Roma – Di misure di austerity si muore: nel vero senso della parola. Dagli inizi dell’anno, a causa della crisi economica e dello spettro di nuove tasse, in Italia sono stati commessi ben 16 suicidi. L’ultimo è quello di una donna di Gela, 80 anni, che ieri mattina ha deciso di porre fine alla propria vita dopo aver visto dimezzarsi la pensione. E in Grecia, nel pieno della manifestazione “Occupation Government” che si è svolta ad Atene nella piazza Syntagma, un uomo di 77 anni ha fatto lo stesso.
“Non voglio lasciare i debiti ai miei figli”, avrebbe urlato di fronte al Parlamento, prima di puntare la pistola contro la sua testa e farla finita. Al momento però sono ancora poco noti i dettagli. Quello che si sa e’ che alcuni dimostranti si sono scontrati ieri sera con gli agenti di polizia ad Atene, al termine di una manifestazione spontanea di protesta contro il suicidio del pensionato.
Secondo quanto riferito dai media, l’uomo avrebbe lasciato un biglietto in cui accusa il governo di averlo ridotto in povertà e lo paragona agli occupanti nazisti del 1941. Il premier Lucas Papademos ha definito una “tragedia” quanto avvenuto, quindi ha invitato governo e cittadini, “in questi momenti difficili per la nostra società, a sostenere quanti sono disperati”. Depressione e suicidi sono in aumento in Grecia a causa della crisi che ha fatto aumentare il tasso di disoccupazione e tagliare stipendi e pensione.
La recessione, l’imposizione di continue misure di austerity, stanno provocando un vero e proprio strappo all’interno del tessuto sociale: tragedie silenzione si consumano ogni giorni. Alcune di queste destano clamore, altre sono più silenziose. Ormai la tragedia greca è cosa di oggi, tanto che i suicidi nel paese sono stati 1.800, tra il 2009 e il 2011.
Oggi, due i suicidi da riportare in Italia: uno a Milano, l’altro a Roma.
I negozianti di viale Ungheria, alla periferia di Milano, si ricordano di ‘Pino’ che da un anno a questa parte, con la sua cesta di rose acquistate al mercato dei fiori, in compagnia del padre cercava di venderle davanti al supermercato Billa. Giuseppe Polignino, 51 anni, ex autotrasportatore, ex tassista, una vita complicata, abitava a poca distanza con i genitori, in un complesso di case Aler di colore bianco che spicca nel grigiore della mattinata milanese.
Separato dalla moglie, disoccupato da circa un anno, sua madre l’ha trovato ieri pomeriggio impiccato nella cantina dello stabile. Una nuova tragedia legata alla crisi, e che purtroppo non è rimasta isolata: a Roma un imprenditore, la cui azienda era ormai al fallimento, si è ucciso con un colpo di fucile. I genitori di Pino non avevano sue notizie da sabato scorso, dopo una serata passata con gli amici al bar ‘La Famiglia’, davanti a casa sua.
Ora la donna, attonita, con accanto a sé una nipote, cerca di darsi delle spiegazioni: tra queste anche il fatto che non lavorava da tempo e che, certamente, non poteva bastargli la saltuaria vendita delle rose: “Aveva perso il posto già da un bel po’ – racconta -. Cercava lavoro tutti i giorni”. Perché l’aveva perso? “Perché non c’é lavoro” risponde in modo disarmante. Difficilmente a determinare il suo gesto sembra essere stata la separazione dalla moglie, accaduta parecchi anni fa, anche se a suo figlio, che sabato l’aveva incontrato, aveva confessato di essere un po’ triste anche per questa ragione.
Che in viale Ungheria, come in tutte le periferie di Milano, gli effetti della crisi si facciano sentire, e in modo pesante, lo spiega anche don Giuseppe, parroco della chiesa della Beata Vergine Addolorata in viale Ungheria, di fronte al palazzo in cui Giuseppe si è ucciso. Il sacerdote lo conosceva poco, perché Pino non frequentava la parrocchia, ma parla di “disastro” descrivendo la situazione dal punto di vista del lavoro: “questo è un quartiere di lavoratori, di operai e da circa un anno sono sempre di più quelli che si rivolgono al nostro centro Caritas.E ora sono tanti quelli che la mattina escono di casa per cercare un lavoro”.
Di “una vicenda dolorosa, che non può essere relegata alle pagine di cronaca” parla l’assessore alle Politiche del lavoro del Comune di Milano, Cristina Tajani, che dice: “si deve necessariamente aprire una discussione sulla drammaticità della crisi economica e sulle risposte che danno le istituzioni”.
E’ stata la crisi anche la causa del suicidio dell’imprenditore di 59 anni che si è tolto la vita alla periferia di Roma, sparandosi un colpo di fucile al petto. GUARDA IL VIDEO.
