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IO TI DO TUTTI I BENEFITS E TU STAI CON ME A VITA

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Vi piacerebbe, mentre siete in ufficio, che qualcuno andasse a ritirare i vostri abiti in lavanderia o tintoria, oppure di trovar pronta la cena a casa, tornando del lavoro?

Vorreste poter controllare durante il giorno che i bambini stiano bene e che si divertano?

Bhe’, in certi casi questi vanno considerati benefits aziendali.

Per cui cambiando lavoro, puo’ essere che riusciate a realizzare le vostre fantasie. Ma solo se sceglierete l’azienda giusta.

Alcuni benefits che in Italia diamo per scontati, quali l’aspettativa per maternita’ o giorni di malattia pressoche’ illimitati, sono considerati bonus molto appetibili negli Stati Uniti. Ma essere in grado di andare in palestra durante le ore d’ufficio o ricevere massaggi al collo e alla schiena seduti in poltrona alla propria scrivania, sono privilegi che fanno rimanere chiunque a bocca aperta.

Eppure, sono sempre di piu’ le aziende americane che allo stipendio annuale aggiungono un pacchetto di cosidetti ‘perk’, cioe’ extra che hanno il potere di attrarre nuovi dipendenti, e soprattutto fanno in modo che il ricambio del personale sia ridotto al minimo.

In un mercato del lavoro come quello americano (la disoccupazione e’ al 4%, il minimo degli ultimi 32 anni) cio’ che le aziende temono di piu’ e’ proprio la migrazione di dipendenti specializzati verso altre aziende.

Cosi’ a conti fatti, offrire massaggi alla scrivania a chi e’ stressato, come fa il broker Charles Schwab, oppure un autista a chi rimane spesso in ufficio fino a notte fonda, come Goldman Sachs, costa meno che assumere nuovo personale.

La forza lavoro, e’ infatti, per molte societa’, il piu’ grande patrimonio.

Un secolo fa U.S. Steel era considerata l’azienda piu’ importante in America e il suo valore risiedeva nei suoi impianti; oggi la numero uno e’ Microsoft e il suo valore non e’ in nulla di materiale (o poco) ma negli individui che vi lavorano.

Per continuare ad avere successo, si deve quindi convincere il personale a tornare in ufficio ogni mattina con motivazione, e sempre piu’ spesso, in America, le aziende chiedono al personale di medio-alto livello di rimanere fino a tardi.

Sembra una cultura aziendale del padrone benevolo in cui il datore di lavoro sviluppa la lealta’ del dipendente con piccole concessioni regali, ma in realta’ l’utilizzo di ‘benefits’ per legare il personale all’ azienda non e’ adottata solo dalle societa’ private di piccole dimensioni.

La rivista americana Fortune compila ogni anno una lista delle 100 migliori societa’ dove e’ piu’ gradevole lavorare e, nell’edizione corrente, pubblicata il 10 gennaio, scopre che 58 sono corporation quotate in borsa.

Ma quali sono i bonus extra piu’ comuni tra le aziende classificate?

Praticamente tutte offrono ai propri dipendenti corsi di qualificazione professionale, cosicche’ un individuo possa rimanere a lungo con la societa’ per cui lavora, crescere professionalmente e di livello.

E su questa scia ben 91 delle 100 migliori societa’ rimborsano i costi dell’istruzione (MBNA concede fino a 15.600 dollari l’anno, circa 30 milioni di lire), mentre 53 offrono corsi universitari in loco.

Ben 46 societa’ offrono pasti pronti da portare a casa per cena, e 26 il servizio concierge che si prende cura di tutti quei dettagli della vita quotidiana che non si riescono a seguire dall’ufficio: lavanderia, prenotazioni, regali di compleanno.

Se il lavoro, poi, diventa troppo pesante, un sonnellino nella foresteria-riposo attrezzata all’uopo con letti, cuscini e musica rilassante, puo’ far tornare la concentrazione necessaria. Ma questo ‘benefit’ e’ abbastanza raro, lo offrono ad esempio da Yarde Metal in Connecticut o da Lancit Media a New York.

Una delle attrattive della maggioranza delle corporation quotate in borsa sono invece le ‘stock options’, soprattutto in un mercato all’insegna del toro come quello attuale.

Non e’ una grossa novita’, ma se in passato solo Ceo (chief exwcutive officer, cioe’ l’amministratore delegato) e i piu’ alti dirigenti partecipavano direttamente alla crescita del titolo a Wall Street ora, invece, parecchie aziende offrono azioni a quasi tutti i dipendenti. Oltre 1.000 impiegati di Charles Schwab hanno in portafoglio titoli azionari del broker online che superano adesso il valore di 1 milione di dollari.

