Società

Krugman: “Austerita’ come magia nera”, ignora la realta’

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New York – “Ogni volta che rifletto sul fatto che stiamo facendo progressi contro i pregiudizi e i falsi miti che in questi giorni passano per essere giudizi assennati, ecco che prontamente arriva qualcosa a rinnovare la mia disperazione, come questo editoriale sul Financial Times”.

Fin dall’incipit dell’editoriale pubblicato sul New York Times, il premio Nobel Paul Krugman fa capire chiaramente dove vuole andare a parare. “L’articolo e’ una risposta alle ultime brutte notizie economiche giunte dal Regno Unito, che, si dice, non offrono alcuna ragione per riconsiderare le politiche di austerita’. E’ davvero straordinario, se ci si pensa per un minuto. Se da un lato e’ innegabile che non vi e’ alcuna garanzia che il Regno Unito si sarebbe comportato meglio con meno austerita’, nella vita niente e’ assicurato”, scrive Krugman.

Ed ecco che l’economista prepara l’affondo contro le politiche che impongono misure di austerita’ “fuori dal mondo”: “Il FT si sente in grado di respingere una prova sulla base di … che cosa?”

“Poi viene l’affermazione secondo cui i rendimenti obbligazionari potrebbero aumentare. Beh, si certo, e ci potrebbe essere una crisi o qualsiasi altra cosa. Ma nulla nell’esperienza degli ultimi tempi suggerisce che i paesi con delle valute proprie sono a rischio di un attacco da parte dei bond vigilantes – il tasso giapponese a 10 anni, dopo piu’ di un decennio di avvertimenti in cui non si faceva che ripetere che la crisi sarebbe esplosa da un giorno all’altro, ora e’ allo 0,91%”.

Inoltre, conclude Krugman, “gli economisti piu’ rispettabili ora sostengono in modo convincente che l’austerita’ in una economia fortemente depressa e’ controproducente, allo stesso modo come indietreggiare nell’austerita’ dovrebbe incoraggiare, non preoccupare, gli investitori obbligazionari”.

Insomma, “l’argomento del FT si riduce all’affermazione che la Gran Bretagna deve mantenere la sua rotta, affinche’ non sia abbandonata dalla fiducia e attaccata da invisibili bond vigilantes”, chiosa l’opinionista. “E chi ha scritto questo si considera ragionevole e giudizioso”.