ROMA – Occhi puntati sull’Italia, con suspence per l’apertura dei mercati in una settimana certamente rovente. Sul fronte politico il governo Berlusconi è chiamato alla prova, già martedì, sui numeri della maggioranza con il voto per il bilancio consuntivo, il Rendiconto. Ma, anche sui temi economici, i prossimi giorni non saranno meno impegnativi: in scaletta ci sono le riunioni di Eurogruppo ed Ecofin, domani e dopodomani a Bruxelles; poi giovedì la Commissione europea presenterà le prospettive d’autunno per Eurozona e intera Unione Europea. Prima ancora che il ministro Giulio Tremonti ed i suoi colleghi di Eurolandia saranno arrivati a Bruxelles, saranno però stati i mercati a dare il verdetto sulla «sorveglianza speciale» sull’Italia annunciata alla fine del G20. Anche se, certamente, la miccia potrebbe essere accesa dalle novità politiche in arrivo da Atene.
è arrivata solo in serata la soluzione alla grave crisi politica della Grecia, dopo una giornata di riunioni, appelli alla responsabilità e febbrili consultazioni. Dopo un’ora di colloquio con il presidente della Repubblica, Karolos Papoulias, il premier socialista Georgos Papandreou e il leader del principale partito di opposizione di centrodestra (Nia Dimocratia), Antonis Samaras, hanno raggiunto l’accordo per la formazione di un governo di unità nazionale. Domani, su invito del capo dello Stato, i due si incontreranno di nuovo per decidere il nome del premier del nuovo esecutivo, che – è certo – non sarà quello di Papandreou: a circolare con sempre più insistenza è invece il nome di Lucas Papadimos, ex vice presidente della Bce vicino al Pasok, sul quale si sarebbero trovati d’accordo i due leader.
L’Italia rimane comunque al centro del dibattito. Dopo l’appello lanciato dall’editoriale del Financial Times, che sabato – citando il discorso di Oliver Cromwell ai corrotti parlamentari inglesi del XVII secolo – ha chiesto a Berlusconi di passare la mano «in nome di Dio e dell’Italia», e dopo l’esternazione di venerdì della direttrice Fmi Christine Lagarde sulla credibilità italiana, oggi il ministro degli esteri francese Alain Juppè ha ribadito il concetto. «L’Italia ha un problema di credibilità» ha detto in una intervista radiofonica il capo della diplomazia francese. Ha sì aggiunto che «bisogna lottare contro questa sfiducia» affermando di credere che il programma di riforme presentato dal governo italiano il 26 ottobre scorso sarà «in grado di calmare i mercati». Ma ha anche sottolineato che «bisognerà vigilare e assicurarsi» che le riforme siano attuate.
Il tam-tam in rete di trader, economisti ed esperti non è rassicurante. Goldman Sachs segnala il rischio di una «spaccatura» nell’Eurozona. Per Nouriel Roubini «in tutti i Piigs o è cambiato o serve un cambio di governo». Ed il giornalista economico britannico Hugo Dixon twitta suggerendo di «incrociare le dita: lo spread crescente spingerà Berlusconi fuori bordo». Per evitare un ulteriore aumento dello spread un primo passo importante sarebbe quello di presentare all’Eurogruppo che si riunirà nel pomeriggio il maxi-emendamento per lo sviluppo che il governo presenterà alla Legge di stabilità. Ci saranno anche «capitoli europei» su liberalizzazioni, dismissioni, sburocratizzazione, lavoro e infrastrutture. Potrebbero essere rassicuranti. In ogni caso i piani verranno valutati e controllati dagli esperti della Commissione europea che in settimana partiranno per prendere contatto con le autorità italiane. I progressi effettivi saranno poi «sorvegliati» anche dagli ispettori del Fondo monetario internazionale che arriveranno a Roma entro fine mese. Un moderato ottimismo lo mostra Arrigo Sadun, membro italiano del board esecutivo dello stesso Fmi. «Se mi chiedete se l’Italia uscirà dalla crisi io dico di sì, anche se non so dire quando» afferma a margine di un convegno a Taormina. E sottolinea che «l’Italia non è la Grecia». Ma anche Sadun conferma la fosca previsione fatta sabato dalla cancelliera Merkel: «Per uscire dalla crisi serviranno anni, decenni».
Se la comunità internazionale è convinta delle differenze strutturali fra Italia e Grecia, è certo che per la comunità internazionale è l’incertezza politica ad accomunare i due paesi.