Roma -Dai cervelli in fuga alla rete planetaria di talenti. Perché da oggi l’Italia proverà a guardare a un problema annoso ribaltando lo schema classico: gli scienziati, i ricercatori, gli innovatori che stanno in giro per il mondo non dobbiamo considerarli perduti. Probabilmente non torneranno in patria, ma in fondo non ce n’è bisogno.
Se l’obiettivo è continuare a farli lavorare anche per il Paese dove sono nati e hanno studiato, basta usare bene Internet. Con questa speranza il ministro Giulio Terzi oggi ha convocato alla Farnesina i principali protagonisti del mondo scientifico italiano all’estero per presentare loro un progetto che, se funzionerà, potrebbe rivelarsi rivoluzionario: una piattaforma web per consentire ai talenti di restare in rete e collaborare alla crescita economica dell’Italia.
“La conoscenza che gli scienziati italiani producono lontano da qui può avere lo stesso apporto vitale che ebbero le rimesse degli emigranti del secolo scorso”, sostiene Terzi. Il punto di vista del ministro è davvero inedito per l’Italia: oggi è la conoscenza la vera ricchezza e mettendola in rete si producono innovazione e progettualità. In occasione dell’ultima edizione del Festival della Scienza di Genova lo aveva spiegato bene Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit di Boston e uno dei più noti tra i nostri “cervelli in fuga”: “Il contributo di un lavoratore della conoscenza può svolgersi ovunque e contribuire al benessere di luoghi lontanissimi
da quelli in cui si trova. Vista dall’interno la fuga dei cervelli può spaventare. Ma l’Italia, stabilendo relazioni forti, può trarne una grande forza”.
Lo strumento per questo atteso nuovo miracolo italiano si chiama crowdsourcing: il termine, coniato nel 2006 dal magazine americano Wired, identifica la collaborazione di moltissime persone attraverso la rete per compiere un determinato lavoro. Non è un settore marginale: secondo le ultime stime vale quasi 400 milioni di dollari, cresce del 100 per cento ogni anno e coinvolge oltre sei milioni di lavoratori in tutto il mondo. In particolare Amazon ha costruito un piccolo impero su questo terreno. Ed è particolarmente significativo che, per realizzare un progetto così fortemente simbolico, il ministro si sia rivolto a un cervello italiano che da qualche anno ha messo le tende nella Silicon Valley. Gioacchino La Vecchia, nato 41 anni ad Agrigento, è stato uno dei pionieri mondiali del web: ha partecipato alla realizzazione del primo server del world wide web (www) ed era nel gruppo di lavoro che varò i primi browser. Dopo alcune esperienze nel settore privato si è messo in proprio e alla fine del 2008 ha varato la sua terza startup, la più importante: Crowdengineering, società nata con l’obietto di mettere il crowdsourcing a disposizione di grandi aziende. Oppure dei governi. Come funziona? “In pratica mettiamo assieme persone, migliaia di persone, per fare delle cose”, spiega La Vecchia semplificando parecchio.
Perché, con il crowdsourcing le grandi aziende nel mondo gestiscono il servizio clienti, il marketing e anche la vendita di beni e servizi. Anche il governo di Barack Obama lo usa, e parecchio, soprattutto per creare reti di imprenditori (come nel caso del sito business. usa. gov). Ma mai nessuno finora aveva pensato di ricorrervi per non perdere il valore dei talenti in giro per il mondo. Per l’Italia si tratta di un problema antico che peggiora ogni anno. Tra il 1990 e il 1998 il numero di chi ha lasciato l’Italia è quadruplicato: soltanto i laureati sarebbero tremila l’anno, ma quel che più ferisce è il saldo negativo, il cosiddetto brain drain, ovvero la differenza fra quanti partono e quanti arrivano: in Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna non è così. Non potendo immediatamente invertire il flusso, ora si prova a cavalcarlo.
È stato Terzi in persona a decidere di provare con il crowdsourcing, che considera lo strumento ideale “per valorizzare l’immenso capitale umano che abbiamo in patria e all’estero”. Il perno del progetto saranno quindi i ventidue addetti scientifici in servizio presso le ambasciate e i consolati: finora veicolavano al mondo scientifico italiano le informazione raccolte all’estero attraverso la rete del RISet: ora quelle informazione saranno estese al network Extender che riunisce le imprese interessate ad opportunità di business all’estero. Sarà un’unica, grande, rete al lavoro per l’Italia.
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