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Ior si difende: non abbiamo conti cifrati e non speculiamo

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Citta’ del Vaticano – Lo Ior non ha conti cifrati e non compie investimenti speculativi: lo ha dichiarato il direttore generale dell’Istituto per le Opere di Religione, Paolo Cipriani, in un briefing nella sede dell’istituto, nel torrione di Nicolò V in Vaticano, con un gruppo di giornalisti.

“Vorrei sfatare una volta per tutte questa leggenda: non esistono conti cifrati”, ha detto Cipriani. Il numero due dell’istituto – la presidenza è vacante dal licenziamento di Ettore Gotti Tedeschi lo scorso 24 maggio – ammette l’apertura di un conto solo a “nunziature e delegazioni apostoliche, dicasteri della Santa Sede, fondazioni canoniche e cause di beatificazione, uffici della Santa Sede, congregazioni religiose, istituti secolari, monasteri, conventi e abbazie, conferenze episcopali, diocesi e arcidiocesi, parrocchie e chiese, seminari e collegi, cardinali e vescovi, clero secolare, religiosi e religiose autorizzate, amasciate presso la Santa Sede e corpo diplomatico accreditato, dipendenti pensionati vaticani, famiglia pontificia”.

Cipriani ha anche precisato che “non ci sono state alcune sistematiche uscite di capitali dall’entrata in vigore della legge CXXVII” sulla trasparenza finanziaria e che lo Ior non fa investimenti “speculativi” ma di “mantenimento”.

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Nello Ior, ha riferito Cipriani, ci sono 25 mila posizioni che corrispondono a 33 mila conti correnti. L’asset è di sei miliardi di euro e gli investimenti non superano il cinque per cento dell’asset e vengono fatte su prodotti finanziari affidabili che non scendono mai sotto il rating della singola A.

Il 60-65% delle operazioni viene fatto in euro, il 30% circa in dollari e il resto in divise del G7. Lo Ior ha 112 dipendenti, direttore generale compreso, e alcuni consulenti esterni.