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ITALIANI IN BOLLETTA

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(WSI) – Aumentano le famiglie italiane in difficoltà: due italiani su cinque non riescono a mettere un euro da parte perché consumano tutto il reddito. Sempre più spesso è necessario ricorrere a prestiti o ai risparmi accumulati per arrivare alla fine del mese. Prevale il pessimismo tra gli italiani: ben il 43% degli italiani (nel 2001 erano il 26%) dichiara di non vivere tranquillo se non riesce a mettere qualcosa da parte. E alla maggioranza degli intervistati, il Belpaese non sembra attrezzato a fronteggiare queste emergenze, mentre qualche speranza rimane guardando all’Europa, pur se rispetto a essa, le aspettative sono meno elevate che nel passato.

È questa, in sintesi, la diapositiva che emerge dal sondaggio «Gli italiani e il risparmio», realizzato in collaborazione con Ipsos e presentato a Roma dal presidente dell’Acri (Associazione di fondazioni e di casse di risparmio) Giuseppe Guzzetti, in occasione della 83esima giornata mondiale del risparmio. «Le difficoltà ci sono – spiega Guzzetti – ma anche i successi: l’economia reale cresce e il debito pubblico rispetto al Pil diminuisce, anche se non ce n’è una percezione adeguata. Dunque al pessimismo che sembra prevalere va opposta la tenacia dell’impegno di tutti, dalle istituzioni, al mondo produttivo, ai cittadini: è soprattutto da questo che nasce e si mantiene lo sviluppo».

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Dal sondaggio, realizzato su un campione di mille cittadini, emerge che, rispetto al 2006, scende il numero di coloro che riescono a risparmiare, dal 37% al 33%, mentre cresce chi non riesce a mettere un euro da parte (sono il 39% del totale). Dal 2001 a oggi, inoltre, le famiglie in «saldo negativo», ovvero coloro che ricorrono a prestiti o ai risparmi accumulati, sono cresciute del 2% annuo, con la conseguenza che nei sette anni trascorsi sono più che raddoppiate, raggiungendo quota 27 per cento.

I dati mostrano, poi, una costante propensione alla liquidità, che caratterizza due italiani su tre. Si riduce tuttavia l’attrattiva del mattone, dal 70% al 55%, a vantaggio di investimenti ritenuti più sicuri (titoli di stato, certificati di deposito e libretti di risparmio). Bassa la fiducia complessiva nel sistema di leggi, regole e controlli. Uno dei maggiori elementi di disagio è rappresentato dall’euro: oltre 3 italiani su 4 se ne dichiarano insoddisfatti, anche se, pensando al futuro, l’ottica cambia: il 57% degli italiani ritiene un vantaggio essere nell’Euro.

Sul fronte, infine, dell’economia personale e globale, il 19% degli intervistati percepisce peggiorato il proprio tenore di vita a fronte del 10% (scende di punto rispetto al 2006) di coloro che lo reputano migliorato. Aumentano le famiglie che faticano a mantenere il tenore di vita attuale, dal 42% al 46%, mentre si riducono quelle che riescono a mantenerlo invariato senza problemi, sono il 25% rispetto al 28 per cento del 2006. Fa riflettere come solo la metà degli italiani (51%) sia soddisfatto della propria situazione personale (nel 2001, erano il 65 per cento).

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