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IN QUESTO SCENARIO, MASSIMA ALLERTA DEFLAZIONE

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La recessione che sta flagellando l’Europa aumenta il rischio deflazione. A dirlo è Standard & Poor’s nel nuovo report ‘Previsioni sull’economia europea: può la disinflazione trasformarsi in inflazione?’. “Il declino del Pil nella seconda metà del 2008 è continuato nel primo trimestre 2009, spingendo le speranze di una ripresa alla fine di quest’anno”, dice Jean-Michel Six, economista capo per l’Europa di Standard & Poor’s. “Nonostante il calo dell’inflazione nelle economie sviluppate abbia aumentato il potere d’acquisto, la gente preferisce risparmiare piuttosto che spendere, mandando in fumo le ultime speranze per una ripresa della domanda nel breve termine”.

DISINFLAZIONE E DEFLAZIONE Con prospettive così deboli di ripresa, il dibattito si sposta sulla possibilità che l’attuale disinflazione – vale a dire una riduzione del tasso di inflazione – si trasformi in deflazione. Se la disinflazione ha infatti effetti benefici, aumentando il potere di acquisto e migliorando il livello di competitività, la deflazione ha al contrario effetti dannosi. Se i prezzi al dettaglio scendono per un periodo di tempo prolungato, infatti, i consumatori sono spinti a posporre i loro acquisti confidando in un’ulteriore riduzione dei prezzi, aggravando così la flessione economica. La deflazione aumenta inoltre il costo reale del debito in tutti i settori economici.

Le misure di allentamento quantitativo proposte dalla Banca di Inghilterra sono nate dalla consapevolezza dell’esistenza di un rischio deflazione e mirano a stimolare i prestiti da parte delle banche. Non è detto, tuttavia, che le manovre raggiungano il loro scopo specialmente se le banche perseverassero in una politica di cautela. Molti elementi sembrano però navigare contro un possibile sviluppo della deflazione, tra cui un minore tasso di debito da ridimensionare, la rigidità degli stipendi nominali e le attese per un tasso di inflazione positivo.

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DIVERISITA’ MEMBRI UE DI FRONTE A RISCHIO DEFLAZIONE “La gravità della recessione in corso nella zona euro sta rendendo il lavoro della Banca centrale europea difficile, perchè non tutti i membri sono equipaggiati nello stesso modo per resistere alle pressioni deflazionistiche”, commenta Six. “Se Germania, Francia e persino l’Italia sembrano immuni dalla spirale deflazionistica, non si può dire lo stesso per Irlanda e Spagna”. Inoltre, se in alcuni paesi si sviluppasse la deflazione, la Banca centrale avrebbe più problemi del Regno Unito nell’applicare misure di allentamento quantitativo, dal momento che non esiste nella zona euro un unico mercato obbligazionario, ma un insieme di mercati nazionali dei titoli di stato, dice il rapporto.