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Indignados: dopo Usa e Italia, proteste alla Borsa di Londra

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Londra – I manifestanti dell’onda degli indignati si preparano ad accamparsi fuori dalla borsa di Londra con le proteste partite a new York che si stanno espandendo a macchia d’olio.

Sono circa 4 mila le persone che hanno manifestato l’intenzione di partecipare a una manifestazione pacifirca che prendera’ il via a mezzogiorno ora locale di sabato 15 ottobre, il giorno in cui proteste degli indignados avverranno in tutto il pianeta.

Cosi’ ha riferito in un’intervista telefonica con Bloomberg Kai Wargalla, uno degli organizzatori di “Occupy London Stock Exchange”. Il gruppo di manifestanti si dara’ appuntamento a Paternoster Square, vicino agli uffici di Bank of America, in King Edward Street, e a quelli di Goldman Sachs, in Fleet Street.

Dopo la cosiddetta “marcia dei milionari” di martedì, mercoledì i manifestanti del movimento Occupy Wall Street hanno organizzato altre proteste davanti alla sedi principali delle banche di numerose città americane, tra cui New York, Washington, Seattle e Philadelphia.

Il corteo più grosso si è tenuto a New York, dove i manifestanti hanno protestato davanti alla sede della banca JP Morgan Chase a Manhattan e hanno chiesto di poter parlar con Jamie Dimon, presidente e amministratore delegato della società e diventato un simbolo dei banchieri che hanno stretti contatti con il mondo politico, che però al momento si trova in Asia. I manifestanti avevano già cercato di parlare con Dimon il giorno prima, fermandosi davanti alla sua casa a Manhattan.

Durante la protesta la polizia ha arrestato quattro persone. Ci sono stati undici arresti anche a San Francisco, dove i manifestanti hanno circondato e bloccato l’entrata della sede della banca Wells Fargo.

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di Luca Laviola (Ansa)

ROMA – Prove di 15 ottobre, l’I-Day sempre piu’ atteso e temuto, il giorno degli Indignati. A Roma prove di protesta a bassa intensita’, con i manifestanti e le forze dell’ordine a fronteggiarsi quasi per misurare le rispettive capacita’. Ma sabato si annuncia diverso, con migliaia di giovani portati nella capitale dal movimento da tutta Italia e dall’estero. E alcune decine si sono gia’ accampati non lontano da Bankitalia con l’intenzione di restarci tre giorni.

A Bologna invece una ragazza e’ stata ferita alla bocca durante tafferugli con la polizia davanti alla sede locale della Banca d’Italia. E sempre a Bologna c’e’ stata un’irruzione negli uffici della Corte d’Appello. ‘Okkupiamo Bankitalia’ era lo slogan della giornata, di scena anche in altre citta’, tra cui Firenze, Palermo e Ancona. Contro i tagli contenuti nella manovra del governo, la crisi economica e il ruolo pernicioso della finanza, secondo chi e’ sceso in piazza, quasi tutti ragazzi.

A Roma con slogan caustici in particolare per il governatore Mario Draghi, prossima guida della Banca centrale europea. Intorno alla sede dell’istituto in via Nazionale, dove si svolgeva un convegno con Draghi e il presidente Giorgio Napolitano, uno schieramento impressionante di polizia e carabinieri. Una delle piu’ grandi arterie della capitale chiusa al traffico e presidiata.

E cosi’ gli ‘Indignados’ romani hanno dovuto accontentarsi di accamparsi a poche centinaia di metri da Palazzo Koch, davanti al Palazzo delle Esposizioni, di fronte ai mezzi delle forze dell’ordine che sbarravano il passo. Su cui hanno attaccato manifesti e disegni, maschere e ritratti con la faccia di Draghi, i ‘Draghi ribelli’.

E slogan come ‘La vostra rendita la nostra precarieta” e ‘Dividiamo la grana – Noi siamo il 99%’, la seconda frase in inglese come a Wall Street. Alcune centinaia i manifestanti, in gran parte studenti. Con l’intenzione di restare li’ fino a sabato, modello Madrid.

Nel frattempo avrebbero voluto consegnare a Napolitano una lettera con le loro richieste. Il pomeriggio era iniziato con un sit-in di una cinquantina di ‘Indignati tricolori’ davanti a Montecitorio. ‘Solo bandiere italiane e costituzione’, avevano chiesto i promotori via internet. Dalla Camera la piccola protesta si e’ spostata in via del Corso, dove ha bloccato il traffico per alcuni minuti. Quindi in piazza Santi Apostoli, a due passi da Piazza Venezia, dove c’e’ scappato qualche spintone con i funzionari di polizia schierati.