La sua azienda, specializzata in costruzioni in alluminio, era al fallimento e gli operai in cassa integrazione. Ed è stato proprio l’uomo a legare il suo gesto alla disperazione per la situazione in cui era precipitata la sua attività, in una lettera lasciata ai familiari.
Nei giorni scorsi sempre a Roma si era suicidato un artigiano. Il direttore della Cna della Capitale Lorenzo Tagliaventi parla di “una contabilità di suicidi drammatica”, e avverte: “gli imprenditori si sentono lasciati soli”, “la politica ha il dovere di rispondere”. E infine potrebbe essere un suicidio per ragioni economiche anche la tragica morte di un uomo arso vivo nella sua macchina sulla corsia d’emergenza dell’Autobrennero, a sud di Bolzano: in un primo momento era sembrato un incidente.
CASI IN ITALIA da Cronaca Live
Verso la fine di marzo un operaio veronese di origini marocchine si è cosparso di benzina e si è dato fuoco fuori da Palazzo Barbieri, sede del comune di Verona Non riceveva lo stipendio da 4 mesi.
Alla vigilia un artigiano di 58 anni di Ozzano Emilia si è dato fuoco anche lui nel parcheggio dell’Agenzia delle entrate.
Il 27 marzo un imbianchino originario di Trani, 49 anni, senza lavoro da diverso tempo, incapace di mantenere la famiglia e se stesso, si è buttato dal balcone di casa.
Ancora prima a Genova un disoccupato di 45 anni era salito su un traliccio chiedendo aiuto in quanto incapace di comprare le scarpe ortopediche per la figlia malata. Prima ancora di lui un’infermiera di 37 anni aveva tentato il suicidio ingerendo un liquido tossico. Aveva perso il lavoro che aveva in un ospedale della provincia di Lucca.
Il 9 marzo a Ginosa Marina il titolare di un negozio di abbigliamento, Vincenzo Di Tinco, si impicca a un albero. Si era visto rifiutare un prestito da una banca. Stesso destino per un imprenditore di 64 anni, impiccato nel capannone della propria azienda per problemi economici.
La lista di suicidi e tentati suicidi continua: Alessandro, elettricista di 47 anni, che si spara un colpo di pistola in bocca perché licenziato da un’azienda di Taggia. Il 21 febbraio invece un piccolo imprenditore, schiacciato dai debiti, si getta sotto un treno alla stazione. Lo salvano gli agenti della Polfer.
Il primo casi di suicidio dell’anno, è avvenuto a Bari il 2 gennaio. Debiti, mancanza di lavoro, dignità. Queste le principali motivazioni. Le denunce erano partite già negli anni scorsi, soprattutto nel nord est Italia, ma in breve tempo si sono espanse in tutta Italia. C’è chi parla già di “effetto Grecia”, chi dice: “Il peggio deve ancora arrivare”.
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(ASCA) – Roma, 4 apr – Tra il 2008 ed il 2010, segnala la CGIA di Mestre, i suicidi per motivi economici sono aumentati del 24,6%, mentre i tentativi di suicidio, sempre legati alle difficolta’ economiche, sono cresciuti leggermente meno: + 20%. Dopo l’ennesimo suicidio di un imprenditore avvenuto oggi a Roma, la CGIA di Mestre torna su questa piaga sociale analizzando i dati sui suicidi denunciati alle forze dell’ordine in questi ultimi anni di dura crisi economica. Purtroppo, segnalano dalla CGIA, i dati forniti dall’Istat non ci consentono di riconoscere la professione svolta da queste persone (ovvero, se fossero imprenditori, lavoratori dipendenti, pensionati, etc.).
In termini assoluti, a fronte di 150 suicidi per ragioni economiche registrati nel 2008, nel 2010 (ultimo anno disponibile) i gesti estremi per motivi economici sono saliti a 187, mentre i tentativi di suicidio sono passati da 204 a 245. ”Dopo l’ennesimo gesto estremo che si e’ verificato oggi – sottolinea il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi – e’ necessario intervenire con misure emergenziali. Sicuramente c’e’ un effetto imitazione e, come spesso succede in questi casi, il denominatore comune di tutte queste tragedie e’ la crisi economica.
La sua gravita’ ha suscitato in molti piccoli imprenditori la perdita di sicurezza, solitudine, disperazione e ribellione contro un mondo che si sta rivelando cinico e inospitale. Come Associazione – conclude Bortolussi – ci siamo attivati sia a livello nazionale, sia a livello regionale per dar vita ad un fondo di solidarieta’ col fine di evitare i suicidi tra i piccoli imprenditori. La Regione Veneto, che presentera’ questa iniziativa nelle prossime settimane, ha in serbo un provvedimento di legge, con un plafond di 6 milioni di euro, che costituira’ una prima risposta a questa grave emergenza che ha colpito soprattutto il Nordest”.