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IMMOBILIARISTI: DOPO I RAID,
IL BUEN RETIRO

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(WSI) – A un certo punto, verso la fine dello scorso anno, è sembrato che tutto il mondo dei nuovi immobiliaristi, prima guardato con curiosità e interesse, ma anche con allarme, crollasse: indagini giudiziarie e avvisi di garanzia, inchieste giornalistiche che hanno mostrato in alcuni casi l’origine incerta del loro patrimonio, si sono susseguiti a ridosso della vicenda Bnl e Antonveneta contribuendo a creare un generale clima di discredito verso questo settore. Ma poi, piano piano, l’eco delle inchieste si è fatto più lontano finché non è calato il sipario su quel nuovo fenomeno dell’economia italiana legato alla “finanza del mattone”. Di Ricucci, Coppola e Statuto, ma anche di vecchi immobiliaristi come Franco Caltagirone o altri soggetti emersi nel corso degli ultimi anni come Luigi Zunino, si è saputo sempre meno.

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Improvvisamente i nuovi finanzieri ‘immobiliari’, dalle luci della ribalta sono stati catapultati nella camera oscura dell’oblio. Ma non hanno smesso di lavorare, a parte Stefano Ricucci (vedi articolo nell’altra pagina) che sembra fermo e in sostanziale default in attesa dello sblocco delle azioni sequestrate e di vedere che cosa può ancora salvare del suo ex piccolo impero del mattone. E comunque, notano molti osservatori, Ricucci in senso tecnico era più un raider di Borsa che non un vero immobiliarista impegnato in operazioni sul mattone. Che rimaneva, più che altro, come l’origine nebulosa da cui partiva il suo patrimonio.

Lontani dai riflettori, vecchi e nuovi immobiliaristi sembrano comunque trovarsi meglio. Franco Caltagirone, dopo aver capitanato la squadra che si era ripromessa di cambiare le sorti della Bnl, limitandosi alla fine a lucrare sulle plusvalenze azionarie, è volentieri rientrato nell’anonimato delle sue tante società immobiliari che tiene rigorosamente lontane dal suo piccolo impero di Borsa raggomitolato intorno alla Caltagirone Spa, la holding che ha sotto di sé media, cemento e lavori pubblici.

L’operatore che più sembra cambiato negli ultimi tempi è Danilo Coppola. Sono lontane le sue belligeranti dichiarazioni per avere un posto nel consiglio d’amministrazione della Bnl. L’avviso di garanzia per aggiotaggio nel caso Antonveneta e il conseguente blocco delle azioni acquistate, lo ha convinto a mostrarsi un po’ meno. Anzi, c’è stata quasi una conversione: Coppola ha deciso di concentrarsi di più nell’Ipi, la società quotata acquistata un anno fa da Zunino. Ne ha preparato il piano industriale ma soprattutto ha deciso di dismettere tutto il patrimonio del gruppo che sta al di fuori della società quotata. «Qualcosa resterà ancora in famiglia, ma fra qualche mese quando si parlerà del Gruppo Coppola, si parlerà soprattutto di Ipi». Un modello che ricorda quello di Zunino, che ha messo dentro la sua Risanamento tutti gli immobili e tutte le attività.

Negli ultimi mesi, finita l’avventura in Bnl da cui ha ricavato 220230 milioni di euro, Coppola ha acquisito per 118 milioni da Zunino 160 mila metri quadri a Porta Vittoria. Un’area a 800 metri dal Duomo che vedrà anche la costruzione, oltre che di residenze, di un albergo, una multisala e un centro commerciale: dopo la presentazione al Mipim di Cannes del piano di costruzione, il titolo Ipi è schizzato all’insù del 9 per cento.

Coppola che continua a mantenere il 4,6 per cento di Mediobanca come ‘partecipazione strategica’ ma senza chiedere stavolta un posto in consiglio ha anche acquisito da un gruppo di banche alla fine dello scorso anno il 69 per cento del Lingotto, di cui la sua Ipi deteneva già il 31 per cento. Secondo l’immobiliarista, il reddito ricavabile da questa struttura può essere incrementato considerevolmente. Da Zunino, che sembra a questo punto diventato il partner privilegiato, Coppola ha di recente acquisito anche parte dell’ex area Falck, su cui costruirà 250 mila metri quadri di appartamenti. Ma il progetto più ambizioso di Coppola è quello di far crescere l’Ipi in Borsa: «Oggi la capitalizzazione è sui 320330 milioni di euro. Ma gli asset che si trovano all’interno valgono almeno 6700 milioni di euro. L’Ipi crescerà molto nei prossimi anni».

Il cavalier Zunino, la cui società quotata Risanamento è cresciuta del 338 per cento in Borsa negli ultimi due anni e del 54 per cento dall’inizio di quest’anno, si è concentrato su tre fronti: l’area di Santa Giulia a Milano, che è il più grande progetto europeo di riorganizzazione urbanistica mai messo in piedi, la sua scommessa più grande; l’area ex Falck a Sesto San Giovanni, e gli immobili a Parigi (su cui è stato investito un miliardo di euro e sono stati fatti affari con Arnault e Pinault). Con le vendite di Porta Vittoria e di parte Santa Giulia alle cooperative, Zunino ha fatto un po’ di cassa per lanciarsi in altre avventure, mentre ha anche ridotto il peso dell’indebitamento. Nelle prime quattro sedute di Borsa della scorsa settimana il titolo è cresciuto del 13 per cento, sull’onda anche dell’annuncio che Sky porterà a Santa Giulia il suo quartier generale.

Giuseppe Statuto, partendo dalla plusvalenza di circa 200 milioni per Bnl, ha comprato l’area di San Donato a Milano, dove svilupperà 400 mila metri cubi per un totale di 1.0001.500 appartamenti. Un investimento da 120 milioni da cui si attendono alti ricavi. Un altro colpo messo a segno di recente è stata l’acquisizione, in una gara pubblica, per 47 milioni di un immobile delle Fs a Trastevere (Roma). Ma la nuova passione di Statuto è la diversificazione nel comparto alberghiero. L’accordo con l’americana Starwood prevede che Statuto acquisti la proprietà e poi gestisca l’albergo. Il Danieli a Venezia ne è un esempio, ma ce ne sono altri due in arrivo. Poi c’è l’hotel Duomo a Milano, in ristrutturazione. «Ad agosto, grazie a una joint venture con la spagnola Ac Hotels apriremo a Milano un albergo in zona Corso Como».

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