ROMA (WSI) – “Molte aziende italiane giocheranno un ruolo cruciale nel rilancio dell’economia iraniana”, annuncia il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, durante la sua visita al partner geopolitico nell’area Mediorientale. Per molto tempo si è parlato delle opportunità che potrebbero aprirsi per le imprese italiane con la rimozione di alcune sanzioni su Teheran. Ma, allo stesso tempo andrebbero considerati i forti rischi che permangono nel porre in essere investimenti in Paese che si è spesso rivelato imprevedibile.
Lo scorso gennaio sono stati firmati a Roma i memorandum d’intesa tra le aziende italiane e quelle locali: si tratta di accordi da 17 miliardi di euro di valore complessivo che potrebbero trasformarsi in veri e propri contratti. Ma, fra i progetti concordati in tale occasione, come il gasdotto di Saipem (del valore di 4,5 miliardi di euro) le infrastrutture del Gruppo Gavio (4 miliardi) o gli impianti siderurgici Danieli, nessuno è ancora stato avviato. Come già evidenziato da La Repubblica, i fattori di rischio legati agli affari in Iran restano ancora altissimi.
A fornire un monito molto forte a Matteo Renzi sulle implicazioni negative del ritorno agli affari con Teheran è un comunicato dell’associazione United Against Nuclear Iran, che, in merito, parla apertamente di “una grossa scommessa” che “potrebbe trasformarsi in un azzardo disastroso, dati gli enormi rischi finanziari, legali e reputazionali” che potrebbero derivare dal ritorno in Iran. L’associazione presieduta dal senatore americano Joe Lieberman scrive:
Data la contrarietà dell’Iran nel cambiare il suo comportamento scorretto, il premier Matteo Renzi dovrebbe concentrare i suoi sforzi nel premere su Teheran affinché interrompa le sue attività di destabilizzazione, piuttosto che premiare prematuramente il regime con profittevoli opportunità di business”.