
ROMA (WSI) – L’economia sommersa è un freno allo sviluppo del paese. Così Giorgio Alleva, presidente dell’Istat, nel corso di un’audizione sulla Nota di aggiornamento al Def in cui ha ricordato i dati del Mef sul triennio 2012-2014,da cui emerge un gap di 107,7 miliardi, di cui 97 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,7 miliardi di mancate entrate contributive.
“L’economia sommersa rappresenta un freno strutturale allo sviluppo del Paese. In questo contesto, le politiche di contrasto all’evasione assumono una valenza strategica anche per aumentare il potenziale di crescita e la competitività del sistema produttivo”.
Tra queste politiche di contrasto all’evasione fiscale si segnala da ultimo la voluntary disclosure, la procedura di volontaria collaborazione che permette il rientro di capitali detenuti all’estero, ma il cui incasso però, secondo le prime stime, non ha soddisfatto le attese, arrivando al 70%, 18mila domande arrivate al 1° ottobre contro le 27mila e oltre attese. Ammonta a 4,6 miliardi di euro la cifra riguardante le mancate entrate tributarie nel periodo compreso tra il 2012 e il 2014
Dall’analisi della relazione tra incidenza dell’economia non osservata e dinamica della produttività del sistema delle imprese emerge che, per il complesso dell’economia, la perdita di efficienza dovuta al sommerso economico è pari a 5,3 punti percentuali. (…) l’effetto frenante si riscontra in tutti i settori produttivi, ma particolarmente nella manifattura (-3,0 punti percentuali) e nelle costruzioni (-2,3 punti percentuali). Le stime presentate, realizzate attraverso l’utilizzo integrato di nuove fonti informative, confermano come l’economia sommersa rappresenti un freno strutturale allo sviluppo del Paese.
Ma le stime 2015, dice il numero uno dell’Istat, sono comune favorevoli.
“Ci sono segnali di miglioramento dell’economia, trainata anche dalla domanda di investimenti in macchine e attrezzature, attesa crescere ad un ritmo superiore a quello osservato nel secondo trimestre dell’anno”.