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Il target che permetterà all’euro di fare uno scatto in avanti

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Legnano – Ultimamente ci stiamo sempre più rendendo conto come gli equilibri siano precari e come il mercato sia davvero veloce ad aggiustarsi sulla base delle notizie che giorno per giorno arrivano da una parte o dall’altra. Non ha fatto eccezione la settimana appena conclusa, dove è stato possibile assistere ad una vendita generalizzata di dollari, quasi come i rischi per il debito sovrano dell’area euro siano svaniti da un giorno con l’altro.

Per la verità però vi sono delle basi che hanno portato a questo genere di movimento: hanno contribuito infatti i dati macroeconomici americani e la Cina, che sempre più sta assumendo un ruolo di guida sui mercati finanziari globali. Parlando di Eurolandia l’assenza di ulteriori nuovi commenti, su quello che in molti giudicano come un fallimento imminente per la Grecia (in questo caso più che mai è risultato valido il detto inglese “no news, good news”), ha reso ancora più importanti i commenti giunti dalla Cina, sulla volontà da parte dei facoltosi investitori cinesi, di acquistare grandi quantità di bonds durante i prossimi collocamenti in programma, con il fine di diversificare i propri portafogli per la maggior parte sbilanciati in dollari (andando quindi a continuare quel lungo processo incominciato dalla Cina negli ultimi anni).

Ciò che invece poi ha dato il colpo di grazia al dollaro, facendolo raggiungere oltre i minimi storici contro franco svizzero e dollaro neozelandese, è stata la pessima serie di dati macroeconomici americani. Sembra che la combinazione di prezzi alti delle commodities e tassi di disoccupazione ancora alti stia avendo un peso non tracurabile sulle tasche degli americani. Basti pensare al costo della benzina, di nuovo ritornato al di sopra di 4$ al gallone, come fece nell’estate del 2008.

Rimanendo in tema di dati americani non dobbiamo dimenticare, per il nostro trading giornaliero, che oggi è chiusura totale negli States a causa del Memorial Day, per cui massima attenzione soprattutto nel pomeriggio per una minor quantità di liquidità attesa. Per andare a trovare qualcosa di interessante dal lato marco sul dollaro è sufficiente pazientare un giorno, con una serie di dati davvero interessante che inizierà con la fiducia dei consumatori e con l’indice PMI di Chicago per poi culminare, come ogni primo venerdì del mese, con i dati sull’occupazione: in particolare il mercato attende un calo nel tasso di disoccupazione ed una creazione di posti di lavoro vicina alle 200.000 unità (ma ne parleremo più avanti).

Con le premesse viste sopra passiamo alla consueta sezione di analisi tecnica, incominciando ad osservare l’eurodollaro. La tendenza a cui stiamo assistendo del 23 maggio scorso (una settimana esatta) indica una ripresa della moneta unica di 350 punti ed in grado di portarci a ridosso di un importante livello di resistenza. Stiamo parlando di 1.4340, che questa notte è stato mancato solamente per una ventina di pips.

Questo rimane il livello che attendiamo per aumentare il grado di ottimismo sulla ripresa delle moneta unica, dato che è il massimo di riferimento indicato dai più recenti picchi di estensione mostrati il 13 e 20 maggio scorso, per di più rafforzati nel loro compito dalla media mobile di breve periodo che transita poco al di sopra di 1.43. Non da ultimo, a conferma della validità del livello, giunge la prima dalle percentuali di ritracciamento di Fibonacci, dato che proprio a 1.4340 passa il primo 38.2% del movimento in calo di quasi 1000 pips da 1.4940 sino a 1.3973. La linea positiva di supporto degli ultimi giorni transita per le prossime ore vicina a 1.4110, davvero poco utilizzabile.

Qualcosa di intermedio è possibile trovarlo prossimo a 1.42 figura, data la coincidenza del livello come massimo e poi minimo durante il percorso di recente salita.

Il dollaro nei confronti dello yen continua a perdere terreno, seppur in maniera più delicata rispetto alle altre valute. Abbiamo quindi avuto una continuazione del trend negativo incominciato con la rottura della trendline positiva la settimana scorsa e quasi il raggiungimento dell’ultimo livello obiettivo di supporto indicato a 80.60.

Inutile dire che se dovesse essere rotto anche questo ci si potrà attendere che un ritorno dei prezzi al di sotto di 80, precisamente il minimo più recente di 79.60. Nell’immediato potremmo valutare la resistenza invece di 81.25, grazie alla sua coincidenza con la teoria di Fibonacci del ritracciamento dell’ultimo movimento in salita e poiché i prezzi si sono già rivelati interessanti al livello.

Passiamo ad osservare il cambio EurJpy dove notiamo come rimanga ancora valido il discorso affrontato gli ultimi giorni di settimana scorsa: abbiamo una sorta di trading range piuttosto preciso e che viaggia compreso fra 116.15 e 114.70. Presteremmo particolare attenzione alla parte alta soprattutto poiché sul medesimo livello transita la media mobile esponenziale a 100 periodi su grafico con candele a 240 minuti (già le settimane passate ci siamo resi conto come il livello sia particolarmente rispettato).

La buona serie di dati macroeconomici di casa unita alla debolezza del dollaro ha evidentemente aiutato la sterlina a riprendere un po’ di quel terreno perso da inizio mese. I prezzi si trovano ora particolarmente vicini ad un livello di massimo, prossimo a 1.65, che già settimana scorsa credevamo potesse risultare duro da superare. Le probabilità che oltre questo livello la sterlina compia un ritracciamento totale, quindi un ritorno a 1-6740, sono davvero elevate. Il primo supporto utile allo scenario rialzista sembra possa transitare prossimo a 1.64 figura.

Il cambio EurGbp si trova in una situazione di equilibrio molto vicino al livello più interessante di 0.8670. In generale possiamo valutare 0.8715 come livello di resistenza affinché la ripresa della sterlina possa continuare ulteriormente.

Concludiamo ora con il franco svizzero, che prosegue il proprio percorso di rafforzamento (a questo proposito domani potremo valutare se ci sono stati danni sul prodotto interno lordo, che già da aspettative dovrebbe risultare in calo, anche se le esportazione e le importazioni la settimana passata hanno testimoniato come la forza della moneta di casa non abbia bloccato il commercio con l’estero).

Il cambio UsdChf non ha alla fine retto il doppio minimo storico di 0.8550 permettendo un ulteriore deprezzamento sino al minimo di 0.8480. Anche il cambio EurChf non è riuscito ad evitare un nuovo minimo venerdì a 1.2150. L’idea in entrambi i casi è di prestare la massima attenzione ad un trend che è palesemente impostato a ribasso, nonostante ci si trovi su livelli mai visti prima. Potrebbe essere lungo il periodo che ci separerà da una ripresa dei prezzi che potrà avvenire solamente con un ritorno al di sopra di 1.25 contro euro e almeno 0.87 contro dollaro.

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