La nuova cultura aziendale vede infatti i lavoratori come partner della societa’ e in ritorno il dipendente percepisce il suo compito come fondamentale per il successo dell’ azienda. E’ un po’ come se ogni individuo lavorasse ‘in proprio’, ma con molti meno rischi.

Sembra che il nuovo approccio funzioni: i titoli delle societa’ prescelte da Fortune hanno riportato una crescita annua del 37% negli ultimi tre anni contro il 25% annuo dell’indice S&P 500 (che non e’ poco).

E’ interessante notare pero’ come, in un recente sondaggio sui benefici preferiti dai lavoratori, condotto da Ceridian Employer Services, non sia stata nemmeno registrata la voce ‘stock options’.
Apparentemente, infatti, cio’ che gli impiegati considerano piu’ importante e’ la possibilita’ di bilanciare lavoro e famiglia.

E le aziende sono felici di accontentarli.

In numero sempre crescente permettono orari di lavoro flessibile o telecommuting; 29 delle 100 classificate da Fortune hanno scuole materne ‘in house’. Alcune, per esempio il produttore di telefonini cellulari Qualcomm, si addossano tutte le spese dell’assicurazione medica.

Altre hanno costruito, presso la sede centrale, un centro di fitness con campi da basket e da tennis, dove gli impiegati possono fare sport e rilassarsi. Se i figli dei dipendenti, poi, vogliono partecipare a qualche gioco di squadra, Qualcomm contribuisce pagando 250 dollari.

Per molti osservatori, pero’, quali il sociologo Arlie Hochschild, autore del libro “The Time Bind: When Work becomes Home and Home becomes Work”, (quando il lavoro diventa casa e la casa diventa lavoro) queste amenita’ non sono gratuite. Portano con se’ il peso della gratitudine e quindi della perdita della separazione tra lavoro e vita privata.

In molti casi il rischio c’e’.

Alcune societa’, come BMC Software di Houston, hanno costruito veri e propri campus dove il personale puo’ vivere. Ci sono negozi, cinema, centri sportivi, tutti di proprieta’ aziendale.
Si stringono legami di amicizia con i propri colleghi, ci si sposa con il vicino di scrivania e l’azienda fornisce l’auto per il matrimonio e paga per la luna di miele.

La compagnia aerea Southwestern Airlines, classificatasi al secondo posto tra le 100 migliori aziende, ha tra i suoi dipendenti 821 coppie e promuove ulteriori relazioni attraverso il gruppo di appuntamenti Mingle.

Si lavora, si vive e si direbbe che si muore in azienda.

Decisamente troppo. Anche perche’, tutto considerato, come si fa poi a dire ‘no’ al proprio superiore che chiede di lavorare il sabato o di rimanere in ufficio qualche ora in piu’?

Che nel loro tentativo di andare incontro alle necessita’ di vita quotidiani dei dipendenti, le aziende americane abbiano perso il senso della misura?

Il sondaggio condotto recentemente da Ceridian Employer Services ha riportato risultati da cui si deduce l’approccio psicologico al lavoro della maggioramza di coloro che sono al servizio di corporation Usa.

Ben l’82% degli intervistati vorrebbe poter adottare un abbigliamento casual in ufficio;
il 60% opterebbe per l’orario flessibile e il 49% sarebbe felice se potesse dedicarsi a corsi di riqualificazione professionale.

E’ vero che il 40% vorrebbe un qualche tipo di divertimento sul lavoro, ma si accontenterebbe anche di uno sconto sui prodotti aziendali o, in misura minore (il 36%) di bevande o pasti gratuiti.

Il desiderio di lavorare da casa e’ piuttosto alto (27%), mentre l’asilo aziendale e’ stato scelto solo dall’1% degli intervistati.

I criteri selettivi di Fortune sembrano confermare che non e’ il numero di ‘perks’, cioe’ benefici, a rendere un’azienda il posto ideale in cui lavorare.

In testa alla classifica c’e’ infatti quest’anno The Container Store, una societa’ con soli 1.200 dipendenti che vende contenitori di ogni tipo. Il personale e’ felice di lavorare li’. Il motivo? L’unico extra offerto sono 135 ore l’anno di corsi per la qualificazione professionale. Questo la dice lunga su cosa vogliono i dipendenti.