(Teleborsa) – In Italia, il Conto economico consolidato delle Amministrazioni pubbliche, nella versione provvisoria relativa all’anno 2009, mostra un peggioramento dell’incidenza dell’indebitamento netto sul Pil, quasi raddoppiata rispetto all’anno precedente (si è passati dal 2,7 per cento al 5,3 per cento). In valore assoluto, l’indebitamento risulta pari a 80.800 milioni di euro, maggiore di 38.225 milioni di euro rispetto al 2008. Lo comunica L’Istat. Nel 2009 il rapporto tra l’indebitamento netto e il Pil dell’Italia è inferiore di un punto percentuale rispetto alla media dei paesi dell’Eurozona (-6,3 per cento) e di 1,5 punti percentuali rispetto al totale di quelli dell’Unione Europea (Ue) (-6,8 per cento). Per la prima volta tutti i paesi presentano un disavanzo di bilancio: nell’Eurozona, i paesi con l’indebitamento più alto sono l’Irlanda (-14,3 per cento), la Grecia (-13,6 per cento), la Spagna (-11,2 per cento) e il Portogallo (-9,4 per cento); nell’insieme dell’Ue si segnalano il Regno Unito (-11,5 per cento), la Lettonia (-9,0 per cento), la Lituania (-8,9 per cento) e la Romania (-8,3 per cento). I Paesi con l’indebitamento più basso sono la Svezia (-0,5 per cento) e il Lussemburgo (-0,7 per cento). Nel 2009, per la prima volta dal 1991, il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese è risultato negativo (-0,6 per cento del Pil), in calo di 3,1 punti percentuali rispetto al 2008. Grazie alla riduzione dei tassi d’interesse, è diminuita anche l’incidenza degli interessi passivi sul Pil, pari al 4,7 per cento (5,2 per cento nel 2008). Anche il saldo delle partite correnti è stato negativo: il disavanzo è pari a 31.129 milioni di euro, con un peggioramento rispetto all’anno precedente di 43.216 milioni di euro. In rapporto al Pil il saldo è sceso attestandosi al -2,0 per cento, per effetto della dinamica della crescita delle uscite correnti (2,3 per cento) e del calo delle entrate correnti (-3,6 per cento). Nel 2009 la spesa pubblica complessiva, calcolata al netto della produzione dei servizi vendibili e al lordo degli ammortamenti, ha registrato una crescita del 3,1 per cento, evidenziando una decelerazione rispetto al 2008 (+3,6 per cento). La sua incidenza sul Pil è aumentata, passando dal 49,4 per cento nel 2008 al 52,5 per cento. Nel confronto con gli altri paesi europei, la spesa complessiva dell’Italia in rapporto al Pil, al lordo delle vendite di beni e servizi e al netto degli ammortamenti è stata più alta di 1,3 punti percentuali rispetto alla media dei sedici paesi dell’area dell’euro e di 1,2 punti percentuali rispetto alla media complessiva dei paesi dell’Ue . L’incidenza della spesa sul Pil ha fatto registrare i valori più alti in Danimarca (58,6 per cento), Svezia (56,5 per cento), Finlandia e Francia (entrambe 55,6 per cento), quelli più bassi in Romania (40,4 per cento), Bulgaria (40,7 per cento) e Slovacchia (40,8 per cento). Nell’ambito delle spese correnti, i redditi da lavoro dipendente (che incidono per circa un quinto sul totale delle uscite) sono saliti, in Italia, dell’1,0 per cento, con un ritmo molto inferiore rispetto al 2008(3,6 per cento). Le spese per consumi intermedi hanno registrato un aumento del 7,5 per cento, proseguendo la tendenza degli anni precedenti; le prestazioni sociali in natura, che includono prevalentemente le spese per assistenza sanitaria in convenzione, sono aumentate del 4,0 per cento contro una variazione del 2,2 per cento rilevata nel 2008. Di conseguenza, la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche è aumentata del 3,3 per cento, in rallentamento rispetto alla crescita del 4,3 per cento del 2008. Le spese in conto capitale, dopo gli ultimi due anni di forte calo, hanno registrato un aumento del 12,7 per cento; su tale recupero hanno inciso in modo determinante i provvedimenti di contrasto alla crisi emanati fra il 2008 e il 2009, che hanno permesso di destinare risorse aggiuntive agli investimenti pubblici e ai contributi alle imprese per circa cinque miliardi di euro. Fra le spese in conto capitale, va segnalato l’aumento degli altri trasferimenti in c/capitale alle imprese di circa 2,5 miliardi di euro, riconducibile, in larga misura, al rimborso straordinario riconosciuto alle imprese in applicazione della deduzione del 10 per cento dell’Irap, a fronte dei maggiori versamenti di Irpef e Ires effettuati nei periodi di imposta precedenti il 31 dicembre 2008. Gli investimenti fissi lordi, al netto delle dismissioni, sono aumentati del 7,0 per cento, facendo seguito ad una diminuzione del 3,3 per cento del 2008. Su tale aggregato, tuttavia, ha influito l’operazione di riacquisto da parte degli enti di previdenza, per circa 900 milioni di euro, degli immobili invenduti, oggetto in precedenza dell’operazione di cessione mediante cartolarizzazione.