Società

Inflazione: l’Europa sta dando una bella lezione agli Usa

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

New York – La Banca Centrale Europea (BCE) e la Federal Reserve (FED) al momento inseguono lo stesso obiettivo: la riduzione dell’inflazione. Tuttavia le politiche monetarie adottate dalle due dovrebbero divergere, secondo quanto riportato in un recente articolo del Wall Street Journal.

Mentre la BCE ha appena alzato i tassi di interesse dello 0,25% (all’1,25%) nella giornata di oggi, la FED dovrebbe mantenere il costo del denaro invariato allo 0,25% per i prossimi mesi e continuare a immettere liquidità nel sistema comprando bond governativi.

Le decisioni di questi due attori, come mette in luce il WSJ, avranno ripercussioni determinanti non solo nel sistema paese, ma nell’intero scenario economico globale. Una scelta affrettata da parte dell’istituto europeo, porterebbe a una riduzione della crescita nell’area euro, mentre un’attesa ingiustificata da parte della controparte americana, rischierebbe di far balzare l’inflazione negli USA, danneggiandone l’economia.

E proprio questi saranno gli argomenti in gioco per la BCE e la FED: sarà troppo presto o è il momento adatto per alzare il costo del denaro? Ovvero, meglio non intervenire per stimolare l’economia nonostante il rischio inflazione o tenere i prezzi sotto controllo a discapito della crescita?

Il problema principale per l’Europa sembra essere bilanciare la situazione di diversi stati, con una crescita solida in Francia e Germania, contrastata dai problemi che affliggono i paesi Piigs, di cui in misura maggiore Portogallo, Grecia e Irlanda.

La situazione negli States sembra più tranquilla al momento, con le minute di martedì della FED che hanno annunciato la decisione di continuare con le misure di acquisto di $600 miliardi in bond a lunga scadenza, programma di allentamento monetario conosciuto come Quantitative Easing (QE). Sebbene Ben Bernanke, chairman della FED, e altri governatori dei vari istituti locali credono che l’elevato prezzo delle commodities sarà solo un fenomeno temporaneo, vi è una minoranza che si dice seriamente preoccupata e esorta a cercare un adattamento delle politiche monetarie.

Uno di questi è James Bullard, presidente della Federal Reserve di St. Louis, che in base a quanto scritto nell’articolo del WSJ, propone di tagliare il programma di QE a $500 miliardi.

L’inflazione americana a febbraio ha toccato il 2,1% su base annua, 1,1% considerando l’inflazione core, ovvero escludendo l’alimentare e il settore energia. Nell’unione europea la crescita dei prezzi era del 2,6% a marzo, mentre il valore core a febbraio era dell’1%. In entrambe si è superato il valore target delle due banche centrali.

Il vincitore sino ad ora è stato l’euro. “Con la BCE che si muove verso un aumento dei tassi e la FED che mantiene la sua posizione di stimolo, il dollaro dovrebbe subire ulteriori ribassi contro l’euro”, ha detto Bruce Kasman, chief global economist per JPMorgan, intervistato dal WSJ prima dell’anticipata decisione di Trichet e soci. E in questi giorni il cambio ha raggiunto i massimi da mesi.