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(WSI) –
Goldman Sachs dice: il target price di Telecom Italia è a 2,05 euro. Société Genéralé, dal canto suo, indica 2,57. Una bella differenza che, ovviamente, disorienta gli investitori. Quel che colpisce della società è infatti l’ampio range dei giudizi: per alcuni è in ginocchio, secondo altri è invece in buona salute. Per questo motivo, B&F ha voluto analizzare alcuni aspetti del gruppo telefonico, confrontandoli con quelli dei competitor europei. Spunti di riflessione che possono essere utili per comprendere meglio la situazione attuale dell’azienda.
IL ROS VA… In Europa tra i grandi ex-monopolisti del settore tlc, Telecom Italia (TI) è senza dubbio quella che presenta i margini di redditività più elevati. Nel 2006 il gruppo guidato da Marco Tronchetti Provera ha realizzato per 100 euro di ricavi ben 23,8 euro di ebit, contro i 17,8 di Telefonica e gli 8,6 di Deutsche Telekom. Un divario frutto non solo dell’efficienza operativa raggiunta da Telecom in questi anni ma anche di alcune posizioni di predominio, come quella della banda larga via cavo in Italia.
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In tal senso è utile analizzare il grafico in alto a destra (realizzato da Arthur D. Little) dove vengono riportate (asse delle x) le quote di mercato dell’operatore ex monopolista e e la differenza tra quest’ultimo e il più vicino competitor (asse y). La situazione è lampante: TI ha una market share di circa il 65% e la differenza con il second player è di circa 55%; in Gran Bretagna, British Telecom ha una quota di mercato di circa il 25% e la differenza con l’inseguitore è 0%. È ovvio che la broad band non è l’unica fonte di ricavi di TI ma rimane pur sempre tra le più importanti. Una situazione di monopolio che si ripercuote favorevolmente sul Ros (come si è visto) e che, forse, dovrebbe permettere risultati anche migliori.
…MA IL ROE È DEBOLE. Il primato indiscusso del gruppo in termini di Ros scivola in terza posizione se si guarda al Roe. La redditività sul patrimonio netto di Telecom è stata nel 2006 dell’11,1%, contro il 13,8% di France Télécom e ben distante dal 34,5% di Telefonica. Soltanto Dt è dietro al gruppo italiano, con un Roe del 6,4 per cento. Il basso ritorno sui mezzi propri da parte del gruppo italiano deriva dal fatto che l’utile di Telecom è basso rispetto al patrimonio netto. Una soluzione potrebbe essere quella di distribuire parte dei mezzi propri.
Ma, al di là del fatto che «dal 1999 al 2006 – ha affermato Luigi Marconi di Practice Audit – la capogruppo ha realizzato 12,3 miliardi di utili e ne ha distribuiti 15,6 in dividendi», la strada è impraticabile a causa dell’elevato indebitamento. Il debt/equity di Telecom è di 1,38, un valore alto alla luce delle attese di compressione dei margini. Nel caso di Telefonica, invece, l’elevato debt/equity (2,61), provocato dalla campagna acquisti, ha consentito di utilizzare al meglio la leva finanziaria (Roe al 37,5%) e non preoccupa grazie alle prospettive di business.
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