(Teleborsa) – Non accadeva da quarant’anni che i prezzi del grano salissero del 50% in un mese. La situazione ha generato tra gli operatori la preoccupazione che possa essersi innescata una corsa agli acquisti da parte dei paesi importatori, su tutti Africa e Medio Oriente. Le potenzialità calmieranti di questa situazione deriverebbero invece dal fatto che le scorte globali restano, allo stato attuale, elevate. La causa che gli osservatori ritengono possa essere l’elemento scatenante di questa corsa agli approvigionamenti e che alla fine potrebbe avere ricaduta sui consumatori, in particolare nei paesi dalle economie più fragili, è proprio la siccità in Russia e in Asia centrale. E proprio in Russia l’Ente governativo che sovrintende la produzione ha tagliato la stima del raccolto di quest’anno da 81-85 milioni di tonnellate a 75-78 milioni di tonnellate. A livello di export il presidente della suddetta organizzazione ha stimato una quota di 15 milioni di tonnellate da destinare per quest’anno al mercato esterno, rispetto ai 21 milioni dello scorso anno. Il taglio delle stime è stato attuato anche da un altro grande “granaio”, il Canada, che per le piogge torrenziali ha visto la sua produzione venir meno rispetto ai livelli dell’anno precedente. Tirano quindi un sospiro di sollievo le grandi Trading Company del settore, preoccupate nei giorni scorsi dal rischio di non poter regolare i contratti già conclusi; contando invece sul blocco imposto dalla Russia alle esportazioni, potrebbero adesso richiedere l’annullamento dei contratti già conclusi, come accadde nel 2008.