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IMMOBILIARE/2: BERNANKE TEME
LA TEGOLA IN TESTA

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(WSI) –
L’edilizia frena e getta un’ombra sulle prospettive di crescita della locomotiva Usa. Ben Bernanke, il numero uno della Federal Reserve a cui è affidato il compito di traghettare l’economia americana dall’età delle bolle a ripetizione a una situazione di normalità, si trova a fronteggiare un incalzante dilemma: una scelta troppo intransigente sul fronte dei tassi può avere conseguenze nefaste per lo sviluppo; ma un atteggiamento troppo compiacente sul fronte tassi può scatenare una recrudescenza delle tensioni inflative. «La riunione della prossima settimana – spiega Laurence Meyer, ex membro di alto rango della Fed – è tra le più incerte della storia recente degli Stati Uniti. Non sarei sorpreso se l’effettiva decisione sui tassi maturasse proprio durante il summit, e non con largo anticipo come accade di solito».

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Meyer si riferisce all’incontro di martedì 8 agosto, durante il quale il direttorio dell’istituto centrale sarà chiamato a decidere se alzare il costo del denaro di altri 25 punti base, portandolo al 5,5%, o se mantenerlo al livello attuale. Il consensus degli analisti, equamente divisi sulle due ipotesi, conferma l’alto grado di problematicità della riunione e della conseguente decisione. Proprio durante le ultime settimane sono uscite statistiche preoccupanti. Da un lato l’economa è in rallentamento, dall’altra l’inflazione è in accelerazione. La Banca centrale tentenna perché non sa se accordare la priorità alla crescita, lasciando fermi i tassi, o se troncare di netto il rischio inflazione, tirando ancora una volta le briglie della politica monetaria.

A questo punto la variabile più importante diventa lo stato di salute del settore immobiliare. Grazie al meccanismo del rifinanziamento dei mutui ipotecari gli americani hanno estratto dalle proprie abitazioni circa 439 miliardi di dollari nel 2003, circa 633 nel 2004 e circa 720 l’anno scorso. Denari che sono stati poi utilizzati per mantenere alti i livelli di consumi, facendo da volano alla congiuntura. Ma l’edilizia è ora a un punto di svolta. A confermare la minaccia di uno sboom sono in primo luogo i costruttori.

L’indice che misura le aspettative di vendita di nuove abitazioni, redatto dall’Associazione Nazionale dei Costruttori, è precipitato a livelli che, in passato, hanno coinciso con una contrazione del settore. Ulteriori conferme giungono poi dal mercato. Le abitazioni finite, ma in attesa di un acquirente, sono cresciute del 39% da giugno 2005. Insomma, le scorte aumentano a ritmi allarmanti, mentre i prezzi hanno smesso di salire e incominciano a cedere terreno (-1,3% a giugno). In più le quotazioni dei titoli delle costruzioni di Wall Street hanno subìto forti cali.

IL MERCATO RESIDENZIALE. Il mercato residenziale è vulnerabile perché acquistare casa è sempre più difficile per il rincaro sia dei prezzi delle abitazioni sia del costo del denaro. Perciò molti analisti consiglierebbero a Ben Bernanke grande cautela nel mettere mano alla leva dei tassi. «La Fed – chiarisce Paul Kasriel, capo economista della Northern Trust di Chicago – ha alzato il tasso base di 425 punti base in 25 mesi. Bisogna tornare al principio degli anni ’80 per trovare qualcosa di analogo. Insomma, la stretta già realizzata è importante, e avrà degli effetti ritardati sull’economia.

Già così la crescita è incanalata verso un sentiero di marcato rallentamento. Secondo me, l’espansione, che ha viaggiato oltre il 3,5% nel recente passato, scenderà sotto il 3% nei trimestri a venire. Ma capisco anche l’apprensione della Fed. L’inflazione ha accelerato. L’indicatore maggiormente vigilato dalla Banca centrale, il deflatore della spesa personale per consumi depurato delle componenti volatili di energia e alimentari, ha raggiunto il preoccupante livello del 2,9% rispetto al 2,1% del primo trimestre. Tuttavia l’inflazione dovrebbe calare in risposta a un’economia meno esuberante, senza la necessità di una cura monetaria aggiuntiva».

Della stessa opinione John Silvia, capo economista di Wachovia, che abbraccia la tesi della frenata morbida: «L’inflazione tendenziale sfiora il 4%, una quota giudicata inaccettabile da Bernanke. La dinamica dei prezzi potrebbe però moderarsi naturalmente e io penso che già nel 2007 il carovita avrà sufficienti chance di tornare entro valori accettabili. Evitando di reagire in modo eccessivo ai dati di oggi, e focalizzando l’attenzione sulle aspettative future, la Fed eviterebbe di soffocare l’edilizia e la spesa per consumi». Ad ogni buon conto gli operatori di mercato prevedono che entro ottobre il costo del denaro salirà di altri 25 punti base. Non è però certo se la stretta avverrà martedì prossimo oppure a ottobre. Se l’analisi degli esperti è corretta, l’edilizia e il tessuto produttivo dovrebbero essere in grado di assorbire la stretta monetaria, decelerando in modo composto.

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