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Immigrazione. Maroni: è come dopo la caduta del Muro di Berlino

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Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, auspica una “convocazione urgente del Consiglio europeo a livello di capi di Stato e di governo” per affrontare l’emergenza immigrazione dal Nord Africa e paragona la situazione a quella prodotta in Europa dalla caduta del Muro di Berlino.

“Ho sentito il presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo, Mario Mauro, chiedere la convocazione urgente del Consiglio europeo, condivido questa richiesta perché siamo di fronte alla caduta del Muro di Berlino, a un nuovo ’89 e l’Europa deve darsi una strategia a livello di capi di Stato e di governo. Non è solo il problema del contrasto all’immigrazione clandestina e dei flussi, ma è uno scenario nuovo che si sta profilando e credo sia assolutamente urgente che i capi di Stato e di governo dei Ventisette si diano una strategia”, ha detto a margine della presentazione dei risultati del patto per la sicurezza dell’area del Lago Maggiore e del Lago di Lugano.

Il ministro ha aggiunto che alle 15.30 di oggi al Viminale terrà “una riunione tecnica per l’emergenza umanitaria a cui seguirà il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza per le misure di contrasto e di controllo degli sbarchi”.

Quanto al problema dell’immigrazione e dell’emergenza umanitaria il responsabile del Viminale ha ricordato che “su questo abbiamo già da tempo avanzato richieste alla Commissione europea, in particolare l’intervento dell’agenzia europea Frontex che deve fronteggiare nel Mediterraneo gli sbarchi, ma anche gestire gli arrivi, i centri di identificazione e procedere ai rimpatri”.

“Chiediamo da tempo all’Europa – ha concluso Maroni – di farsi carico di tutto ciò di cui ci stiamo facendo carico noi con le nostre sole forze. Questa è una delle numerose richieste avanzate e su cui l’Unione europea non ci ha ancora risposto”.

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L’emergenza immigrati si è imposta sulla già fittissima agenda di Franco Frattini in Nordafrica e Medio Oriente: così il ministro degli Esteri, che oggi aveva già in programma due visite lampo in Siria e Giordania sugli scenari del dopo-Mubarak, ha inserito all’ultimo momento una tappa serale in Tunisia, dove la ‘rivoluzione dei gelsomini’ ha alimentato un flusso ininterrotto di migranti verso le coste italiane, oltre 4mila nel giro di pochissimi giorni.

Per frenare la fuga disperata dalla violenza e dalla fame nel Nordafrica, il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha chiesto ieri alla Tunisia di ospitare sul suo territorio ispettori della polizia italiana ricevendo un secco rifiuto da parte del governo tunisino, il cui portavoce ha definito una simile ipotesi “inaccettabile”.

Sempre sulla linea di ciò che fu sperimentato con successo con l’Albania nei primi anni Novanta, Frattini insiste sull’opportunità che le nostre navi vadano quantomeno a pattugliare direttamente le coste tunisine. “L’Italia – dice il ministro – può offrire molto alla Tunisia, un aiuto logistico, un aiuto in termini di equipaggiamento delle forze di polizia, ivi compresa la messa a disposizione di strumenti importanti sia navali sia terrestri per il pattugliamento della costa tunisina, perché se si fermano ai porti di partenza questo traffico si interromperà”.

Dopo le dimissioni di Ben Alì lo scorso 14 gennaio, comunque, la precarietà degli interlocutori politici attuali (l’omologo di Frattini, il ministro Ahmed Abderraouf Ounaies si è dimesso soltanto ieri) rende più difficile ogni tentativo di collaborazione. Dal primo ministro tunisino Mohammed Gannouchi, che incontrerà a Tunisi in serata, il titolare della Farnesina vuole innanzi tutto “ottenere la conferma della volontà di lavorare con l’Italia, come sempre si è fatto, per frenare quel flusso migratorio irregolare che da zero è passato in poche ore ad alcune migliaia di immigrati clandestini”.

Conversando con i giornalisti sull’aereo che lo porta a Damasco – prima tappa del tour regionale che prevede, sempre in giornata, una tappa anche ad Amman – Frattini parla di un “traffico di esseri umani senza precedenti”, “gente che paga mille dollari a persona per mettersi su un barcone verso Lampedusa: io credo – sottolinea – che Tunisia e Italia abbiano interesse comune a frenare tutto questo”. Il capo della diplomazia italiana ha d’altronde parlato dell’emergenza sbarchi anche con Hillary Clinton, ieri, in una telefonata in cui il segretario di Stato Usa si è detta “preoccupata” per il rischio che il fenomeno migratorio possa estendersi a tutta la regione.

“Finora il meccanismo ha funzionato e vogliamo ripristinare quel meccanismo che fino a un mese fa aveva portato a zero l’immigrazione clandestina”. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha motivato così la richiesta, da parte italiana, di pattugliamenti delle coste nordafricane per far fronte all’emergenza sbarchi.

Dopo il primo rifiuto da parte di Tunisi dell’ipotesi di invio di ispettori italiani, avanzata ieri dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, oggi Frattini andrà a Tunisi per insistere sulla necessità di un’azione congiunta da parte dei due governi: “sono certo che la collaborazione tra i nostri due paesi riprenderà più forte di prima”, ha detto Frattini, conversando con i giornalisti a Damasco, prima tappa del suo tour regionale.