Anche se i listini azionari rimarranno sui livelli attuali per altri cinque anni, il 2003 sara’ un anno straordinariamente positivo per gli investimenti.
Ne e’ convinto Mario Gabelli, presidente e amministratore delegato di Gabelli Asset Management e money manager del Gabelli Equity Income Fund (GABEX).
Il fondo si concentra principalmente su titoli azionari che promettono elevati ritorni in termini di capital gain e dividendi distribuiti. Nell’ultimo quinquennio il Gabelli Equity Income Fund si e’ particolarmente distinto nella sua categoria in termini di performance realizzata.
Ecco l’intervista.
Wall Street Italia: Dai dati pubblicati nelle ultime settimane giungono segnali contrastanti sull’economia americana. Qual e’ il suo giudizio sullo stato della congiuntura?
Mario Gabelli: L’economia USA e’ ancora debole. Siamo appena usciti da un’impressionante bolla speculativa. A livello mondiale, dal dicembre 1999 al dicembre 2002 nei mercati finanziari sono stati bruciati circa $15.000 miliardi. Da un picco di $36.000-$37.000 miliardi di capitalizzazione, i listini azionari sono scesi a $21.000-$22.000 miliardi. E la meta’ di questo crollo ha riguardato gli Stati Uniti, con un impatto deprimente su consumi e investimenti.
L’aumento del prezzo del petrolio ha ulteriormente peggiorato la situazione. Al di sopra di $25 al barile, potremmo dire che il prezzo del greggio agisce come un ladro di portafogli di Napoli, o di New York, se preferite. Un prezzo cosi’ alto letteralmente sottrae denaro al reddito disponibile dei consumatori, limitandone visibilmente la capacita’ di spesa. A tutto cio’ si aggiungono gli scandali societari e le tensioni geopolitiche.
WSI: Che possibilita’ ci sono di venire fuori da questa situazione?
Gabelli: Un elemento estremamente positivo e’ la determinazione del presidente George Bush ad essere rieletto nel 2004. Per realizzare il suo obiettivo, Bush fara’ del tutto perche’ l’economia mostri concreti segnali di miglioramento gia’ a partire dal prossimo dicembre. A mio avviso lo “stimulus package” proposto dal presidente, unito alla politica monetaria espansiva della Federal Reserve, avra’ effetti decisamente favorevoli per i consumatori, le aziende e i mercati finanziari.
Il percorso, tuttavia, nasconde ancora delle insidie, come gli sviluppi della crisi irachena e le tensioni con il mondo musulmano in generale. Personalmente sono piuttosto ottimista. Credo che un’eventuale guerra contro l’Iraq avra’ effetti positivi sul prezzo del petrolio, portandolo sotto i $25 al barile, e di conseguenza sull’economia. Per quanto riguarda i profitti delle aziende, prevedo una leggera ripresa nel 2003 e una crescita sostenuta nel 2004.
WSI: Passiamo ai mercati finanziari. Possiamo dire che l’orso e’ finalmente giunto al capolinea?
Gabelli: Per il momento le valutazioni sui multipli sono ancora molto elevate. Credo che difficilmente il mercato potra’ risollevarsi in breve tempo. D’altro canto, pero’, i rischi di ulteriori ribassi restano molto circoscritti.
Quando sono arrivato a Wall Street, nel 1967, il Dow Jones era a quota 1.000, ed e’ rimasto intorno a quel livello per altri 15 anni. Nel prossimo quinquennio il mercato continuera’ probabilmente a muoversi in direzione laterale, con utili societari in aumento e multipli in calo. Cio’ non significa, pero’, che non si potranno realizzare buoni affari. Al contrario, il 2003 sara’ un anno straordinariamente positivo per quanto riguarda le opportunita’ di investimento.
WSI: Puo’ approfondire questo concetto?
Gabelli: Un elemento fondamentale per gli investitori, o per chiunque voglia comprendere i mercati americani, e’ il fatto che molto presto il governo degli Stati Uniti modifichera’ alcune norme che regolano (o ostacolano) settori chiave dell’economia, come le telecomunicazioni, i media, le utilities e l’energia.
Nelle utilities, ad esempio, agli investitori istituzionali sara’ presto consentito di detenere partecipazioni superiori al 10% del capitale sociale. Le riforme sulla politica energetica, inoltre, consentiranno di affrontare meglio le eventuali impennate del prezzo del petrolio, magari utilizzando fonti di energia alternativa. Per quanto riguarda i media e la pubblicita’, il comparto dovrebbe registrare una performance molto positiva nel 2003. Il 2004 sara’ poi l’anno in cui cadono le Olimpiadi e le elezioni presidenziali, e nel quale maggiormente si avvertiranno gli effetti degli stimoli economici, con tutti i risvolti positivi in termini di introiti pubblicitari.
