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(WSI) – Non è la prima volta che accade, ma questa volta il fenomeno è talmente clamoroso che vale la pena di spenderci intorno qualche piccola riflessione. Nel quarto trimestre del 2004 gli Stati Uniti hanno fatto registrare una crescita (annualizzata, cioè proiettata sull´intero anno) del 3,8 per cento. Nello stesso periodo, l´Europa ha messo insieme un modestissimo 0,8 per cento.
In sostanza, Europa a America sono entrate nel 2005 con una vistosa velocità di crescita: gli Stati Uniti in questo momento stanno correndo quattro volte più veloci del Vecchio Continente.
Poiché la questione si è già presentata in passato (anzi, è quasi una costante), il problema è già stato affrontato. E di solito si risponde che l´America ha una vivacità superiore a quella europea, una flessibilità quasi infinita e una minor pressione fiscale. Tutte cose vere e che certamente giocano un ruolo importante nel determinare al di là dell´Atlantico una crescita così impetuosa.
Ma tutto questo, credo, non basta ancora a spiegare quello che sta succedendo. In realtà, non esiste alcuna ragione al mondo per cui l´America debba correre così forte.
Il suo sistema economico non è poi così diverso da farla correre quattro volte l´Europa. E non ci sono innovazioni tecnologiche o di mercato tali da giustificare quello che sta succedendo. E non ci sono nemmeno nuovi mercati così interessanti su cui scaricare delle merci.
Però, il miracolo c´è, va avanti da molto tempo e le cifre stanno lì a dire che si tratta di una cosa imponente. Non solo, per il 2005 un po´ tutti gli osservatori assegnano agli Stati Uniti una possibile crescita del 3,5-4 per cento contro una crescita intorno all´1,5 per cento per quanto riguarda l´Europa.
Il miracolo americano non solo esiste, ma va avanti, si allunga nel tempo. Da dove nasce?
La risposta deve essere franca e precisa: nasce dal fatto che l´attuale leadership americana (Bush e Greenspan, il capo della banca centrale, la Federal Riserve) ha deciso che il miracolo doveva esserci. Punto e basta. Bush e Greenspan hanno deciso che, vivi loro, questa generazione di americani doveva vivere dentro il miracolo economico.
E come hanno fatto? Hanno convinto tutti che si poteva vivere anche con il reddito che non c´è, cioè con i debiti. E´ un po´ come se un padre di famiglia, oggi, decidesse che per i prossimi cinque anni la sua famiglia deve vivere alla grande, e quindi integra il suo reddito con un bel po´ di debiti. E´ ovvio che, a un osservatore esterno, questo padre di famiglia appare più bravo di tutti i suoi vicini e i suoi colleghi.
E infatti oggi l´America è un catalogo di debiti: ci sono i debiti delle famiglie (cioè dei padri di famiglia, che comprano a rate qualsiasi cosa), ci sono i debiti dello Stato (perché preleva poche tasse e spende tanto), ci sono i debiti di tutta l´America nei confronti del resto del mondo (perché importano troppo rispetto a quello che riescono a esportare). In sostanza, oggi l´America ha debiti con tutti: con se stessa e con gli altri paesi con cui ha rapporti d´affari. E quindi vive bene, ha un´economia in fortissima crescita, e forse non si ricorda nemmeno più del crollo di Borsa del 2000 e del successivo attacco alle Twin Tower.
In Europa, invece, è al comando una leadership (nella Banca centrale e nei vari governi) che è fatta di una pasta tutta diversa. E´ gente che ha orrore dei debiti e che anche verso i consumi ha un atteggiamento molto conservatore.
In sostanza, oggi l´America è guidata da due scapestrati (anche un po´ avventurieri) che hanno deciso di far vivere tutti nell´agiatezza dovuta ai debiti, l´Europa invece è guidata da buoni padri di famiglia molto attenti al bilancio familiare e molto prudenti. Il risultato finale è quello illustrato all´inizio: qui si cresce intorno all´1,5 per cento (in Italia ancora meno), là vicino al 4 per cento.
Ma c´è di più. Dentro il perverso modello americano c´è una qualità: poiché sono tutti indebitati, corrono anche come matti alla disperata ricerca di un reddito che consenta loro di fare almeno onore alle scadenze con le banche, insomma di non fallire. E ottengono dei risultati: negli ultimi dieci anni in America sono apparse almeno 500-1000 società che prima non c´erano e sulle quali valeva la pena di rischiare qualche soldo.
In qualche caso è andata anche molto bene.
In Europa, invece, dove tutti (dai governi alle famiglie) stanno più attenti (oggi, ma nel passato i debiti sono stati fatti in abbondanza, in Italia siamo arrivati al 120 per cento del Pil) l´economia è gestita in modo molto più conservatore e tradizionale.
E si va piano, salvo qualche piccola eccezione (Spagna e Irlanda).
Non solo. In Europa i ceti imprenditoriali, appena possono, si spostano su settori tranquilli (telefoni, gas, acqua, autostrade, ecc.). E le famiglie investono su titoli a reddito fisso e su azioni delle società del “capitalismo delle bollette”.
Insomma, qui ci sta muovendo verso una sorta di capitalismo della rendita. Al di là dell´Atlantico, invece, si gioca ancora molto con il rischio, e spesso va bene.
Detto questo, va chiarito che noi, in Europa, andiamo piano, ma viviamo nel mondo reale (che non consente a paesi come i nostri grosse crescite in presenza di scarsa crescita demografica), in America vanno più forte perché hanno deciso di vivere in mondo immaginario, fatto di montagne di debiti.
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