Ipo Usa: raccolta capitali ai minimi di oltre un decennio

di Redazione Wall Street Italia
23 Settembre 2010 16:20

Era da almeno dieci anni che le aziende al debutto sui listini americani non raccoglievano cosi’ pochi fondi dal mercato. Le Ipo sul New York Stock Exchange e sul Nasdaq hanno raggiunto $19.1 miliardi nel 2010. Si tratta del piu’ grande gap dal 1999.

L’ultima conferma di questo trend e’ arrivata da General Motors. Secondo alcune stime il gruppo di Detroit controllato dopo il salvataggio dal governo Usa avrebbe ridotto il valore dei fondi che punta a raccogliere tornando in borsa a novembre: da $16 miliardi a circa $10-8 miliardi. Se cosi’ sara’ sfuma per il gruppo la possibilita’ di vedersi protagonista della seconda maggiore Ipo Usa dopo quella di Visa da $19.7 miliardi a marzo 2008.

Oltre la meta’ dei gruppi che hanno fatto richiesta di quotazione da inizio anno deve ancora completare i rispettivi piani, alle prese con un mercato difficile. “La situazione sembra destinata a confermarsi sfidante per un bel po'”, ha spiegato a Bloomberg Christopher Turner, a capo del mercato dei capitali della societa’ di private equity di New York Warburg Pincus. “Gli investitori hanno perso i loro soldi con le Ipo su cui avevano deciso di puntare e ora guardano con scetticismo alle forchette di prezzo pretendendo uno sconto” ha aggiunto l’esperto che gestisce masse per $30 miliardi.

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Le societa’ controllate da fondi che operano a debito sono pari a 42 delle 170 che hanno fatto rischiesta da quotazione o hanno aggiornato i loro prospetti negli ultimi due anni. Il numero delle Ipo che deve essere ancora completato e’ cresciuto dell’81% rispetto a un anno fa. Nei 19 casi di Ipo di aziende guidate da gruppi di leverage buyout, nel primo mese di contrattazione le rispettive azioni hanno perso in media l’1.9%, diversamente da un trend caratterizzato da guadagni in atto da almeno il 2011.

“Ci sono un sacco di fondi di private equity che cercano di mettere sul mercato aziende per dimostrare che il modello di operazioni a debito non e’ fallito”, ha aggiunto Charles Bobrinskoy, vicepresidente di Ariel Investments.

Qualche esempio: Nielsen, il gruppo che misura tra le altre cose i dati di audience posseduto da KKR, Blackstone, Carlyle e Thomas H. Lee Partners, punta a raccogliere $2 miliardi per spingere al ribasso il debito da $8.4 miliardi. Toys “R” Us, la societa’ di giocattoli acquisita da KKR, Bain e Vornado Realty Trust nel 2005, punta a raccogliere $800 milioni mentre HCA, la catena di ospedali comprata quattro anni fa per $33 miliardi da KKR e Capital, punta a vendere azioni per $4.6 miliardi. Le richieste di quotazione alla Sec sono state fatte nel primo caso a giugno e nel secondo e terzo a maggio ma nessuno ha ancora fissato una data certa di sbarzo in borsa.

“L’economia non si e’ ripresa come ci aspettavamo, fattore che ha condizionato i piani di quotazione di molte societa'”, ha detto Frank Maturo, di Bank of America, secondo cui in molti casi si slittera’ a fine anno o addirittura nel 2011.