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Italia: Cct e Btp, Tremonti ha un cuscinetto da 30 miliardi

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Il Tesoro italiano iniziera’ il nuovo anno con oltre 30 miliardi di euro in riserve garantendo cosi’ un cuscinetto in tempi di volatilita’ legata ai timori sul debito sovrano. “A inizio 2010 c’erano 30 miliardi e a dicembre ce ne saranno forse di piu’, di sicuro non meno”, ha dichiarato a Bloomberg Maria Cannata, direttore generale del debito pubblico per il Ministero delle finanze. “Questo ci permettera’ di stare tranquilli a inizio 2011”, quando giungeranno a scadenza alcuni titoli emessi dal Tesoro.

Via XX Settembre conta di vendere debito per 220-230 miliardi di euro nel corso dell’anno prossimo e dovra’ far fronte a 164 miliardi che giungono a maturazione, ha ricordato Cannata spiegando che si tratta di un importo piu’ basso di 10 miliardi rispetto a quello dell’anno scorso. Il debito italiano ha raggiunto quota 1760 miliardi l’anno scorso, il valore piu’ alto dell’Eurozona. In rapporto al Pil e’ pari al 116% ed e’ il secondo peggiore dopo quello greco.

“L’Italia ha un grande debito. E’ questa la debolezza del paese. Ogni paese con un alto debito e’ sempre percepito come piu’ suscettibile” alle tensione dei mercati finanziari, ha aggiunto Cannata.

Il premio sul rendimento che gli investitori hanno chiesto per comprare il decennale italiano rispetto al Bund tedesco oggi si e’ aggirato intorno a 156 punti base. Lo scorso 30 novembre raggiunse 212, top nella storia dell’area euro. Ma cio’ non e’ stato dovuto all’instabilita’ politica nel paese, ha proseguito Cannata, anche se il presidente del consiglio Silvio Berlusconi sta lottando per la sua sopravvivenza in vista del voto di fiducia del prossimo 14 dicembre.

“In Italia non c’e’ la percezione che i rischi politici nel breve e medio termine possano andare a ledere le finanze pubbliche. Chiaramente se ci fosse una lunga crisi come quella vista in Belgio (qualcose oltre i sei mesi o l’anno), cio’ impedirebbe al governo di prendere iniziative a supporto dell’economia”, ha concluso Cannata. Quanto all’ipotesi di un E-bond – conclude – deve essere sostenuta da un consenso politico generalizzato.