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L’AMERICA DOMINATA DA UNA LOBBY DI “COMUNISTI AZIENDALI”

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(WSI) – Da un po’ di tempo a questa parte nei suoi interventi televisivi Dylan Ratigan, un commentatore abbastanza noto nel mondo finanziario americano, sempre piu’ frequentemente utilizza la frase “comunismo aziendale”, un termine che gli sembra particolarmente appropriato per descrivere il panorama attuale sia con riferimento al sistema bancario di recente salvato dal collasso, che a quello della riforma dell’assistenza sanitaria proposta dalla Casa Bianca. Certo, Ratigan non e’ un opinionista vicino all’amministrazione democratica di Barack Obama. Anzi, fa parte di quella schiera chiassosa e a volte becera di esponenti della destra conservatrice meno sofisticata e piu’ arrabbiata.

Ma sia a seguito della notizia pubblicata oggi da WSI relativa al filo-doppio esistente tra il ministero del Tesoro Usa guidato da Timothy Geithner e gli ambienti di Wall Street, sia per le somiglianze clamorose tra quanto sta avvenendo sottotraccia in Italia (dove la circostanza che il governo di Silvio Berlusconi sia di centro-destra non cambia affatto i termini dell’equazione) vale la pena parlare qui di questa storia dei “comunisti aziendali” perche’ alla fine, in ambedue gli scenari di ambedue i paesi, ideologie politiche a parte, sono sempre i contribuenti a pagare i costi delle crisi di classi dirigenti irresponsabili, egoiste ed autoreferenziali. Vincono i pochi al comando del sistema, in Italia pero’ quei pochi sono uno solo.

“In quanto americani, storicamente abbiamo sempre rifiutato il comunismo nella sua definizione classica”, dice il conduttore durante la sua consueta trasmissione sui mercati finanziari trasmessa dall’emittente NBC News, spiegando che storicamente (e nessuno lo mette in dubbio) quel sistema “ha sempre consentito ad un ristretto gruppo di persone di avere il controllo delle risorse nazionali (comprese le persone), compromettendo allo stesso tempo la competivita’ e annullando la liberta’ di scelta, lasciando i cittadini alle prese con sistemi perennemente corrotti, senza nessuna spinta all’innovazione, al miglioramento dei servizi o alla riduzione dei costi”. Se puo’ interessarti, in borsa si puo’ guadagnare accedendo alla sezione INSIDER. Se non sei abbonato, fallo subito: costa solo 0.77 euro al giorno, provalo ora!

“Tuttavia oggi ci troviamo in un Paese costituito da due differenti categorie: quelli che sono spinti a battersi ogni giorno per incrementare il valore di quanto essi stessi producono e quindi della societa’ in generale, ottenendo in cambio guadagni per loro stessi e per le loro famiglie, e quelli che invece utilizzano l’apparato legislativo, politico, amministrativo e le tasse versate dai contribuenti per aiutarsi a vicenda come super-lobby e quindi per proteggersi dalla naturale concorrenza che il sistema comporta”. (L’articolo continua sotto al video)

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Consentire a questi ultimi di prendere il controllo e cambiare le regole del sistema capitalista, al solo scopo di proteggersi dalla concorrenza, non solo e’ l’equivalente di rubare i soldi dalle tasche dei cittadini per salvare chi meno se lo merita (vedi grandi banche, anzi “troppo grandi per fallire”), ma finira’ anche per condannare il popolo americano, i semplici cittadini, bloccando quel capitale cosi’ prezioso, che si potrebbe invece utilizzare diversamente, ad esempio per ricerca, studio, innovazione, investimenti nel futuro e nel caso specifico per creare effettive opportunita’ di lavoro per i giovani e per chi lo ha perso.

“Stiamo perdendo l’opportunita’ che offrirebbe l’utilizzo adeguato di quei $23.700 miliardi di capitale (quasi 24 trilioni, in cifre da finanza globale) investito coi soldi dei contribuenti per salvare il sistema finanziario e bancario dal collasso. Dall’innovazione nei sistemi per le cure mediche, ai viaggi nello spazio, dall’energia pulita alle auto senza pilota”, accusa Ratigan. Come non dargli torto? “Tutte cose che invece potremmo non vedere mai, perche’ questi individui potenti al vertice con le loro lobby hanno fallito – essendo stati sorpassati dal progresso tecnologico, dall’innovazione e piu’ in generale da persone piu’ intelligenti di loro – ma ciononostante hanno spinto il nostro governo ad aiutarli ingiustamente, in modo da poter mantenere alto il loro tenore di vita, conservare il loro benessere e la loro forza a fini di puro mantenimento del potere”.

“Sfortunatamente per noi – prosegue Ratigan – si servono nel nostro benessere e delle nostre leggi non solo per salvare le loro vecchie societa’ e banche in crisi, ma anche per svolgere un’attivita’ di lobbysmo, con l’obiettivo di attirarsi i favori dei politici e convincerli a far si’ che il governo continui a proteggerli dalla concorrenza e da quello che invece si meriterebbero se il business non funziona: ovvero il fallimento”.

Secondo Ratigan l’incremento esagerato dei livelli di disoccupazione (quasi al 10% quello ufficiale, oltre il 18% quello effettivo, secondo gli economisti piu’ accreditati), la distruzione del benessere previdenziale, il collasso del valore delle case (in California e Florida fino a -40%), la recessione piu’ grave dai tempi della Grande Depressione, sono tutti fattori da considerare “frutto dell’abdicazione di un governo corretto”.

“Le uniche misure varate sinora sono state prese per tappare i buchi di quella stessa cricca che li ha creati. Ancora non e’ stato fatto nulla per risolvere i difetti e le criticita’ del sistema bancario, per migliorarlo o ricostruirlo su nuove basi”, osserva Ratigan. Solo un capitalismo puro, che rispetti le regole, “e’ in grado di assicurare un adattamento costante ai risvolti futuri e un miglioramento di una qualsivoglia attivita’, quei business che non riescono a tenere il passo e adattarsi vanno lasciati fallire e quelli che invece hanno successo e offrono le migliori innovazioni per i consumatori e per la societa’ dei cittadini in generale, devono invece prosperare”.

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