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(WSI) – Ufficialmente Fazio ieri pomeriggio non si è recato da Ciampi al Quirinale, ufficialmente il capo dello Stato non ha discusso con il governatore di Bankitalia sulla grave crisi che sta minando l’Istituto, ufficialmente Antonio Fazio non ha offerto di autosospendersi dall’incarico come gesto di chiarezza e al tempo stesso di compromesso.
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Tuttavia c’è qualcosa che non torna nel gioco delle smentite e delle mancate conferme, perché se è vero che nessuna autorità istituzionale e di governo ha i poteri per revocare il mandato a Fazio, è altrettanto vero che ieri Berlusconi e Bossi hanno inviato un segnale alla massima carica della Banca d’Italia. E per quanto ambigui nel lessico, il premier e il leader della Lega hanno marcato la loro distanza da Fazio, il cui isolamento politico si fa giorno dopo giorno più evidente. C’è un termine che viene accostato al governatore e che è diventato quasi bipartisan nel Palazzo: «Indifendibile».
Lo usa tutto il centrosinistra, appartiene a gran parte della Cdl e da ultimo ha conquistato la destra, influenzata – così dicono autorevoli fonti – dal Quirinale. Ed è ovvio che il Cavaliere e il Senatùr non ne faranno mai pubblico uso, però le preoccupazioni di Berlusconi sull’imminente tempesta giudiziaria che colpirebbe Fazio avrebbero fatto breccia sulle resistenze di Bossi. Insieme a un ragionamento politico: guidare la gestione della crisi, e non lasciare la pratica della successione a un possibile governo dell’Unione l’anno prossimo. Forse oggi il premier tornerà a parlarne con l’alleato, e nella maggioranza c’è chi scommette che «Fazio sarà costretto a lasciare il suo posto a breve».
Ufficialmente Fazio è ancora al suo posto, ma nel Palazzo c’è la fibrillazione tipica di una vigilia. Ieri erano così intrecciate le voci sulle sue possibili dimissioni, che all’opposizione era giunta voce di un imminente incontro tra il premier e il Governatore. Il fatto che Rutelli abbia salutato con un «meglio tardissimo che mai» la mossa di Berlusconi, è testimonianza del tramestio. Il cambio della guardia a palazzo Koch è considerato da Fassino come «l’unica possibile conclusione di una vicenda che ha minato il prestigio e la credibilità di Bankitalia». E’ tutto da vedere se e quando avverrà l’evento, nel frattempo il leader dei Ds ha annunciato la riproposizione al Senato degli emendamenti alla riforma del risparmio che il suo partito presentò alla Camera, e che furono bocciati perché il Polo – soccorso da un pezzo dell’opposizione – blindò il testo.
Gli emendamenti sul mandato a termine del Governatore e sul trasferimento dei poteri di concorrenza e trasparenza da Bankitalia alla Consob e all’Antitrust, facevano parte di un progetto di legge redatto dalla Quercia. Ora sono il segno di una volontà politica: cambiare regole e governatore. Per quell’incarico – ha spiegato Fassino ai suoi – serve «una personalità di prestigio» che possa restituire all’Istituto «autorevolezza».
Tra i possibili sostituti di Fazio, la lista di Gianni Letta (Monti, Draghi, Siniscalco) quasi coincide con i desiderata dell’Unione: Monti, Draghi, Padoa-Schioppa. Di Monti a palazzo Koch parlò mesi fa Bertinotti durante un colloquio riservato, quando l’ex commissario Ue era accreditato come possibile ministro dell’Economia del centro-sinistra: «Prodi – disse il leader del Prc – non pensa di offrire a Monti un incarico di governo. Semmai lo vedrebbe bene a Bankitalia».
Ufficialmente però non sono in corso contatti tra i due poli per concordare il successore di Fazio. Ufficialmente il Governatore ieri non è stato nemmeno al Quirinale.
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