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INTERNET: CROLLO DEGLI ISP. TISCALI TRA I GRANDI

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L’anno scorso in Europa si contavano 4.000 Internet service provider (ISP). Migliaia di ISP si riversarono sul mercato europeo, alcuni con performance stellari come Freeserve PLC che in 4 mesi raggiunse il livello di 1 milione di utenti.

La ragione principale della scomparsa di migliaia di ISP è che non sono stati capaci di attrarre abbastanza utenti da coprire i loro costi per la connessioni telefoniche e di rete, ne di portare a casa dei guadagni in un momento difficile caratterizzato da un calo degli introiti da pubblicità e commercio elettronico.

Ma adesso, secondo uno studio di Cambridge telecom consultancy Analysys Ltd., dopo un’ecatombe di ISP, il mercato è saldamente in mano a ISP controllati da grossi gruppi telefonici nazionali.

La dura selezione ha portato ad un panorama più chiaro. Le sei società che emergono vincenti sono T-Online, di Deutsche Telekom, Tiscali, Wanadoo, di France Telecom, Terra Lycos di Telefonica, e AOL Europe, il ramo europeo di AOL Time Warner (AOL – Nasdaq). Tutte con alle spalle una grossa società telefonica, tranne Tiscali.

Secondo varie associazioni di consumatori europei, il minor numero di ISP ha comportato un calo della qualità del servizio e prezzi più alti.

Le socità dicono che stanno facendo del loro meglio per migliorare i servizi, ma è indubbio che stiano aumentando i prezzi. A gennaio Freeserve ha aumentato i suoi prezzi del 30%, T-Online ha fatto alzato i prezzi a marzo e altri grossi gruppi seguiranno il loro esempio a breve.

Inoltre, man mano che i piccoli ISP chiudono i battenti e la fetta di mercato dei grandi aumenta, i sopravvissuti avranno meno concorrenza e quindi meno fretta di offrire nuovi e migliori servizi ai loro utenti.

Intanto, i piccoli ISP come il francese Infosources e il britannico Virgin.net sono in vendita. Quei pochi che vengono comprati, spesso sono pagati molto pocol. Per esempio, Infosources è sul mercato per un franco francese più l’assunzione dei debiti metnre breathe.com è stata venduta a 1.8 milioni di sterline in azioni, contro i 50 milioni di sterline che ha speso per negli ultimi due anni.

Molti altri piccoli ISP spariranno nei prossimi mesi, tutte buone notizie per i grandi gruppi che rimarranno padroni del mercato senza la concorrenza dei piccoli fra i piedi.