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Italia: disoccupazione giovani al top dal 2004. Debito sale al 119% del Pil

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Roma – “L’Italia avrà nel 2011 una crescita del Pil inferiore di mezzo punto percentuale a quella del resto dell’Eurozona perché beneficia meno degli altri paesi dell’euro, e in particolare della Germania, del balzo in avanti del commercio mondiale, a causa della quota più bassa di esportazioni verso le economie emergenti, che stanno registrando alti tassi di crescita, e a causa della perdita di competitività registrata nell’ultimo decennio”. Lo ha affermato il commissario oggi a Bruxelles Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, durante la sua conferenza stampa di presentazione delle previsioni economiche intermedie dell’Esecutivo comunitario.

Per Rehn, l’Italia dovrebbe assicurare condizioni di “moderazione salariale” ed “evitare ulteriori perdite di competitività” per poter aumentare il suo potenziale di crescita, mentre “sono essenziali” le riforme strutturali e “la continuazione dei suoi piani di consolidamento di bilancio”, e in particolare il ritorno alla diminuzione dell’alto debito pubblico, “per preservare la fiducia degli operatori economici e dei mercati finanziari”.

Nel 2010 il debito tocca il 119% del Pil. Lo rileva l’Istat. Rispetto al 2009 sale di circa tre punti percentuali.

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Non si arresta la crescita del tasso di disoccupazione dei giovani italiani. A gennaio, secondo le stime provvisorie diffuse dall’Istat, raggiunge il 29,4%. Nuovo record da quando c’è la serie storica dei dati mensili, cioè dal 2004.

In generale, guardando al dato complessivo, il tasso di disoccupazione si è attestato per il terzo mese consecutivo all’8,6% con una crescita di 0,2 punti percentuali su base annua.

Il numero di disoccupati, pari a 2 milioni e 145 mila unità, registra una crescita dello 0,1% (+2mila unità) rispetto a dicembre. Il risultato è sintesi della crescita della disoccupazione femminile e della flessione di quella maschile. Su base annua la crescita del numero di disoccupati è del 2,8% (+58mila unità).

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In Italia nel 2011 l’inflazione salirà al 2,2%, 4 decimi di punto più di quanto era stato previsto in autunno, ma nella media dell’Eurozona, mentre la crescita del Pil dovrebbe attestarsi sull’1,1%, come previsto, mentre la media dell’Eurozona sarà dell’1,6%. Lo sostiene la Commissione europea nelle sue “previsioni economiche intermediarie”, pubblicate oggi a Bruxelles.

“L’economia italiana – si legge nel rapporto – sta conoscendo una moderata ripresa dopo le severe perdite di produzione registrate durante la crisi del 2008-2009. Nel 2010, complessivamente, il Pil reale è cresciuto dell’1,1% secondo le stime preliminari” della Commissione. “La crescita del Pil – continua il documento – ha raggiunto circa messo punto percentuale in ciascuno dei primi due trimestri, per poi rallentare con una crescita dello 0,3% nel terzo e decellerare ancora allo 0,1% nel quarto trimestre, a seguito di una domanda esterna meno robusta e della fine degli incentivi fiscali agli investimenti a fine giugno”.

La Commissione si attende “che le esportazioni continuino a tirare la ripresa anche nel 2011, supportate da una domanda mondiale sostenuta”. Questo dato, si legge nel rapporto, “è in linea con gli indicatori della fiducia delle imprese, che puntano verso una sana espansione del settore manufatturiero”.

L’Esecutivo comunitario, tuttavia, prevede che “le condizioni ancora deboli del mercato del lavoro e la più alta inflazione importata affievoliscano le dinamiche del consumo privato”, mentre si aspetta che “gli investimenti crescano moderatamente”, beneficiando “delle condizioni migliori del credito e della redditività”. D’altra parte, “livelli ancora bassi di capacità di utilizzo lasciano poco spazio per nuovi piani d’investimento”.