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L’ACCIAIO SI SGONFIA SULLA RECESSIONE

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(WSI) –
Dopo la bolla di Internet verrà il turno della bolla dell’acciaio? A paventare questa ipotesi è il capo del team di economisti di Euler Hermes, Philippe Brossard. L’acciaio, come gran parte delle materie prime e in particolare il petrolio, sta registrando da circa sei anni un rally senza sosta. Tra picchi verso l’alto e verso il basso, dal 2000 i prezzi del metallo frutto dell’incrocio di ferro e carbonio sono più che raddoppiati (da 280 a 580 dollari a tonnellata).

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Dal punto di vista produttivo, inoltre, il tasso di crescita a cinque anni ha raggiunto i livelli degli anni 50. Protagonista principale di questa corsa dei prezzi è stata la Cina, che non è soltanto il primo consumatore ma anche il primo produttore di acciaio. Basti pensare che nel decennio 1996-2006 Pechino ha prodotto acciaio a tassi di crescita del 15% l’anno rispetto all’1,7% dell’Europa, all’1,4% del Giappone e allo 0,4% degli Stati Uniti.

La qualità del prodotto finito made in China è generalmente medio bassa, tanto che la maggior parte delle importazioni dall’estero riguardano proprio quegli acciai finiti ed elaborati ad alto livello di tecnologia. Un elemento che ha contribuito ancor di più ad accentuare la spirale verso l’alto dei prezzi. Al contrario, nel Paese del Drago si è scatenata la competizione per accaparrarsi clienti locali e le acciaierie sono spuntate come i funghi.

Il risultato è che quando la domanda rallenterà, come prevede Brossard, saranno in molti a dover abbassare le saracinesche e a mettere gli operai per strada. Ora resta da capire perché la richiesta di acciaio sia destinata a diminuire proprio dal 2007, come sostenuto dal capo economista di Euler Hermes. La Cina, l’India e in generale i Paesi in via di sviluppo non hanno forse ancora ampi margini di crescita? La risposta a questa domanda è affermativa. Chi indurrà un decremento produttivo (e dei prezzi) del metallo, infatti, saranno i Paesi avanzati come Stati Uniti e Europa.

Secondo le stime dell’esperto, la crescita del pil mondiale rallenterà nel 2007 al 3% dal 3,7% atteso per quest’anno. «Gli Stati Uniti, dopo avere guidato la ripresa negli ultimi anni, saranno il Paese più esposto agli effetti dell’atterraggio del sistema economico mondiale – ha spiegato a F&M Brossard – La loro crescita rallenterà al 2,3% dal 3,3% previsto per il 2006». Le conseguenze di questa frenata si faranno sentire nel resto del mondo, in particolare nell’Eurozona, dove l’espansione scenderà all’1,7% dal 2,4% previsto per il 2006.

Di conseguenza anche la domanda di acciaio passerà dal +7,5% del 2006 al +4,8% del 2007. In Europa il calo sarà più soft (dal +3% nel 2006 al +1% nel 2007) mentre negli Stati Uniti si arriverà dal 5% alla sostanziale stabilità nel 2007. Anche i prezzi si raffredderanno e il valore dell’acciaio, rispetto ai 550 dollari a tonnellata attuali, si fisserà attorno ai 450 dollari a tonnellata.

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