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Intercettazioni, il governo fa un passo indietro

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Il governo ha presentato il suo atteso emendamento al ddl intercettazioni. E in un colpo solo ha deluso le attese di Berlusconi ed esaltato i finiani consegnando loro una vittoria politica. Il costo dell’intesa tra le due anime del Pdl è stato infatti un corposo alleggerimento delle restrizioni per i giornalisti. Con il nuovo testo curato dal sottosegretario Giacomo Caliendo, in questi giorni tirato in ballo a più riprese dall’inchiesta P3, le intercettazioni saranno ancora pubblicabili. Ma solo quelle essenziali alle indagini, e naturalmente solo quando vengono rese note alle parti, come accade adesso. Un orientamento che è agli antipodi della linea dettata dal premier, che infatti commenta: «Questa legge così non risolve nulla. Anzi, lascia tutto com’è». Al contrario, si mostra soddisfatto il presidente della Camera Gianfranco Fini: «Oggi è stato raggiunto un punto di compromesso, ha prevalso il buon senso». Un modo per sottolineare di aver vinto un altro round nel duello ormai perenne con i berlusconiani. Tanto che il cavaliere sbotta: «Questo testo non lascerà gli italiani parlare liberamente al telefono e l’Italia non sarà un Paese davvero civile». Per il presidente del Consiglio, inoltre, l’iter di approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni mette in evidenza «un difetto della nostra democrazia che è costruita su un’architettura costituzionale non in grado di introdurre interventi di ammodernamento».

L’UDIENZA-FILTRO – Nell’emendamento presentato dal governo si afferma il principio secondo il quale, nel corso delle indagini, l’obbligo del segreto per le intercettazioni «cade» ogni qual volta ne sia stata valutata la rilevanza. In questo senso viene inserita la previsione secondo la quale la documentazione e gli atti relativi alle intercettazioni sono coperti da segreto fino al momento della cosiddetta «udienza-filtro». In questo momento del processo, infatti, si selezionano le intercettazioni depositate dal Pm e si escludono quelle relative a fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Stabilito questo principio, il governo propone quindi di sopprimere tutta quella parte del testo nel quale si prevede il divieto di pubblicazione delle intercettazioni sino alla conclusione delle indagini. Ma si sopprime anche la norma che specificava il regime delle intercettazioni allegate all’ordinanza cautelare. Le intercettazioni, comunque, secondo quanto si legge nel testo messo a punto dal governo, sono sempre coperte dal segreto fino a quando le parti non ne vengano a conoscenza.

LE VALUTAZIONI AI PM – Nella proposta di modifica che porta la firma del sottosegretario Giacomo Caliendo, si disciplinano anche i casi in cui il giudice e il Pm, prima che ci sia l’«udienza-filtro», utilizzino le intercettazioni per emettere, ad esempio, dei provvedimenti cautelari oppure per atti che riguardano la ricerca della prova (ad esempio, un’ordinanza di custodia cautelare oppure un decreto di perquisizione). In questi casi, saranno il Pm e il giudice a dover selezionare quali conversazioni dovranno essere trascritte, in quanto rilevanti, per adottare la misura cautelare o l’atto d’indagine. Il meccanismo previsto implica la necessità di restituire al Pm la facoltà di operare uno stralcio per tutelare la segretezza delle indagini. Nell’emendamento sono poi indicate tutte le modalità tecniche per selezionare le intercettazioni rilevanti e si stabilisce il divieto di trascrivere parti di conversazioni che riguardano fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Giudice e Pm potranno poi disporre, con decreto motivato, l’obbligo del segreto, quando il contenuto delle conversazioni trascritte potrà ledere la riservatezza delle persone coinvolte. I difensori potranno estrarre copia delle trascrizioni e potranno trasferire le registrazioni su un supporto informatico. Si stabilisce, infine, che, dopo la conclusione delle indagini preliminari, nell’udienza preliminare e nel dibattimento, il giudice potrà sempre disporre su richiesta delle parti o anche d’ufficio l’esame dei verbali e l’ascolto delle registrazioni custodite nell’archivio riservato e potrà acquisire con ordinanza le intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

I TEMPI – Per il Pdl non ci sarà alcun rinvio del voto a settembre: la maggioranza sarà pronta a portare in Aula alla Camera il provvedimento sulle intercettazioni, come previsto, per il 29 luglio. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è stato fissato per mercoledì mattina alle 9. «L’emendamento del governo – ha spiegato più dettagliatamente Emilio Costa, capogruppo del Pdl in commissione – è un emendamento di sintesi ed è un tassello che completa il percorso. Mercoledì mattina scadono i termini per i subemendamenti e poi si comincerà a votare in commissione per essere pronti per il 29 luglio. Non ci sarà alcun rinvio». Un concetto ribadito dal capogruppo alla Camera dei berlusconiani Fabrizio Cicchitto: «Il governo, attraverso il ministro Alfano, ha lavorato per raggiungere il triplice risultato di garantire la privacy, e quindi il rispetto dell’articolo 15 della Costituzione, la libertà di stampa secondo l’articolo 21 e il maggior grado possibile di consenso politico e istituzionale. Da questa impostazione discendono le proposte adesso presentate in commissione giustizia della Camera. Ci auguriamo che la commissione le approvi in modo da consentire all’aula di votare il provvedimento entro la prima settimana di agosto come da calendarizzazione già concordata»

LA SODDISFAZIONE DELL’ANM – Soddisfatta anche l’Associazione nazionale magistrati: «Prendiamo atto di come il Governo con l’emendamento sulla cosiddetta ‘dienza filtro – commenta il presidente Luca Palamara – abbia recepito sostanzialmente un’istanza avanzata fin dall’inizio dall’Anm». Per il sindacato delle toghe, il prossimo passo sarà intervenire sulle limitazioni all’utilizzo delle intercettazioni come strumento investigativo: «Adesso – aggiunge Palamara – si mettano da parte tutte quelle disposizioni contenute nel ddl che limitano l’uso delle intercettazioni, come quelle che prevedono la competenza del tribunale collegiale, che produrranno effetti devastanti sul funzionamento degli uffici giudiziari».

CALIENDO CONTESTATO – Intanto il Pd, per bocca di Donatella Ferranti, giudica «inopporutuno» che a seguire l’iter per conto del governo sia Caliendo, dopo il suo coinvolgimento nelle inchieste sulla cosiddetta «P3». L’Italia dei Valori ha invece chiesto al presidente del Senato Renato Schifani di calendarizzare la mozione di sfiducia per il sottosegretario. «Abbiamo chiesto con forza la calendarizzazione di questa mozione, il presidente del Senato Schifani si è riservato di decidere, ci farà sapere – ha spiegato Felice Belisario, presidente dei senatori dell’Idv, al termine della conferenza dei capigruppo di palazzo Madama -. Il sottosegretario non è in condizione di svolgere serenamente il suo lavoro. Tra i suoi compiti specifici c’è la delega a seguire il ddl intercettazioni, io al posto suo avrei già fatto le valigie e abbandonato l’incarico». Ancora poco chiaro, invece, il ruolo che ricoprirà il Pd e il resto dell’opposizione nella mozione: «Noi ci auguriamo che ci sia una convergenza come è accaduto per il caso di Cosentino. L’obiettivo non è spuntarla ma risolvere un problema».

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