Per venerdì 5 luglio i consumatori italiani sono invitati a scioperare, non facendo alcun tipo di acquisto.
La protesta nasce contro gli aumenti dei prezzi generati dall’ingresso dell’euro. Secondo alcune organizzazioni di difesa dei consumatori questi aumenti sono nella maggior parte dei casi ingiustificati.
Il quotidiano La Repubblica ha dato spazio a un dossier di Unioncamere-Indis nel quale si afferma che sono molti, e importanti, gli aumenti di prezzi che non emergono dalle statistiche.
Per esempio. Tra gennaio e maggio le patate sono aumentate quasi del 23%.
In salita anche ortaggi e legumi freschi, rincarati del 5%.
In forte aumento anche benzina, taxi, polizze auto, alberghi.
In pratica, su 38 prodotti o settori di spesa, 19 sono aumentati in media del 4,7%, mentre gli altri 19 sono calati, ma solo dell’ 1,1%.
Secondo gli esperti di Unioncamere-Indis dovremmo “abituarci a guardare con più attenzione le rilevazioni Istat che ci mostrano non solo i rincari più pronunciati, ma l’insieme delle variazioni”.
Il problema dell’inflazione è ben presente ai banchieri della Banca Centrale Europea che hanno lasciato invariati i tassi di interesse della Zona Euro al 3,25%.
I banchieri centrali ritengono di avere ancora l’inflazione sotto controllo. In questo senso sono aiutati dal cambio euro-dollaro.
Così infatti hanno detto nei giorni scorsi:
Il presidente della Bce, Wim Duisemberg: “il rialzo dell’euro contiene le
pressioni inflazionistiche, ma va monitorato”.
Il governatore della Banca di Francia, Jean Claude Trichet: “un euro solido che ispiri fiducia e mantenga il suo valore è nell’interesse dell’Europa”.
Il presidente della Bundesbank tedesca, Ernst Welteke: “il recente rafforzamento
dell’euro nei confronti del dollaro non deve preoccupare e anzi potrebbe avere effetti positivi nei Dodici. Una moneta unica piu’ forte potrebbe contenere i prezzi e fornire stimoli alla ripresa della domanda interna”.
Otmar Issing, membro della Bce: “la rimonta dell’euro sul dollaro aiuta a contenere l’inflazione”.
Insomma, l’apprezzamento dell’euro avrebbe quasi gli stessi effetti sull’inflazione di un aumento dei tassi di interesse.