(Teleborsa) – Il calo del Pil del Nord-Est, pari al 5,6%, è la sintesi di una caduta marcata del valore aggiunto del settore industriale (-13,5%), di una flessione decisamente più contenuta di quello dei servizi (-2,6%) e dell’apporto positivo del comparto agricolo (+0,5%). Questo quanto emerso dal rapporto dell’ISTAT che oggi ha reso disponibili le stime a livello regionale, riferite al 2009, degli aggregati economici relativi a prodotto interno lordo, unità di lavoro, valore aggiunto, redditi da lavoro dipendente e spesa per consumi finali delle famiglie. La performance dell’industria risulta particolarmente negativa in Veneto (-14,1%), Emilia Romagna (-13,7%) e Friuli Venezia Giulia (-13,4%). Anche nel settore terziario le regioni maggiormente in difficoltà sono Veneto (-2,2%), Emilia Romagna (-3,1%) e Friuli Venezia Giulia (-3,3%). Il settore agricolo fa registrare in tutte le regioni una dinamica positiva, ad eccezione del Veneto (-2%) e del Friuli Venezia Giulia (-9,7%). Il Pil per abitante ai prezzi di mercato si riduce del 4,5% nell’intera ripartizione, attestandosi sul valore di 29.746 euro. A registrare la flessione più consistente sono Veneto ed Emilia Romagna (entrambe – 4,9%). Per contro la performance migliore è quella della Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (-1,5%). La congiuntura sfavorevole della produzione si traduce in un calo delle unità di lavoro pari a -2,5%. Le dinamiche occupazionali risultano ovunque negative, fatta eccezione per la Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen, dove l’input di lavoro rimane stabile rispetto all’anno precedente. La produttività del lavoro diminuisce del 3,7% (-2,9% il dato nazionale), mentre i redditi da lavoro dipendente mostrano una dinamica è lievemente al di sopra della media nazionale (+2,2% contro 2,1%). La spesa delle famiglie, che nella media ripartizionale si riduce dell’1%, presenta andamenti differenziati a livello regionale: in Veneto il calo è più accentuato (-1,8%), mentre in Friuli Venezia risulta molto contenuto (-0,1%).
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