(Teleborsa) – La crisi economica, innescata nel 2007 dalle difficoltà del settore finanziario negli Stati Uniti, si è rapidamente trasformata nel più grave episodio recessivo della storia recente. Anche l’Italia non ne è stata immune, come si legge nel Rapporto annuale dell’Istat. I cattivi risultati delle aziende, la contrazione dei livelli occupazionali e la conseguente caduta dei redditi da lavoro dipendente spiegano gran parte della riduzione del reddito disponibile delle famiglie. Dopo il calo registrato nel 2008 (-0,9 per cento), nel 2009 il potere d’acquisto delle famiglie consumatrici si è ridotto di un ulteriore 2,5 per cento. Ciò ha fatto sì che, tra il 2000 e il 2009, il reddito delle famiglie in termini reali sia aumentato solo del 3,4 per cento. Tuttavia, nel medesimo periodo la popolazione residente è cresciuta del 5,8 per cento, cosicché vi è stata una riduzione del reddito pro capite del 2,3 per cento, corrispondente a una perdita annua per abitante di oltre 360 euro (ai prezzi del 2009). Se si considera, invece, l’andamento del reddito medio familiare, tenuto conto del fatto che il numero di famiglie è cresciuto più rapidamente della popolazione (+12 per cento), tra il 2000 e il 2009 la riduzione è del 7,7 per cento. In questa situazione, le famiglie italiane hanno contratto la spesa per consumi finali, in termini reali, dello 0,8 per cento nel 2008 e dell’1,8 per cento nel 2009. Di conseguenza, la propensione al risparmio, confermando la tendenza del recente passato, è diminuita di 0,7 punti percentuali, attestandosi all’11,1 per cento, il valore più basso dall’inizio degli anni Novanta. Il deterioramento dei bilanci familiari è stato in parte contrastato dalla decelerazione della dinamica inflazionistica nella prima metà dello scorso anno. Per effetto del forte calo della componente energetica e della significativa decelerazione dei prezzi dei prodotti alimentari, l’inflazione al consumo – e in particolare quella relativa ai beni ad alta frequenza di acquisto – è scesa nei primi sette mesi del 2009, per poi tornare a crescere (+1,5 per cento ad aprile 2010). Infine, la riduzione dei tassi d’interesse ha liberato risorse preziose per le famiglie in un momento estremamente critico.