(Teleborsa) – La flessione del Pil del Mezzogiorno è pari al 4,3% nel 2009. A tale risultato hanno contribuito le performance negative dell’agricoltura (-4,7%), dell’industria (-11,9%) e dei servizi (-2,6%), come si apprende da una ricerca ISTAT che ha fornito le stime a livello regionale, riferite al 2009, degli aggregati economici relativi a prodotto interno lordo, unità di lavoro, valore aggiunto, redditi da lavoro dipendente e spesa per consumi finali delle famiglie. Abruzzo e Campania sono le regioni più colpite dalla recessione: il Pil si contrae rispettivamente del 6,9% e del 5,2%, soprattutto in conseguenza della forte caduta del valore aggiunto industriale, che segna una flessione pari al 14% e 13,8%. In Abruzzo, il settore dei servizi registra un calo più consistente rispetto alla media della ripartizione (rispettivamente -4,6% e-2,6%). Il Pil ai prezzi di mercato per abitante diminuisce del 2,7%, contro il -3,7% a livello nazionale. E’ ancora l’Abruzzo a registrare, fra le regioni della ripartizione, il calo più marcato, mentre la Calabria è l’unica regione del Paese in cui l’indicatore rimane stabile. La spesa delle famiglie (-2,8%) e le unità di lavoro (-3%) diminuiscono più che nel Centro-Nord (rispettivamente -1,6% e -2,5%). I consumi mostrano una sostanziale tenuta in Basilicata (-0,4%), mentre il calo dell’occupazione (in unità di lavoro) è decisamente più contenuto in Sicilia (-1,4%) rispetto sia alla media ripartizionale sia a quella nazionale (-3% e -2,6%). La dinamica della produttività del lavoro, che a livello di ripartizione risulta pari a -1,6%, è in tutte le Regioni meno negativa della media nazionale (-2,9%).
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