Un uomo che da giugno fa lo sciopero della fame ”contro i privilegi della casta”, Gaetano Ferrieri, ha avuto un malore. La suspance si e’ poi spostata tutta davanti al quartier generale della Banca d’Italia. Decine di giornalisti, cameraman e fotografi si sono radunati in attesa degli Indignati, ma tutte le strade erano sbarrate da polizia e carabinieri. Solo qualche turista, gli spettatori del teatro Eliseo con il biglietto in mano e i commessi dei negozi di via Nazionale sono riusciti a passare.

Gli elicotteri controllavano dall’alto. Lontano, oltre i blindati, rullavano i tamburi della protesta. Che sabato si annuncia ben piu’ massiccia. ”Giorno della rabbia? Per noi sara’ il giorno dell’impegno per garantire i diritti e la sicurezza di tutti”, ha detto il questore di Roma Francesco Tagliente. ”Non vogliamo che la situazione degeneri in violenza o in scontri di piazza”, ha affermato il sindaco Gianni Alemanno, chiedendo ”massima attenzione per superare questi giorni senza problemi”. Meno tre all’I-Day, e’ sera e gli elicotteri volano ancora.

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Bologna – Le forze dell’ordine hanno allontanato intorno alla mezzanotte i manifestanti del sit-in nei pressi della sede della Banca d’Italia a Roma. Dopo alcuni momenti di tensione, con qualche spintone, i giovani ‘indignati’ sono stati portati via dalla sede stradale a uno a uno, e spostati sul marciapiede, e poco dopo via Nazionale, chiusa da ore, e’ stata riaperta al traffico.

Nel capoluogo emiliano due tentativi di invasione della sede di Bankitalia sono stati bloccati con le manganellate. Tensione altissima tra polizia e “indignati” che stanno manifestando davanti alla sede della Banca d’Italia. Decine di manifestanti dei centri sociali e universitari di Bologna hanno tentato di entrare nella sede dell’istituto, come annunciato da diversi giorni.

Le forze dell’ordine in tenuta antisommossa hanno già provveduto ad alcune cariche di alleggerimento. Al momento non si contano feriti anche se tra i manifestanti diversi sono quelli che hanno lamentato dolori per le manganellate.

Tra i diversi slogan del corteo: “A voi i debiti, a noi la Borsa e la vita”. Nel secondo tentativo di ‘sfondare’ nel quartier generale emiliano della Banca d’Italia sono volate anche bottigliette d’acqua e qualche bastone. La tensione non accenna ad allentarsi perché i manifestanti non sembrano intenzionati a lasciare perdere.

Si tratta di un “anticipo” di quanto avverrà il 15 ottobre. Oggi i “draghi ribelli”, un nome collettivo dietro il quale si organizza un insieme di precari, studenti, artisti, operatori della comunicazione, attivisti dei movimenti, scendono in piazza “contro la dittatura finanziaria delle banche” in una serie di blitz sotto le sedi di Banca d’Italia, a partire da quella romana di Palazzo Koch, in via Nazionale.

Nel manifesto di presentazione dell’evento aggiungono che scenderanno in piazza “contro la dittatura finanziaria delle banche e della speculazione globale che usano la crisi per attaccare e smantellare i servizi pubblici, il welfare, la formazione, per cancellare diritti e appropriarsi dei beni comuni” e che per questo numerose persone parteciperanno “ad un evento pubblico di proposta e di protesta che individui nella Banca d’Italia e nella Bce le istituzioni di una nuova governance globale che impone decisioni al di fuori di qualsiasi legittimità democratica”.

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Milano – Nel frattempo a Milano alcuni manifestanti sono stati ricevuti per consegnare una lettera indirizzata al governatore Draghi e al presidente uscente della Bce Jean-Claude Trichet. I due banchieri sono nel mirino dei contestatori per la lettera inviata al governo italiano ad agosto in cui chiedevano misure drastiche per arginare la crisi economica.

