New York – Una possibilita’ su tre che l’Italia faccia default. Queste sono le stime del mercato dei credit default swaps, i contratti che servono come riparo contro l’eventualita’ di un fallimento del debito sovrano.
Le probabilita’ che il debito sovrano spagnolo faccia crack sono stimate al 29% contro il 33% del nostro paese, mentre quello francese ha il 16% di chance di fare default. La possibilita’ che i $345 miliardi di debito greco facciano default e’ quasi scontata (pari a poco meno del 100%).
A fine ottobre due componenti sulle tre utilizzate da Huw Van Steenis, analista di Morgan Stanley, per monitorare la portata del credit crunch europeo (ovvero capacita’ delle banche di restare solventi, livelli di stress del debito sovrano e la capacita’ di reperire finanziamenti da parte degli istituti di credito) hanno subito un detoriamento dai livelli di un mese fa.
Si e’ infatti riscontrata una crescita dei Cds e delle difficolta’ di raccogliere fondi freschi da parte delle banche. E’ altamente probabile che questo portera’ a un peggioramento dell’andamento di azionario e Forex nell’area della moneta unica.
Sui mercati del credito, i cds italiani a cinque anni, ovvero il prezzo da pagare per assicurarsi per cinque anni contro un eventuale default del debito sovrano del paese, sono saliti di 16 punti base a quota 457. I contratti sul debito spagnolo sono aumentati di 8 punti base in area 386, quelli sul debito portoghese di 55 punti base a quota 1.140, quelli sul debito irlandese di 30 punti base a 800.
Uscendo dalla periferia della regione, quelli sul debito del Belgio di 15 punti base a 308, quelli francesi di 5 punti base in area 193, mentre quelli sul debito austriaco e britannico rispettivamente di 3 e 2,5 punti a quota 193 e 157. Anche la Germania ha riscontrato un incremento, di 2 punti base, a quota 92. Venerdi’ l’indice degli swap Markit iTraxx SovX Western Europe ha chiuso in rialzo di sei punti base a 331.
Ogni punto base su un credit default swap di protezione contro il default di 10 milioni di debito, equivale a un costo di 1.000 euro l’anno.