(Teleborsa) – Non è il petrolio…e nemmeno l’oro. Forse è il gas, ma la vera ricchezza dell’Afghanistan sono i minerali preziosi come il Litio e Cobalto. Materiali usati in modo massiccio nell’industria elettronucleare e dell’energia. Questa scoperta inciderà sicuramente su un profondo cambiamento dell’equilibrio geopolitico afghano apportando mutamenti nelle linee strategiche del conflitto. Tutto questo perchè lo sfruttamento persistente dei giacimenti individuati richiederà grossi invesimenti nell’industria estrattiva e nell’indotto delle infrastrutture trasformando potenzialmente l’Afghanistan in un cantiere a cielo aperto. Insomma un processo di rapido sviluppo della regione afghana che sarebbe possibile solo a determinate condizioni. I talebani, cioè gli insorti antigovernativi e lo stesso governo centrale, secondo i più ottimistici potrebbero sedersi a tavolino e negoziare sulla base di interessi diversi ma tutti tesi a coagulare i profitti garantiti dai giacimenti scoperti. I più pessimisti dicono invece che si assisterà ad un peggioramento sostanziale e ad un acuirsi della confluttualità, specialmente nelle aree più remote del Paese già sotto il dominio talebano tesa a mostrare al mondo intero l’inefficacia delle forze di pace dispiegate nella zona da anni ed il cui graduale ritiro è revisto non prima del 2011. Mille miliardi di dollari, a tanto ammonta la stima dei giacimenti, tanto quanto la manovra sanitaria USA e l’interesse suscitato da tanta ricchezza da estrarre porterà le grandi compagnie mondiali a richiedere all’Afganistan i diritti di sfruttamento garantendo al governo afghano una chance inpiù da giocarsi in sede di trattative internazionali evitando a Karzai e al popolo afghano il destino subito dal Congo e cioè quello del contrabbando di Coltan (materiale usato nell’industria energetica per ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei più avanzati microprocessori) che impedì al paese africano di avere ricadute economiche positive e un peggioramento della stato feudale.