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Iraq: Teheran, cinque banche apriranno a Baghdad

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L’Iran intende ampliare i propri legami economici e militari con l’Iraq, compresa l’apertura della filiale di una banca nazionale a Baghdad. Lo rivela l’ambasciatore iraniano in Iraq, Hassan Kazemi Quni, intervistato ieri dal New York Times.
Secondo il quotidiano statunitense, i progetti esposti dall’ambasciatore “sono potenzialmente in grado di porre l’Iran maggiormente in conflitto con gli Stati Uniti” in Iraq, dopo che gli americani hanno recentemente arrestato esponenti di Teheran in Iraq e affermato di avere le prove della complicità dell’Iran in attacchi contro le forze statunitensi.
Qazemi afferma che l’Iran si sta preparando a offrire al governo iracheno addestramento, equipaggiamento e consiglieri per “la battaglia della sicurezza”. Mentre sul piano economico, Teheran è disponibile ad assumersi maggiori responsabilità nel campo della ricostruzione.
“Abbiamo esperienza nella ricostruzione dopo la guerra”, afferma l’ambasciatore, riferendosi al conflitto fra Iran e Iraq negli anni Ottanta. L’ambasciatore non fornisce i dettagli sull’offerta di assistenza militare all’Iraq, limitandosi ad affermare che comprenderà una crescita nel pattugliamento di confine e la creazione di “comitati congiunti di sicurezza”.
In campo economico, oltre alla prossima apertura a Baghdad della filiale di una banca nazionale, potrebbero seguire analoghi passi da parte di un credito agricolo e tre banche private iraniane. Un alto funzionario iracheno del settore bancario, Hussein al Uzri, conferma poi al quotidiano americano che l’Iran ha ricevuto la licenza per aprire la filiale. Qumi ammette inoltre, ed è la prima volta da parte di Teheran, che i due iraniani arrestati dagli americani a Baghdad il 21 dicembre e poi rilasciati, “lavoravano nel settore della sicurezza della Repubblica Islamica”. Si trovavano in Iraq, spiega, perché “i due Paesi hanno deciso i risolvere i problemi della sicurezza” e gli iraniani “volevano incontrare la parte irachena”. L’arresto a Baghdad, al quale segue pochi giorni dopo quello di cinque iraniani ad Arbil, capitale del Kurdistan, è avvenuto nella casa di Hadi al Ameri, presidente del comitato sicurezza del Parlamento iracheno e capo della Brigata Badr, la milizia dello Sciiri, principale partito sciita. Gli americani accusano Teheran di sostenere la Badr, che del resto si addestrava in Iran durante gli anni del regime di Saddam Hussein, ma Qumi afferma che i suoi compatrioti trattavano con Ameri nel suo ruolo di Governo ed erano rimasti bloccati a casa sua dal coprifuoco.
d. r.