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Italia incatenata al patto di stabilità, bocciata dalla Ue

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ROMA (WSI) – Italia sostanzialmente promossa sul fronte della crescita e del deficit nominale ma bocciata sotto il profilo del disavanzo strutturale, tra i fondamenti del patto di stabilità insieme al parametro sul debito su cui Roma continua a mostrarsi ampiamente inadempiente.

Questo l’ultimo giudizio della Commissione europea e il messaggio delle ‘stime di primavera’, in cui Bruxelles premette di non tener conto delle misure sul 2015 di cui attende ancora di conoscere gli esatti dettagli.

La Commissione riconosce la riduzione del deficit nominale dell’Italia ma non prevede, in base alle misure attualmente decise e comunicate dal governo, ulteriori miglioramenti nel bilancio strutturale per quest’anno e per il prossimo, e considera che la riduzione del cuneo fiscale (il bonus di 80 euro in busta paga per i lavoratori a basso reddito) avrà un effetto sulle finanze pubbliche neutrale a breve termine, e positivo a più lungo termine, ma a patto che sia finanziata con le misure permanenti di riduzione e razionalizzazione della spesa pubblica previste dalla spending review.

Lo ha precisato oggi a Bruxelles il commissario europeo Siim Kallas, che sostituisce temporaneamente Olli Rehn (in congedo elettorale perché in corsa per il Parlamento europeo), commentando la pubblicazione delle previsioni economiche di primavera dell’Esecutivo Ue.

“Riguardo alla finanze pubbliche italiane, in base alla nostra valutazione delle misure che sono state finora sufficientemente precisate nei dettagli dal governo, prevediamo – ha detto Kallas – un calo deciso nel disavanzo nominale per quest’anno e per il prossimo (rispettivamente 2,6 e 2,2 per cento rispetto al Pil, dopo il 3,0% del 2013, ndr), ma non ulteriori miglioramenti per quanto riguarda il pareggio di bilancio strutturale”, che è richiesto dal Patto di Stabilità dell’Eurozona e che il governo ha rinviato al 2016, invocando le norme sugli “eventi eccezionali”. La Commissione, nelle sue previsioni, stima il bilancio strutturale dell’Italia rispetto al Pil, allo 0,9% nel 2013, allo 0,8% quest’anno e allo 0,7% nel 2015.

“Il rapporto fra debito pubblico e Pil – ha continuato il commissario – è previsto in calo nel 2015 (133,9%, dopo il 132,6% nel 2013 e il picco a 135,2% quest’anno, ndr), e questo grazie all’avanzo primario più alto (4,4% del Pil nel periodo 2013-2015, ndr), alla crescita nominale del Pil (dello 0,6% quest’anno e dell’1,2% nel 2015, dopo una riduzione dell’1,9% nel 2013, ndr), e al ricavato delle privatizzazioni”.

Quanto al bonus in busta paga per i lavoratori a basso reddito, “è probabile che abbia un effetto abbastanza neutrale sulla crescita media nel breve termine”, ha osservato Kallas, aggiungendo comunque che “potrebbe aver un effetto positivo nel più lungo termine a condizione che il suo finanziamento sia conseguito attraverso una razionalizzazione e il miglioramento dell’efficienza della spesa pubblica”.

La Commissione, nel suo documento, puntualizza che “le misure della spending review non sono integrate nelle previsioni per il 2015 perché non ne sono statio ancora precisati i dettagli”, che Bruxelles si aspetta di vedere nella prossima Legge di Stabilità, in autunno.

Il commissario ha infine ricordato che l’Esecutivo Ue “valuterà il 2 giugno il rispetto da parte dell’Italia dei requisiti del Patto di Stabilità Ue, e in particolare il rispetto del ritmo prescritto (benchmark, ndr) di riduzione del debito pubblico e il programma di aggiustamento strutturale rispetto all’obiettivo di medio termine”, ovvero il pareggio strutturale.