Come se non bastasse, assisteremo presto a un crescente incremento delle operazioni di fusione e acquisizione. Il rallentamento registrato negli ultimi due anni si spiega soprattutto con il timore delle aziende di essere catalogate alla stregua di Tyco, WorldCom o Enron, societa’ che hanno condotto politiche di acquisizioni molto aggressive. L’acquisto di Household International da parte di HSBC sembra aver spianato la strada a una nuova stagione di accorpamenti societari.
Tutti questi elementi creeranno i presupposti per generare un “alpha positivo”, come si dice in gergo finanziario, cioe’ di realizzare elevati ritorni sugli investimenti attraverso la scelta di titoli mirati (stock specific).
WSI: Passiamo al fondo da lei gestito. Nel 2002 il Gabelli Equity Income Fund ha realizzato una delle migliori performance della sua categoria. Qual e’ la filosofia di investimento a cui si attiene?
Gabelli: Da quando abbiamo aperto il fondo, circa 10 anni fa, il nostro obiettivo e’ stato quello di acquistare titoli in grado di generare un ritorno costituito in buona parte dai dividendi. Per questa ragione ci siamo concentrati sulle grosse societa’ attive nell’industria petrolifera, nelle utilities e nei beni di consumo.
WSI: Puo’ fare un esempio specifico?
Gabelli: Prendiamo il settore delle componenti automobilistiche. Negli Stati Uniti circolano circa 200 milioni di auto. Entro il prossimo anno probabilmente saranno vendute 16 milioni di nuove vetture, mentre altri 14 milioni saranno dismesse. Trent’anni fa, quando si acquistava una macchina si era in grado guidarla al massimo per 100.000 miglia. Oggi invece le auto durano fino a 170.000 miglia. Inoltre, la garanzia su una nuova vettura e’ di cinque anni, contro i due-tre anni di qualche tempo fa.
Per queste ragioni, il numero delle auto con piu’ di cinque anni di vita crescera’ nei prossimi cinque anni a un tasso del 15%, un fatto estremamente positivo per i produttori di componenti. Tra questi, ci interessa in particolar modo Genuine Parts (GPC – Nyse), societa’ leader del settore negli Stati Uniti.
Il titolo e’ scambiato intorno ai $31. L’azienda paga dividendi di $1,16 e questi sono in crescita da piu’ di trent’anni. Lo yield e’ al momento di circa il 4% e il payout ratio e’ del 50%. Il debito societario e’ molto contenuto, mentre il fatturato e gli utili cresceranno rispettivamente del 4%-5% e del 7,5%-8% all’anno. La societa’ e’ inoltre gestita straordinariamente bene.
WSI: Avete in portafoglio titoli altrettanto appetibili?
Gabelli: Un’altra societa’ alla quale siamo molto interessati e’ Verizon (VZ – Nyse). Il titolo e’ scambiato intorno ai $37, con uno yield del 3,75% e con un P/E ratio inferiore alla media dell’S&P 500. Quest’anno Verizon realizzera’ utili di circa $2,80 per azione. I profitti probabilmente registreranno un incremento del 6%-7%.
La societa’ e’ inoltre intenzionata ad entrare nel segmento wireless, una decisione che noi riteniamo positiva. L’Authority sulle tlc, infine, ha gia’ avanzato alcuni progetti di riforma piuttosto favorevoli per gli operatori di telefonia locale.
WSI: E per quanto riguarda le utilities?
Gabelli: Ci piace molto DQE (DQE – Nyse). Il titolo e’ scambiato a $15,50 e paga dividendi di $1, con un rendimento di circa il 6,5%. Il P/E ratio e’ di 12-13. La societa’ sta sensibilmente riducendo i propri debiti. Riteniamo che il fair value del titolo sia di $20-$22.
WSI: Altri suggerimenti per gli investitori?
Gabelli Un’altra societa’ molto attraente e’ il produttore di ketchup Heinz (HNZ – Nyse): probabilmente i dividendi distribuiti dall’azienda arriveranno a $2 per azione e gli utili cresceranno del 10% l’anno.
Tra le altre aziende che compongono il nostro portafoglio, Campbell Soup (CPB – Nyse), la britannica Gallagher Group e la vostra Parmalat. Tra le grosse holding segnaliamo Royal Dutch (RD – Nyse) e Philip Morris (MO – Nyse).
* Americo Pietropaolo e’ analista finanziario di Wall Street Italia