Campari è pronta a brindare a Piazza Affari con l’offerta di azioni che partirà il 6 luglio, ma di cui ancora non si conosce il prezzo.
La società che controlla lo storico marchio, attraverso la quotazione, potrà sanare i conflitti societari esistenti attraverso la vendita delle quote detenute da Gioch S.A. e Wessanen Europa B.V. pari a circa il 49% del capitale che corrisponderà poi al flottante.
Campari, quindi, non guadagnerà una lira dal debutto in Borsa, visto che l’incasso andrà tutto nelle tasche dei soci uscenti. Il diretto vantaggio della società è che una volta quotata sarà relativamente più semplice chiedere soldi al mercato qualora ce ne fosse il bisogno in futuro. Come ha riferito lo stesso amministratore delegato, Marco Perelli Cippo, ci saranno vantaggi anche sotto il profilo della visibilità e della evoluzione professionale del management.
Il titolo, a detta degli stessi vertici, conta di essere un difensivo, che dia sicurezza agli investitori.
“Il titolo Campari è da acquistare da chi non vuole perdere soldi” ha detto a Wall Street Italia l’amministratore delegato a margine della conferenza stampa. “Non promettiamo niente di più di quello che possiamo dare e soprattutto crescite assurde come quelle che si sono viste anni fa sul Nuovo Mercato”. In altre parole un titolo difensivo da mettere nel cassetto e che rifletterà l’andamento della società.
La crescita di Campari dal 1998 al 2000 è stata in media del 14%, ma per il 2001 i vertici preferiscono garantire un margine del 4% sia come fatturato che come risultato. “I dati del primo trimestre sono buoni – aggiunge un altro dirigente – ma dobbiamo aspettare di conoscere il trend del secondo e del quarto trimestre che sono i più importanti”.
Quanto ai dividendi: “Contiamo di allinearci con gli usi del mercato – commenta Perelli Cippo – e di distribuire il 2-2,5% del prezzo dell’azione. Gli anni scorsi abbiamo distribuito circa €25 milioni all’anno e anche quest’anno la cifra sarà più o meno simile”.
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