Roma – Le banche erogano il credito alle imprese con il contagocce. A sostenerlo è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, che nella sua relazione all’assemblea annuale ha chiesto una maggiore collaborazione tra banche e imprese.
“Il credito – ha osservato Sangalli – ci sarà pure. Ma è un credito con il ‘contagocce’. E le gocce sono insufficienti a bagnare il terreno della crescita divenuto arido, troppo arido”. Anche se “moltissimo dipende dalla normalizzazione dei mercati e dal miglioramento della congiuntura”, occorre ora spingere “con forza il pedale della collaborazione tra banche e imprese – ha aggiunto – secondo quella relazione di prossimità territoriale che è tanta parte della storia italiana del sostegno creditizio all’economia reale”.
Sangalli lancia un allarme anche sull’eccessivo carico fiscale che sta colpendo i cittadini italiani. L’Imu è una vera e propria “mazzata” per gli immobili legati all’esercizio dell’attività d’impresa, afferma. “Entità, struttura e destinazione dell’imposta vanno, dunque, profondamente e tempestivamente riviste. La piattaforma proposta dall’Anci – ha aggiunto – è un buon punto di partenza”.
Per gli immobili strumentali il presidente di Confcommercio ha dunque chiesto “il dimezzamento dell’aliquota base di prelievo”. E l’impatto dell’Imu “é una ragionein più per mettere mano ad una equilibrata riforma delle locazioni commerciali”, ha concluso.
Ancora, sull’evasione che in Italia tocca i 120-150 miliardi di euro l’anno non si può dare la colpa solo agli scontrini non battuti. Pur criticando coloro che non rilasciano scontrini e fatture e giudicando utili i controlli “ben mirati” sul campo, Sangalli dice basta alla logica dei commercianti tutti evasori.
“Respingiamo – ha detto Sangalli nella sua relazione all’assemblea – la suggestione strisciante dei commercianti, dei lavoratori autonomi, dei piccoli imprenditori tutti evasori e soltanto loro evasori. E’, infatti, una suggestione falsa ed ingiusta”. E ancora: “L’evasione è il risultato, in via esclusiva o prevalente, degli scontrini non battuti? Siamo seri, per favore”.
Piuttosto, secondo il numero uno dell’Associazione, bisogna guardare ai “paradisi fiscali in piena attività, cartiere Iva e frodi carosello, esterovestizioni, società di comodo e imprese ‘apri e chiudi”, mancate fatturazioni e sottofatturazioni”, tutte patologie che “proliferano in ogni settore”.
Non mancano, poi, “il lavoro in nero e il doppio lavoro in nero. Né difetta, peraltro, il ricorso alla più sofisticata ingegneria dell’elusione fiscale”, ha aggiunto. Sangalli ha, dunque, respinto al mittente tanto la logica del “bollino blu”, quanto la logica delle “liste nere”, e poi ha concluso: “sarebbe davvero ora di accantonare, nel nostro Paese, la logica dello sparare nel mucchio”.
Sull’Iva: “Gli aumenti IVA rischiano, tra il 2011 ed il 2014, di tradursi in minori consumi reali per circa 38 miliardi di euro”. Per Sangalli ”va poi fatto di tutto per derubricare definitivamente l’ipotesi di ricorrere all’inasprimento dell’IVA come ‘clausola di salvaguardia’ dei saldi della manovra ‘salva-Italia”’.
L’appello è chiaro: tagliare le tasse, riducendo la spesa e l’evasione. Dal palco dell’assemblea annuale Sangalli propone, “senza bacchetta magica”, “una terapia d’urto per il contrasto della recessione ed il ritorno alla crescita”, di fronte a “un dato di fatto: abbiamo raggiunto un livello di pressione fiscale che, per chi le tasse le paga, si attesta attorno al 55%”. E’ un livello, evidenzia, che “zavorra drasticamente investimenti e consumi”.
Inutile, secondo Sangalli, girarci intorno: “non possiamo permettercelo, pena lo schianto dell’Italia produttiva”.