(WSI)- Ci svegliamo stamattina e la prima cosa che notiamo sugli screen è sicuramente il prezzo del petrolio, che ha subito un balzo a rialzo di quasi tre figure e che scambia ora appena sotto gli 89 dollari al barile. Le tensioni in medio oriente si fanno dunque sentire, ed i risultati sul mercato valutario si vedono soprattutto sul dollaro canadese, che si è rafforzato contro il dollaro americano.
Ci troviamo intorno a 98.30 e le possibilità che vengano estesi i guadagni del loonie, se dovesse perdurare quest’incertezza nel middle east, non sarebbero poche. Ricordiamo che i minimi assoluti del dollaro americano si sono fatti segnare a 0.9056 e che il mercato sembra essere sbilanciato pesantemente sul lato long. Il che ci fa presumere che ulteriori discese possano arrivare.
Qui in FXCM abbiamo sviluppato un indicatore proprietario che cerca di trarre informazioni dal posizionamento della clientela, lo Speculative Sentiment Index (SSI). Il fatto che possiamo contare molti clienti che hanno scelto di fare trading sul mercato forex attraverso un modello di business che non prevede la presenza di un dealing desk, fa sì che essi possano essere ritenuti un campione significativo del mercato e dunque, lo studio del loro posizionamento (dove la size della posizione non va a pesare, ma si “contano” i clienti long e quelli short), ci restituisce un ratio che può essere interpretato come contrarian.
L’ultimo aggiornamento per il UsdCad (2 aggiornamenti al giorno per i clienti reali), ci dice che siamo sbilanciati sul lato long con un valore dell’SSI a 8.42. Questo significa che per ogni cliente che c’è short, ce ne sono 8.42 che sono long e statisticamente, quando molti trader retail cominciano a prendere posizioni che tentano di anticipare inversioni del mercato in quanto i prezzi “sono scesi tanto, adesso sono bassi”, è possibile assistere esattamente al contrario di quanto essi si aspettino.
EurUsd – grafico 240 min
Altre notizie che vale la pena commentare riguardano le banche centrali, soprattutto quella americana, che come abbiamo visto dalle minute del FOMC, vede un’economia in crescita (le previsioni per l’anno in corso sono migliorate e vedono un PIL attesta starsi tra il 3.4% ed il 3.9%) anche se la disoccupazione desta ancora preoccupazione (è vista tra 8.8% ed il 9%) e questo ci è confermato dalla ripresa del trend abbandonato settimana scorsa, per quanto riguarda i sussidi di disoccupazione che sono stati rilasciati ieri a +410.000 unità, rispetto alle attese di 400.000 richieste, ma soprattutto al precedente 385.000 (aiutato anche dal brutto tempo che non ha permesso a qualcuno di recarsi fisicamente a chiedere il sussidio). Le tensioni sui prezzi dovrebbero restare sotto controllo (tra 1.3% e l’1.7%, ben ancorati sotto i target della Fed). Ora dovremo affidarci ai dati macro per vedere come ci si comporterà in futuro sul lato QE (se non riparte il mercato del lavoro, il QE non si tocca).
Concludiamo la settimana con l’ultima sezione dedicata all’analisi tecnica.
Partiamo dall’onnipresente eurodollaro che, grazie alla risalita degli ultimi due giorni, si trova prossimo ad un interessante livello di resistenza, in grado se oltrepassato di funzionare come ulteriore spinta a questa ripresa. Se prendiamo infatti in considerazione la linea di tendenza negativa dal picco di massimo di inizio febbraio, 1.3850, notiamo come questa transiti a 1.3620, esattamente il massimo registrato dai prezzi ieri e molto vicina ai prezzi attuali. Data anche la particolare conformazione, a bandiera, della tendenza incominciata ad inizio febbraio, in controtendenza rispetto alla salita del mese precedente, crediamo che questa idea di breakout possa assumere un peso ancora maggiore.
Il cambio UsdJpy sembra aver deciso di voler sfinire gli investitori non andando a compiere una virgola di movimento in più rispetto al range mantenuto negli ultimi mesi. Non siamo neppure riusciti ad apprezzare un ritorno del cambio al precedente livello chiave di 84.50 che vediamo i prezzi nuovamente ritornare sul livello di rottura di fine settimana scorsa. Per le prossime evoluzioni reputiamo piuttosto importante l’area di supporto che transita compresa fra 83 e 83.20.
In questo momento di incertezza un cambio particolarmente fedele all’impostazione grafica osservata da qualche settimana è certamente l’EurJpy. In questo caso possiamo continuare a considerare valida la trendline positiva di supporto che da un mese e mezzo contiene la salita del cambio. Per le prossime ore questa transita nei pressi di 112.80, area più volte indicata anche come supporto statico, grazie al quale il movimento rialzista assume un peso maggiore. Se, ancora una volta, questo supporto dinamico dovesse tenere, l’ipotesi sarebbe di un ritorno al picco di volatilità di fine gennaio a 114 figura.
La ripresa della sterlina, nei confronti del dollaro, culminata ieri con un ritorno ad un livello antecedente al veloce calo di due giornate fa, rende interessante il livello di 1.6185. Questo poiché i prezzi sono perfettamente giunti al livello di massimo delle ultime tre settimane, oltre il quale 1.6270 sembra apparire come conseguenza naturale ad una rottura. Non si trova vicina invece la più importante area di supporto, trattandosi di una zona compresa fra 1.5970 e 1.60 figura, dove abbiamo una fitta coincidenza di diversi minimi durante l’ultima settimana di scambi.
Parlando ancora di sterlina, ma contro yen, possiamo notare come raggiunta un’area di interesse prossima a 135, sia anche qui presente una forte indecisione. Ciò che appare, su un grafico giornaliero è il possibile completamento di un’indicazione ribassista fornita da una divergenza sugli oscillatori stocastici, qualora dovessimo assistere ad una discesa nelle prossime ore al di sotto dell’area di ipercomprato senza segnare un nuovo massimo dello stocastico stesso.
Concludiamo con un aggiornamento sul franco svizzero che, sia nei confronti delle’euro, sia del dollaro, ha continuato il proprio percorso di ripresa.
Molto interessante è risultato il picco di minimo raggiunto sul cambio EurChf poiché abbiamo trovato una coincidenza con un ritracciamento dal massimo di 1.32 sino alla prima percentuale utile di Fibonacci, il 38.2%, 1.29 per l’esattezza. I prezzi non si sono particolarmente allontanati per cui consideriamo ancora valido questo supporto.
Il ripiegamento è andato anche oltre sul cambio USdchChf, anche perché il movimento di ripresa del dollaro è risultato meno efficace nelle ultime settimane. In questo caso l’ultimo livello di supporto, prima di un ritorno ai minimi di partenza di inizio febbraio, è dato dal 0.9460, area di congestione di fine gennaio scorso.
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