Società

Il secondo fondo obbligazionario al mondo punta sull’euro

Questa notizia è stata scritta più di un anno fa old news

Legnano – La settimana scorsa si è conclusa con una serie di dati che ha confermato, se ce ne fosse bisogno, come la ripresa degli Stati Uniti stia viaggiando nella giusta direzione.

E allora come mai il dollaro è riuscito a riprendersi solamente parzialmente rispetto all’indebolimento del 7% messo a segno da inizio anno contro euro, del 4% contro franco e sterlina e di più del 3% contro il dollaro australiano?

Molto probabilmente poiché grazie ai nuovi dati sull’inflazione di venerdì ci si è resi conto ancora una volta come i rischi inflazione siano un problema per molti paesi nel mondo, ma non in questo momento per gli States. E oramai si sa quanto i rischi inflazione facciano gola agli investitori attenti a spuntare tassi di interesse migliori dello 0.25% offerto dai Fed Funds.

L’esempio più lampante è possibile trovarlo proprio sull’euro, dove è presente solamente un vantaggio competitivo sui tassi, grazie ai potenziali nuovi rialzi dei tassi che la Banca Centrale Europea sembra obbligata a compiere da qui ai prossimi mesi, per spiegare come mai ci si trovi in una tendenza così ben definita.

Neppure lo spettro dei debiti sovrani sembra poter arrestare il rafforzamento della moneta unica, anche se la correzione vista da venerdì potrebbe essere in parte dovuta al downgrade compiuto dall’agenzia di rating Moody’s sul debito dell’Irlanda, portato da Baa1 sino a Baa3, al di sotto del rating attribuito da Fitch and S&P.

A rafforzare l’idea sono giunte voci provenienti dal management del fondo giapponese Kokusai, il secondo fondo obbligazionario a livello mondiale dopo PIMCO, che ha dichiarato di aver intenzione di aumentare l’esposizione in euro proprio per le ragioni viste sopra, il maggior interventismo sui tassi della BCE e l’incertezza del termine del piano di QE2 della Fed.

Torniamo ai dati, vedendo come i prezzi al consumo americani siano risultati in aumento dello 0.5% in marzo, esattamente in linea con le aspettative del mercato, mentre la componente core, depurata quindi dai prezzi dell’energia (slegata quindi al rialzo del prezzo del greggio), ha mostrato un calo passando da 0.2 allo 0.1%. Dall’altro lato abbiamo potuto osservare una rilevazione sul settore manifatturiero, ancora una volta beneficiario di un dollaro debole e da una ripresa dell’economia globale.

L’indice Empire State ha mostrato il miglior dato da un anno, anticipando in ordine cronologico un dato sulla produzione industriale in aumento dello 0.8%, un utilizzo della capacità degli impianti in aumento ed infine con l’ultimo dato della giornata, l’indice dell’Università del Michigan davvero positivo. Vedremo se il Vecchio Continente saprà fare altrettanto nella settimana entrante, visto che siamo in attesa di conoscere le rilevazioni di tutti gli indici PMI dell’area euro oltre che dell’indice IFO e dei mprezzi alla produzione tedeschi.

Vediamo ora se, almeno dal punto di vista tecnico, riusciremo a rispondere al quesito posto nel titolo.

In effetti il movimento compiuto dalla moneta unica continua a rimanere sostenuto e la flessione vista successivamente all’impossibilità di stazionare al di sopra di 1.45 consegna punti molto precisi per valutare che genere di movimento sia iniziato. Il primo è sicuramente dato dal transito della linea di tendenza per le prossime ore, 1.43 figura. Oltre a questo troviamo il passaggio della media mobile di breve, osservando un grafico giornaliero, passante per 1.4275.

Se non bastasse è possibile trovare l’area a cui la moneta unica ha prima subito una battuta d’arresto in salita, alla cui rottura si sono aperte le porte per 1.45, il supporto statico di 1.4250. Vediamo quindi come non vi sia un punto solo e preciso, ma sia invece presente un’area di 50 punti di ampiezza che potrebbe schiarirci le idee sul genere di movimento che potremo vedere. Se dovesse quindi cambiare lo scenario, con la rottura di quest’area, i primi obiettivi si troverebbero a 1.4050 ed i successivi quasi 200 punti al di sotto. La resistenza a tutto questo si trova, come abbiamo visto con chiarezza tutta la settimana scorsa, a 1.4520.

Continua decisa la correzione del cambio UsdJpy, con 6 candele giornaliere negative in 7 giorni di scambi. Come abbiamo avuto modo di vedere già la settimana scorsa il livello sul quale siamo piuttosto concentrati si trova poco al di sopra di 82 figura, distante quindi solamente una settantina di punti dai prezzi attuali. Per invertire questa movimento negativo per il dollaro dovremmo assistere ad un ritorno al di sopra di 83.40, dove transita il passaggio della trendline negativa degli ultimi 7 giorni di scambi e dove, su un grafico con candele a 4 ore, si incontrano le due medie mobili di breve e lungo.

La flessione del cambio EurJpy non solo si è spinta oltre il supporto chiave di 120 figura, ma anche a provare l’area di supporto precedente vista a 119.25 (indicata perfettamente peraltro dal 23.6% del ritracciamento di Fibonacci del movimento compreso fra 106.60 a 123.30). Se quest’ultimo livello, che è alla prova in questi istanti, dovesse capitolare definitivamente possiamo pensare che la flessione messa a segno dai massimi di 123.30, potrebbe ricondurre i prezzi a 117, dove incontriamo il secondo, anche se più utilizzato 38.2%, livello di Fibonacci.

Anche il cable non è riuscito nell’impresa di stazionare al di sopra di 1.64, lasciando nuovamente sul terreno parecchi pips. In questo caso il movimento potrebbe, ancora una volta, assestarsi nei pressi di 1.6240, dove troviamo la coincidenza di minimi precedenti di riferimento e il transito della media mobile di lungo, sempre utilizzando candele dall’ampiezza di 240 minuti.
Il calo della moneta unica di venerdì ha condotto nuovamente il cambio EurGbp a ridosso dell’importante area di supporto a 0.88. Questo livello ha influito fortemente sul trading delle ultime due settimane e deve necessariamente essere utilizzato come livello di riferimento.

Concludiamo con il franco svizzero, che non riesce a segnare nuovi massimi nei confronti del dollaro, pur non allontanandosi per nulla dai livelli visti giovedì come minimo storico. I prezzi infatti si trovano solamente a 40 pips di distanza da 0.89 figura con la consapevolezza che ulteriori scivoloni sono di nuovo a portata, sino almeno al ritorno sopra 0.8990, che farebbe tirare un momentaneo sospiro di sollievo.

Interessante la situazione del franco nei confronti della moneta unica, dato che per la seconda volta in tre giorni i prezzi si trovano a fare i conti con 1.2850, non un livello a caso ma, come abbiamo visto già, un ritracciamento del 50 percento del movimento in salita visto da metà marzo ad inizio aprile. È un livello molto vicino che chiarirà nelle prossime ore se potremo sperare in un’inversione, approfittando di una figura di doppio minimo, o dovremo invece prepararci per l’ultimo 1.2750.

Copyright © FXCM per Wall Street Italia, Inc. Riproduzione vietata. All rights reserved

*Questo documento e’ stato preparato da FXCM Forex Capital Markets. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita’ alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita’ di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.