“Voi chiedete la riforma ulteriore del sistema di contrattazione salariale collettivo… noi pretendiamo la cancellazione dell’articolo 8 e dell’accordo tra sindacati e Confrindustria”, si legge nella missiva consegnata alla sede di Bankitalia di Milano, firmata da due giovani precari, in cui si chiede “il libero e consapevole accesso ai beni comuni, il diritto alla casa, alla formazione e all’istruzione”.

“Questo noi chiediamo e anzi pretendiamo… perché siamo stati buoni ma mai stupidi”, conclude la lettera, che sarà inviata a Roma e alla quale i manifestanti hanno detto di aspettarsi quanto prima una risposta pubblica.

Dopo le manifestazioni a Wall Street nei giorni scorsi di quello che è diventato ormai un movimento globale, l’appuntamento per tutti è per sabato prossimo a Roma, alla manifestazione che non vuole cappelli politici e alla quale è prevista la partecipazione di svariate sigle e associazioni.

“Siamo indignati, perché la gente non ne può più… quello che sta succedendo è lotta di classe”, spiega Walter Gelli, segretario Cub. “C’è indignazione popolare e voglia di ribellione civile e pacifica per rideterminare nuovi destini”, aggiunge, non escludendo che quella di sabato possa trasformarsi in un’assemblea popolare permanente simile a quella registrata in Spagna nei mesi scorsi, con accampamenti in piazza.

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Roma – Lo potremmo definire un preludio di quanto avverrà il 15 ottobre. I “draghi ribelli”, un nome collettivo dietro il quale si organizza un insieme di precari, studenti, artisti, operatori della comunicazione, attivisti dei movimenti, scendono in piazza “contro la dittatura finanziaria delle banche” in una serie di blitz sotto le sedi di Banca d’Italia, a partire da quella romana di Palazzo Koch, in via Nazionale.

Gli stessi “draghi” sostengono che il blitz, che si svolgerà in diverse città, non sarà fine a se stesso ma “una mobilitazione prolungata, con forme modulabili. L’obiettivo temporale che ci poniamo per ora va dal 12 al 15 ottobre, quando ci mobiliteremo in tutto il mondo per la giustizia sociale e il cambiamento globale”.

Nel manifesto di presentazione dell’evento aggiungono che scenderanno in piazza “contro la dittatura finanziaria delle banche e della speculazione globale che usano la crisi per attaccare e smantellare i servizi pubblici, il welfare, la formazione, per cancellare diritti e appropriarsi dei beni comuni” e che per questo numerose persone parteciperanno “ad un evento pubblico di proposta e di protesta che individui nella Banca d’Italia e nella Bce le istituzioni di una nuova governance globale che impone decisioni al di fuori di qualsiasi legittimità democratica”.

Un blitz che cade, non a caso, nel giorno in cui a Roma si svolge il convegno internazionale “L’Italia e l’economia mondiale, 1861-2011”, con la presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e del presidente della Banca d’Italia Mario Draghi.

E proprio al capo dello Stato i “draghi ribelli” hanno rivolto un appello, una lettera pubblica in cui si chiede di rifocalizzare l’attenzione sui giovani. Una lettera che vorrebbero consegnare nelle mani del presidente della Repubblica: “La questione generazionale è semplice – scrivono a Napolitano – c’è una generazione esclusa dai diritti e dal benessere, che oggi campa grazie al welfare familiare, e sulla quale si sta scaricando tutto il peso della crisi. La questione non si risolve togliendo i diritti a chi li aveva conquistati, i genitori, ma riconoscendo diritti a chi non li ha, i figli, e per far questo ci vogliono risorse, altrimenti le parole girano a vuoto”.

“Ora ci chiediamo, e chiediamo anche a lei presidente, come è possibile invertire la tendenza e promuovere delle politiche pubbliche – proseguono – a sostegno delle giovani generazioni prendendo sul serio le letterine estive di Trichet e Draghi?”.

“Con troppa solerzia, caro presidente – aggiungono – l’abbiamo vista affidarsi alle indicazioni di Trichet e Draghi. Questo non significa unire l’Italia e neanche sostenere le giovani generazioni. Bisognerebbe avere il coraggio, dopo il disastro del ventennio berlusconiano e della seconda Repubblica, di costruirne una terza di Repubblica, fondata sui beni comuni e non sugli interessi privati.

È giunto il momento di scegliere da che parte stare, dalla parte della rendita o da quella della vita. La invitiamo a riflettere, perché questa generazione tradita non si arrenderà alla rassegnazione, ma da Tunisi a New York ha imparato ad alzare la testa”.