Editoriali

Kedrion: una storia aziendale tutta italiana. Parla il presidente Marcucci

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Imprenditore capace di lasciare il segno in tutti gli ambiti esplorati in Italia e all’estero dal farmaceutico ai media, passando per web e turismo, Paolo Marcucci ha raccontato ai microfoni di WSI la sua vicenda imprenditoriale in Kedrion, l’attuale attività e la propria visione sul futuro del nostro Paese.

Una storia di successo da cui poter trarre più di un insegnamento, partendo da un’attitudine tipicamente italiana: l’innovazione.

“I grandi innovatori – ha esordito Marcucci – sono stati mio padre Guelfo e mia sorella Marialina, che hanno avuto il coraggio di investire in settori diversi. Io ho avuto la fortuna di avere loro alle spalle e di poter portare la mia conoscenza all’interno di una visione strategica condivisa”. Una famiglia insomma che di generazione in generazione ha saputo creare e sviluppare realtà leader in comparti tra loro sorprendentemente eterogenei, come la telefonia nei primi anni 2000, ovvero quelli della diffusione di internet, la TV con il canale televisivo Videomusic, tra i primissimi canali tematici in Europa fondato nel 1984 da Guelfo e Marialina, e ancor prima la medicina con l’acquisto della casa farmaceutica Sclavo, pioniera nel campo del plasmaderivati.

E proprio di questo settore è tornato ad occuparsi Paolo, in seguito a una serie di valutazioni e obiettivi ben chiari.
“Alla fine degli anni ‘90 – ha spiegato Marcucci – avevamo interessi in diversi ambiti del mondo farmaceutico. A seguito di un’importante analisi abbiamo però individuato l’opportunità di diventare leader nel campo dei plasmaderivati prima in Italia, poi in Europa e nel mondo. Questa è stata una visione che ha pagato nel lungo termine”.

A confermarlo sono i numeri, che ad oggi posizionano Kedrion, gruppo nato nel 2001 dalla ristrutturazione della Sclavo, di cui Paolo Marcucci è Presidente Esecutivo, al quinto posto a livello europeo e mondiale tra le aziende che operano con il plasma, con quattro sedi produttive (due in Italia a Bolognana, Lucca, e Sant’Antimo, Napoli, una in Ungheria e una negli Stati Uniti). Un risultato frutto di tenacia, passione e naturalmente investimenti.

“Anche in un’azienda di origine familiare come la nostra – ha spiegato Marcucci – a un certo punto bisogna fare un salto di qualità, anche e soprattutto dal punto di vista della gestione finanziaria. È in questo momento che si pone il classico dilemma tra permettere all’azienda di crescere rinunciando però alla piena proprietà, oppure rimanere nella propria dimensione senza rinunciare a nessun asset.
Noi abbiamo scelto di dare priorità alla crescita dell’azienda e tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del 2000 abbiamo intrapreso un percorso virtuoso di crescita con l’obiettivo di diventare un player importante a livello internazionale. Per questo abbiamo coinvolto il private equity di una grande banca come San Paolo, che ci ha accompagnato per circa 4 anni aiutandoci a sviluppare un nuovo modello manageriale. Successivamente per acquisire degli asset negli Stati Uniti abbiamo collaborato con Cassa Depositi e Prestiti, tramite il Fondo Strategico Italiano. In sintesi abbiamo perseguito i nostri obiettivi senza aver paura di condividere la proprietà, e naturalmente anche i rischi. Se inizialmente il nostro fatturato veniva generato al 90% in Italia, oggi l’80% proviene dall’estero”.

Questa è dunque la storia fino ad oggi.