Società

L’ ABC DELLA RIPRESA CON 20 TITOLI GLOBALI

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Il contenuto di questo articolo esprime il pensiero dell’ autore e non necessariamente rappresenta la linea editoriale di Wall Street Italia, che rimane autonoma e indipendente.

(WSI) – Dalla A di Aflac, l’assicuratore americano che vende polizze sanitarie ai giapponesi, alla W di Wpp, la multinazionale della pubblicità che fattura 4 miliardi di dollari. Un alfabeto di venti campioni per seguire in Borsa tre grandi temi dell’economia mondiale: l’accoppiata ristrutturazione e rendimento, l’equilibrio dei consumi, il revival degli investimenti.

Hai mai provato ad abbonarti a INSIDER? Scopri i privilegi delle informazioni riservate, clicca sul
link INSIDER

Stephen Roach e gli strategist azionari di Morgan Stanley hanno fatto un beauty contest severissimo per selezionare i titoli in grado di beneficiare al meglio delle nuove, forse non del tutto scontate strade della globalizzazione. Un’occhiata d’insieme ai selezionati evidenzia un maggior peso di nomi che fanno riferimento a Europa, Giappone e Paesi Emergenti. Mentre tra i settori brillano soprattutto il finanziario e quello delle materie prime.

Prima sfilata: ristrutturazioni e rendimento. «Tra le compagnie più affascinanti continueranno ad esserci quelle in grado di remunerare gli azionisti tramite grandi restyling», scrivono gli analisti della casa americana. E «un importante corollario» di quest’idea è la caccia alle società che, di fronte alla mancanza di buone opportunità di investimento, alzano i dividendi e aumentano i piani di riacquisto delle proprie azioni. I nomi? I macro ristrutturatori, come la giapponese Mitsubishi Estate (immobiliare) o quelli più micro, come l’europea Daimler Chrysler o la farmaceutica Schering Plough . E ancora: il gigante minerario anglo australiano BHP Billiton o Nikko Cordial , big del brokeraggio quotato a Tokio, che hanno annunciato cedole più ricche. Nel gruppo anche Aig , leader Usa delle assicurazioni, e William , multinazionale di servizi per l’energia.

Il secondo grande tema è quello della nuova bilancia dei consumi. Roach e colleghi sono convinti che, in futuro, Europa, Giappone e Cina che oggi «mangiano» una quota di Prodotto interno lordo molto inferiore a quella americana (71%) si incammineranno verso standard più alti. Mentre gli Usa, oggi ai massimi storici, torneranno un po’ indietro. «Il vero problema sta nella sincronizzazione del processo – dice lo studio -. E’ possibile che l’abbrivio del resto del mondo cominci ben dopo il rallentamento prevedibili per l’America». E questo, è ovvio, sarebbe un problema per tutti. I titoli? Aflac, America Movil , il maggior operatore telefonico sudamericano, Motorola e la banca svizzera Ubs. Ma anche Lawson , leader dei convenience store – spacci sempre aperti che vendono cibi e servizi, molto diffusi in Giappone -, Novartis e Svenska cellulosa , produttore di carta per tutti gli usi con il quartier generale a Stoccolma.

Ultimo ma non meno importante filone è il revival degli investimenti. Ultimamente la redditività delle aziende (Roe, return on equity ) è altissima, forse eccessiva. Per allentare la pressione, le società dovranno non solo remunerare di più gli azionisti ma anche rispolverare alla grande la passione per gli investimenti in capacità produttiva (Capex). Se non si imbocca questa strada, dicono gli analisti di Morgan Stanley, il rischio è quello di non riuscire a fronteggiare gli standard richiesti dalla domanda futura.

Un disciplinato ritorno di spesa in potenziale efficienza non può che essere una buona idea. E il mercato, dicono gli analisti di MS, sta già cominciando a riscoprire i pionieri del Capex. Chi potrebbero essere? I beneficiari di maggiori spese in Information technology, come la United Microelectronics corporation di Taiwan. Oppure le banche in grado di aumentare i prestiti alle aziende in espansione, come la barcellonese Banco Sabadell . Alla lunga tra gli eletti di questo trend sono da annoverare Boeing e General Electric . E Wpp, il grande fratello dello spot.

Copyright © Corriere della Sera per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved