Dopo l’installazione-choc di Maurizio Cattelan in una piazza di Milano (tre bambini impiccati a un albero, una rappresentazione davvero troppo cruda della riforma Moratti), l’opinione pubblica occidentale si interroga sul rapporto sempre più stretto tra arte e violenza. Non contribuisce a rasserenare gli animi la notizia che lo stesso Cattelan intende esporre, su una piazza di Baghdad, tre generali americani che giocano a golf raccontando barzellette su Allah. Già durante l’installazione si sono verificati sanguinosi tumulti, e i soldati americani hanno sparato sulla folla che aveva rovinato il green e fatto sparire la pallina.
Per giunta, sono in arrivo altri spettacoli e opere d’arte destinate a provocare animate polemiche. Vediamo i principali.
Quentin Tarantino, presidente della giuria di Cannes, sta girando il terzo episodio di Kill Bill. Uma Thurman è la figlia di un torero che torna in Spagna per vendicare il padre, travolto a Pamplona da una Seat Ibiza mentre attraversava sulle strisce pedonali. In un’incalzante successione di incesti, rapine, decapitazioni, orge, scippi, amputazioni, stragi, barzellette oscene, attentati, crisi isteriche, stupri, trapianti di organi, la Thurman uccide a mani nude migliaia di automobilisti spagnoli e finalmente può riabbracciare il padre, perfettamente guarito dopo una prognosi di 15 giorni.
Formalmente straordinario (indimenticabile la sequenza di 25 minuti nella quale la Thurman, vestita come Hemingway e cantando la Carmen, prepara una paella avvelenata per l’assicuratore che si rifiuta di pagare i danni), il film è però di una violenza perfino più efferata di quella alla quale ci ha abituati Tarantino: davvero insopportabile la scena della depilazione del toro con la ceretta della Thurman.
Mel Gibson è in sala di montaggio per preparare una versione più lunga, e ancora più realistica, della sua Passione, con chiodi veri e il Golgota insaponato per rendere più ostica la salita del Cristo. I centurioni, reclutati tra il personale carcerario americano di Guantanamo, oltre a sputare su Gesù gli leggono i libri della Tamaro: i pochi che hanno visto la scena assicurano che l’attore ha minacciato di abbandonare il set.
Il regista, per evitare nuove accuse di antisemitismo, questa volta ha ambientato gli ultimi giorni di Cristo in Congo, affidando le parti più odiose del copione a soli attori neri e affidando la parte di Pilato a uno straordinario Spike Lee. Tuttavia, per non tradire del tutto l’ispirazione originale della sceneggiatura, nei promo pubblicitari del film Cristo racconta barzellette sugli ebrei.
Polemiche in vista anche per il nuovo pamphlet di Oriana Fallaci, autrice cult nel mondo del sado-maso. La veste editoriale, molto curata, prevede una speciale copertina che, all’apertura del libro, diventa incandescente grazie a uno speciale innesco ai sali di carburo. Dopo la consueta maledizione nei confronti del mondo arabo, il libro prevede l’eliminazione degli esquimesi perché puzzano di pesce, degli obesi perché intralciano i portoni girevoli degli alberghi, e delle suore perché portano sfortuna. Una prefazione di Paperino, intitolata Quak e Squaraquak, contiene espressioni assai dure e rinfocola il conflitto di civiltà con Topolinia.
Per finire, desta molta preoccupazione, sotto il profilo dell’ordine pubblico, quanto filtra dalle prove del nuovo spettacolo teatrale di Luca Ronconi, tratto da un inedito di Euripide trovato su un coccio d’anfora al largo di Patrasso. Si chiamerà ‘Frammento’, è una sola frase (“Tramanda la madre il dilemma del padre”) ma verrà ripetuta per 18 ore da un’attrice issata nell’abside di una chiesa sconsacrata.
Durante le prove, già alla quarta ora il personale del teatro ha dato in escandescenze, venendo alle mani con Ronconi e mandando all’ospedale l’attrice. La prefettura di Milano, in occasione della prima, avverte di non poter garantire la sicurezza pubblica.
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