Le previsioni economiche di primavera della Commissione europea “innanzitutto confermano secondo me molto chiaramente che il Paese sta migliorando, che c’è crescita, miglioramento della competitività e soprattutto aumento degli investimenti e dell’occupazione nel periodo della previsione, e questo mi sembra confermare che le cose stanno andando bene e che la politica economica del governo le rafforzerà”. Lo ha detto il mnistro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parlando brevemente ai cronisti a Bruxelles, dove oggi parteciperà alla riunione dell’Eurogruppo.

Padoan ha poi precisato che la divergenza fra le previsioni del governo e quelle della Commissione riguardo al bilancio strutturale dell’Italia è dovuta a “una ragione molto semplice”: le proiezioni della Commissione “non tengono conto delle politiche che sono state intraprese” dal governo recentemente.
“Quindi – ha proseguito il ministro – da questo punto di vista non solo non mi sento preoccupato ma voerrei anche dire che altri paesi che non nomino hanno una posizione di aggiustamento di blancio molto peggiore della nostra, o meno migliore, se posso dirlo”.

Quanto al bonus per i lavoratori a basso reddito per la riduzione del cuneo fiscale, che secondo Bruxelles avrà un effetto positivo quando sarà finanziata con i tagli di spesa strutturali della spending review, che ancora non sono conosciute nei dettagli, Padoan ha osservato: “La Commissione farà le sue valutazioni, ma non ha avuto ancora avuto il tempo di valutare nel dettaglio le nostre misure che abbiamo preso per il 2014 e stiamo prendendo per 2015-2016. Sono convinto – ha detto ancora – che le misure che prenderemo aggiungeranno un impatto positivo perché saranno consolidate nel tempo, saranno permanenti, e quindi ci sarà un effetto di fiducia molto importante”.

La riunione dell’Eurogruppo oggi pomeriggio e dell’Ecofin domani discuterà i rapporti pubblicati dalla Commissione europea il 5 marzo scorso sui cosiddetti “squilibri macroeconomici” di 14 Stati membri, squilibri che sono considerati “eccessivi”, in particolare per tre paesi: Croazia, Slovenia e Italia.

Nel dibattito con i colleghi, ha detto Padoan “mi aspetto una valutazione oggettiva degli squilibri macroeconomici che conosciamo. Farò il punto molto preciso sul fatto che le misure che il governo ha preso vanno chiaramento nel senso della riduzione di quegli squilibri. Questo sarà il tema del dibattito”.

Per i tre Stati membri con squilibri macroeconomici “eccessivi” la Commissione richiede “un’azione politica decisiva”. Il 2 giugno l’Esecutivo Ue presenterà una valutazione sull’adeguatezza delle risposte che i governi hanno fornito ai suoi rilievi. La risposta dell’Italia è già arrivata con il piano di riforme e il Def presentati ad aprile.

Il 5 marzo, nel suo rapporto sugli squilibri macroeconomici dell’Italia, la Commissione aveva denunciato in particolare la debolezza delle banche (provocata dalla crisi), che non sostengono l’economia, la rigidità dei salari e il loro mancato allineamento con la produttività, le imprese troppe piccole, incapaci di competere sulla scena internazionale, la corruzione e l’evasione fiscale, l’inefficienze dell’Amministrazione e della Giustizia, il sistema d’istruzione e formazione debole e un capitale umano spesso inadeguato.

Quanto al debito pubblico, infine, che le previsioni economiche della Commissione confermano ancora in crescita quest’anno fino al 135,2% del Pil, ma poi in calo l’anno prossimo con il 133,9%, Padoan ha osservato: “Al di là dei decimali, noi avevamo già da tempo detto che il debito sarebbe aumentato e che solo l’anno prossimo comincerà a scendere; stiamo parlando dello stesso profilo di aggiustamento del debito, e aggiungo che, visto il surplus primario che andrà aumentando, vista la crescita che andrà aumentando e visto il costo del debito che è in diminuzione come tutti sappiamo, tutte queste cose aritmeticamente indicano che il debito scenderà forse più rapidamente di quanto pensiamo, e ci sarà anche – ha concluso il moinistro – il contributo positivo delle privatizzazioni”.