Economia

Il trionfo degli euro scettici. Ciao moneta Ue

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New York – Addio al sogno della moneta unica. “L’Eurozona si sta sgretolando”. E’ Bernard Connolly, analista indipendente che lavora alla Commissione europea, ad aver tracciato un quadro senza appello per il destino dell’euro.

Lo aveva fatto di fronte a una platea alquanto scettica durante una conferenza stampa tenutasi la scorsa primavera a Los Angeles presso il Milken Institute, dove aveva messo in guardia sul fatto che Grecia, Italia, Portogallo e Spagna non avrebbero soltanto dovuto rivedere le loro politiche di bilancio per rimettersi su un percorso virtuoso di crescita. A far da bussola sarebbero, infatti, state a suo avviso le soluzioni promosse dai policy makers.

“L’attuale condotta politica porterà dritti a disordini sociali”, aveva scandito, aggiungendo: “Nessuno dovrebbe dimenticare la storia di questi paesi: tutti quanti hanno avuto guerre civili, dittature fasciste e rivoluzioni. E questo – aveva concluso in quell’occasione – sarà di nuovo il loro futuro, se i governanti non prenderanno le giuste iniziative”.

Adesso che la crisi del debito sovrano dalla Grecia si è propagata al resto d’Europa e rischia di inghiottire anche la Francia, oltre che l’Italia e la Spagna, quelle previsioni di Connolly non solo hanno conquistato maggiore validità, ma secondo gli addetti impongono nuove riflessioni su un’eventuale fine dell’euro.

Una tesi che è in realtà caldeggiata da diversi mesi dagli speculatori dei mercati per eccellenza, gli hedge funds, e che ha trovato sponda anche da economisti del calibro di Martin Feldstein di Harvard e di Paul Krugman di Princeton nonché columnist per New York Times, critici di lunga data sul progetto Eurozona.