(Teleborsa) – Secondo la stima provvisoria elaborata dall’ISTAT, in marzo la dinamica dei prezzi al consumo ha segnato una accelerazione, sia sul piano congiunturale, sia su quello tendenziale. In base all’indice per l’intera collettività (NIC), dopo gli incrementi limitati allo 0,1% di gennaio e febbraio, in marzo la variazione rispetto al mese precedente è stimata pari allo 0,3%, la più alta dall’agosto dello scorso anno. La crescita su base annua segnerebbe un aumento di due decimi di punto, salendo all’1,4% (era stata dell’1,2% in febbraio). L’indice armonizzato a livello europeo (IPCA) ha registrato una dinamica tendenziale analoga (1,4%), con una accelerazione leggermente più pronunciata (1,1% il tasso su base annua in febbraio). Questo il commento dell’Isae al dato sull’inflazione diffuso stamane dall’Istat, che sottolinea come più forte è stata la risalita dell’inflazione tra i partner dell’UEM: in base alla stima Eurostat, nell’area dell’euro la dinamica dei prezzi al consumo è salita all’1,5% dallo 0,9% di febbraio. Il divario inflazionistico ha pertanto invertito il segno, diventando a favore dell’Italia per un decimo di punto percentuale dai sette decimi di punto a nostro sfavore del settembre dello scorso anno. Causa principale e comune della risalita dell’inflazione è stata l’aggravio dei costi per l’approvvigionamento delle materie prime, energetiche soprattutto. In particolare, tra la metà di febbraio e fine marzo l’aumento del prezzo del petrolio sui mercati internazionali è stato del 14% circa; il deprezzamento della valuta europea nei confronti del dollaro (intorno al 2%) ha ulteriormente appesantito gli esborsi complessivi in euro. Nel caso del NIC, l’incremento congiunturale è frutto di un aumento particolarmente significativo nel capitolo dei trasporti (+1,1%), determinato in larga misura dai rincari dei carburanti: intorno al 3-4% in più i listini alla pompa rispettivamente per benzina e gasolio, con un contributo alla crescita dell’indice complessivo di circa un decimo di punto; aumenti consistenti si sono registrati anche per i costi dei viaggi aerei. Incrementi relativamente più contenuti, ma ugualmente rilevanti si sono registrati per l’”abitazione” e i “servizi ricettivi” (rispettivamente +0,4% e +0,3%). Per le altre principali voci dei bilanci delle famiglie (come gli alimentari e l’abbigliamento e calzature) gli aumenti sono rimasti molto contenuti, senza mettere in evidenza spinte di particolare rilevanza e scontando, viceversa, ancora un clima difficile per l’andamento della domanda di consumo. Alcuni dei rincari registrati (ad esempio nei servizi di trasporto e ricettivi) possono essere imputabili a fattori di carattere stagionale; tuttavia anche l’indicatore elaborato dall’ISAE al netto della componente stagionale ha segnalato una dinamica inflazionistica in aumento: tra gennaio e marzo il ritmo di crescita congiunturale è salito all’1,8% annualizzato dall’1,7% precedente. Questo profilo lascia ipotizzare che nei mesi immediatamente a venire l’inflazione complessiva potrebbe subire un leggero aumento. In aprile l’indice incorporerà gli adeguamenti trimestrali relativi alle tariffe energetiche (una riduzione del 3,1% per i costi dell’energia elettrica e un aumento del 3,6% per quelli del gas) che dovrebbero nell’insieme determinare un contributo alla crescita complessiva positivo, ma estremamente limitato (inferiore 0,05 punti percentuali). In base alle inchieste ISAE, nell’ultimo mese le aspettative inflazionistiche degli operatori economici si sono sostanzialmente stabilizzate, continuando però a fornire per i diversi gruppi indicazioni divergenti circa la direzione degli sviluppi futuri dei prezzi. Tra i consumatori, nonostante circa la metà degli intervistati continui ad attendersi una stabilità dei livelli, sono in leggero aumento coloro che ne prospettano aumenti. Nel settore produttivo, viceversa, a prevalere sono le indicazioni di moderazione della dinamica inflazionistica, probabilmente a causa del permanere di fattori di incertezza circa la ripresa dell’economia e della domanda globale. In particolare, nel comparto che produce beni destinati al consumo, gli imprenditori che intendono ridurre i listini industriali nei prossimi tre mesi superano ancora coloro intenzionati ad aumentarli da qui all’inizio dell’estate.