(Teleborsa) – I prezzi dei prodotti agricoli in campagna si sono ridotti del 6,1 per cento con cali record per i vini che perdono il 13,9 per cento, seguiti dalla frutta fresca e secca (-12,5 per cento), dagli ortaggi e legumi (-9,1 per cento), dai cereali (-3,9 per cento). E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei prezzi alla produzione agricola dell’Ismea a gennaio quando i prezzi dei beni acquistati ad alta frequenza, ovvero quelli della spesa di tutti i giorni, secondo l’Istat sono aumentati del 2,5 per cento su base annua anche per effetto della crescita dello 0,3 per cento degli alimentari. Un aumento su base annuale che – sottolinea la Coldiretti – si è verificato nonostante il fatto che nello stesso arco di tempo i prodotti vegetali hanno registrato alla produzione agricola una flessione del 9,6 per cento nelle quotazioni mentre per le attività di allevamento la riduzione è stata del 2,2 per cento. Per questi ultimi si registra una contrazione del 20,3 per cento per i volatili, seguita dai ribassi delle quotazioni dei bovini (-2,5 per cento) mentre risultano stazionarie le quotazioni dei suini ed in leggero aumento i prezzi di ovini e caprini (+1,9 per cento). I consumatori italiani – continua la Coldiretti – non hanno potuto beneficiare della forte riduzione dei prezzi agricoli, che rischia invece di provocare l’abbandono delle campagne, a causa delle inefficienze e delle speculazioni lungo la filiera agroalimentare. Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo con il risultato di un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale – sostiene la Coldiretti – i prezzi degli alimenti moltiplicano oggi in media cinque volte. Si tratta – conclude la Coldiretti – di un forte ostacolo alla ripresa economica in un Paese dove quasi un euro su quattro si spende per la tavola con gli acquisti di alimentari e bevande che ammontano complessivamente a 215 miliardi di euro all’anno (dei quali 144 a casa e 71 per mangiare fuori), con l’agroalimentare che svolge peraltro una funzione da traino per l’intero Made in Italy all’estero.