Mercati

Il ritorno dell’appetito per il rischio

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New York – Gli investitori riprendono il gusto del rischio. Lo mostrano chiaramente le statistiche relative al denaro liquido che circola nell’industria dei fondi di investimento.

Sono sempre piu’ numerosi gli operatori che vanno a caccia di profitti nonostante l’incertezza generale. Viene prediletto il mondo delle economie in via di sviluppo: i fondi che puntano sull’azionario dei paesi emergenti hanno attirato 25 miliardi di dollari nel primo trimestre.

Secondo una societa’ di gestione internazionale, EPFR, questa categoria aveva subito dei deflussi pari a 23,7 miliardi nello stesso periodo 2011. Si tratta di un netto capovolgimento di fronte.

La Russia, la Cina e L’India sono le destinazioni piu’ ricercate. Lo stesso non si puo’ dire di Brasile e della Corea del Sud.

I mercati dei paesi industrializzati sono meno richiesti, in particolare quelli dell’Europa occidentale, che hanno perso 7,6 miliardi di utili a inizio 2012, dopo aver attirato 3 miliardi nei primi tre mesi dell’anno scorso.

In termini settoriali, i finanziari (+2,6 miliardi) sono particolarmenti richiesti, mentre uno dei settori piu’ difensivi come i servizi alle associazioni e comunita’ ha registrato un calo degli afflussi di -2,1 miliardi).

Nel comparto delle obbligazioni, gli investitori si sono sopratutto
adoperati per migliorare i loro profitti. I soldi si sono diretti sempre piu’ verso i rendimenti alti, che hanno visto l’arrivo di 30,7 miliardi, il doppio rispetto al primo trimestre 2011, e verso i “fondi coperti da ipoteche”, con 9,5 miliardi (a fronte dei -3,1 miliardi dell’anno prima).

All’interno della sfera delle materie prime, i fondi nei metalli preziosi vanno ancora di moda, con 3,4 miliardi (-1,8 miliardi l’anno prima), mentre i veicoli di investimento nelle materie prime hanno attirato meno della meta’ dei soldi rispetto all’anno precedente (somma pari a 1,2 miliardi).

Una tendenza fondamentale che si rileva ormai da mesi in seno alla clientela e’ la domanda crescente dei fondi di allocazione (multi asset), ovvero fondi che gestiscono la ripartizione tra le diverse classi di asset. Questo bisogno denota un sempre maggiore desiderio di delegare la ripartizione a terzi, in questo caso ad esperti, come riferisce al quotidiano Le Temps Xavier Clavel, responsabile della clientela privata presso GAM.

Si tratta di un trend che rispecchia anche la volonta’ di ridurre la parte cash di cui e’ costituito il proprio portafoglio di investimenti e pertanto una propensione crescente generale al rischio.

Secondo le stime di Xavier Clavel la marcia dei mercati verso l’alto dovrebbe continuare, ma dopo lo stallo degli ultimi mesi si addensano delle nubi nere. La strategia da privilegiare in questo contesto consiste dunque nel trarre profitti dalla crescita progressiva dei mercati, proteggendosi pero’ al contempo contro un eventuale frenata dei prezzi.

GAM raccomanda una ripartizione di questo tipo: il 30% del portafoglio in azioni, essenzialmente di titoli di qualita’, difensivi e solidi. Clavel pone l’accento sulle potenzialita’ delle aziende che approfittano dell’esposizione a un settore dove la domanda supera l’offerta. Tra i nomi fatti figurano le grandi multinazionali, enormemente sottovalutate e fortemente rappresentate nei mercati in crescita, come SGS, LVMH, SAP o Swatch.

I portafogli dovrebbero idealmente avere una quota del 25% rappresentata da fondi macro, allo scopo di trarre benefici dalla volatilita’ delle borse e dal buon andamento dei fondi quando ci sara’ un’inevitabile periodo di stanca nei mercati azionari.

Le materie prime dovrebbero essere rappresentate, ma non con una parte superiore al 10%, anche se l’analista dice di privilegiare la tecnica puntata a lungo/a breve per approfittare dei cicli intermedi delle varie commodities.

Le obbligazioni, infine, dovrebbero rappresentare un altro 25%, con una parte dei debitori dei paesi sovrani per proteggersi dai rischi sistemici, ma anche una parte costituita da debiti ad alto rendimento e un’altra nei debitori delle societa’.

Infine una chicca: puntare sui bond anti-catastrofe, i cosiddetti “cat bond”, in virtu’ delle loro caratteristiche di rapporto tra rendimento e rischio insito nell’operazione di investimento.