(9Colonne) – Roma, 23 mag – Il Mezzogiorno chiude il 2006 con un incremento del Prodotto interno lordo dell’1,6% (contro il 2% del Centro Nord e l’1,9% della media del Paese) registrando un parziale recupero rispetto all’evoluzione molto modesta del quinquennio, quando la crescita media è stata dello 0,5%. Il quadro che emerge per il Mezzogiorno d’Italia, quindi, è quello di un’area che ha ricominciato ad esprimere una capacità di sviluppo, facendo leva sulle risorse locali, ma che incontra ancora forti criticità connesse a vincoli come qualità dell’ambiente (inadeguatezza del sistema idrico, delle infrastrutture, della gestione dei rifiuti ecc..); sicurezza del territorio; efficienza e trasparenza della Pubblica Amministrazione; qualità del capitale umano, meno specializzato e orientato rispetto al fabbisogno competitivo delle imprese; carenza delle reti infrastrutturali di collegamento; basso livello e qualità dell’innovazione tecnologica ecc.. Tutti vincoli rimossi solo in parte che rendono indispensabile un cambiamento di approccio nell’azione di sviluppo. E’ quanto emerge dall’analisi compiuta dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e coesione (DPS) del Ministero dello Sviluppo Economico nel Rapporto annuale sullo stato e le prospettive dei territori e sulle politiche regionali di sviluppo, in particolare nel Mezzogiorno. Il Rapporto, che oggi è stato presentato dal capo del Dipartimento Carlo Sappino, inserisce, inoltre, nella corretta dimensione l’azione di riequilibrio svolta negli ultimi anni attraverso la spesa pubblica. In particolare, il sistema dei conti territoriali messo a punto dal DPS evidenzia che se la quota di spesa pubblica nel Mezzogiorno sul totale nazionale è lievemente superiore rispetto al prodotto interno lordo, l’ammontare della spesa pubblica di cui beneficia in media ogni abitante del Meridione è del 42% più bassa rispetto a quello di cui beneficia in media ogni abitante del Centro Nord e questo è largamente attribuibile alla spesa corrente. L’andamento è parzialmente riequilibrato dalla spesa in conto capitale: ma a partire dal 2001 tale contributo si è ridotto, tanto che nel 2004 e nel 2005 nel Mezzogiorno si registra una spesa di investimento pro capite inferiore, seppur di poco, a quella del resto del Paese. Si tratta di un fenomeno largamente riconducibile alle dinamiche di investimento degli enti (Anas, Ferrovie dello Stato, Enel, Grtn, Eni, Poste Italiane) che non fanno parte della Pubblica Amministrazione, ma rientrano nel settore pubblico allargato e che rispondono a una logica di mercato.
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