, in cui si deciderà la vita del governo, passa per altri sentieri. Passa innanzi tutto per quella Cgil che, dopo avere incassato molto, dopo che tanto Epifani quanto illustri esponenti dell’estrema sinistra avevano accettato l’intesa (bontà loro), inspiegabilmente minaccia di rovesciare il tavolo, seguita (non preceduta, si badi) da Rifondazione. Nessuno può credere seriamente alla storiella che sia per quelle quattro fesserie del pomposo “Protocollo sul Welfare”, suvvia, che il segretario della Cgil sarebbe pronto a rigettare l’accordo sulle pensioni, restituendoci così il meraviglioso scalone Maroni (troppa grazia!) e buttando al macero i mille rinvii, le garanzie per gli usuratissimi baristi di Angeletti e tutto il bendiddio che aveva portato a casa. E’ evidente che qui il famoso “merito sindacale” non c’entra nulla.

C’entra semmai la partita che si è aperta, tra il Partito democratico e la Cosa rossa della sinistra radicale (di cui pare sia stata offerta proprio a Epifani la segreteria), per il controllo della Cgil. Ed è da questo sentiero tortuoso, che passa per Mussi e per Veltroni, e per molte cene e molta fatica, e per lunga programmazione, che arriverà l’agognata crisi di governo, in autunno. E se così andranno le cose, con la Cgil decisa a far saltare Prodi e con Veltroni pronto a trarne le conseguenze, ebbene, sarà finalmente la volta buona.

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